Amedeo Modigliani…Modì
Amedeo Modigliani…Modì
Nato a Livorno 12 luglio del 1884, i problemi di salute che lo accompagneranno per l’intera e breve esistenza, compaiono già durante l’infanzia, una pleurite sfociata in tubercolosi lo costringerà anche ad abbandonare la scultura.
Malattia che non impedì a Modigliani di eseguire capolavori come le celebri “teste” e altre opere a figura intera.
Il talento per il disegno si mostra già da bambino, tanto che i genitori lo mandano a studiare da Guglielmo Micheli, illustre pittore labrònico, che lo inizierà alla pittura.
Periodo durante il quale sarà influenzato dalla corrente dei “Macchiaioli”, stile che tornerà nei primi lavori eseguiti in Francia, ove giunse nel 1906 dopo aver studiato a Firenze e alla scuola delle Belle Arti di Venezia.
Modì
Parigi era fulcro ed incontro di celebri artisti dell’epoca, ma la seduzione subìta in particolare dalle opere di Cézanne e Toulouse-Lautrec, non impedì a Modigliani di crear un proprio stile unico.
I suoi dipinti sono asciutti, lineari, capaci però di far trasparire e conservare nel tempo, quella profondità che ne segnerà la grandezza.
Tra i suoi ritratti ci sono artisti come Picasso, Diego Rivera, Kisling, così come l’amata Jeanne Hébuterne, un legame intenso e travagliato, osteggiato anche dai genitori della ragazza, cattolici e tradizionalisti non accettavano l’unione con quel “maudit”, malato e senza soldi.
I due si trasferirono in Provenza, a Nizza, con la speranza che il clima potesse giovare alle sempre più precarie condizioni di salute di Modigliani, il quale per tirare avanti tentò di svendere sue opere, senza però troppo successo.
Durante la permanenza, che durò meno di un anno, Jeanne diede alla luce una bambina che per amore, della madre porterà il nome. Diverrà storica dell’arte e saggista.
In Francia Modigliani andò incontro anche ad un forte cambiamento personale; all’epoca la tubercolosi rappresentava una delle cause principali di morte ed era facilmente trasmissibile, questo portava ad una condizione d’isolamento, sofferenza alla quale Modigliani tentava di sottrarsi e di mascherare tramite l’uso occasionale di hashish, con il quale cercava di alleviare i dolori della malattia e come mezzo per raggiungere una visione introspettiva.
In realtà era abitudine comune e non solo tra gli artisti, altrettanto era l’uso di alcol, ma gli effetti di quest’ultimo, portavano però il pittore livornese a rendersi protagonista di episodi ai limiti, dando vita a critiche superficiali, giudizi privi di domande e capaci solo di far dono a Modigliani di quel “maledetto”.
Jean Hébuterne, ritratta in più di 20 tele, gli rimase accanto fino alla fine, sino a quel 24 gennaio del 1920 quando, anche in presenza dagli amici più cari, Modigliani muore.
Il giorno dopo Jeanne viene portata a casa dalla propria famiglia, ma l’amore che la univa all’artista, quell’amore si fece più forte della vita stessa, così da farle compiere il gesto estremo, gettandosi da una finestra.
Uno spirito irrequieto, forse fragile, certamente impregnato di sensibilità unica. Senza tempo è il fascino emanato dai lavori di Modigliani, arte ombrata da solitudine e malinconia, che delicate ed eleganti descrivono l’anima viva lasciata in ogni opera.
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