Sofia, viaggio nella capitale della Bulgaria
Capitale bulgara dal 1879, Sofia è affascinante meta turistica e luogo d’ampio interesse culturale, presentandosi, con i suoi oltre duemila anni di storia, adorna d’incantevoli edifici sacri e musei, sovente ospitati all’interno d’aree verdi, custodi d’inestimabili memorie storiche e artistiche.
I grandi viaggi hanno questo di meraviglioso, che il loro incanto comincia prima della partenza stessa. Si aprono gli atlanti, si sogna sulle carte. Si ripetono i nomi magnifici di città sconosciute.
Joseph Kessel
Storia della capitale bulgara
Risalente al VII secolo a.C., motivo per cui viene considerata la città europea più antica dopo Roma e Parigi, Sofia venne fondata dai Serdi, tribù celtica originaria della Tracia, ossia storica regione della penisola balcanica all’epoca comprendente il sud della Bulgaria, il nordest della Grecia e parte della Turchia a nord del Mar di Marmara (nell’antichità Propontide), piccolo lago d’acqua salata interposto fra il Mar Nero e l’Egeo, su cui s’affaccia Instanbul, e ad essi collegato tramite lo stretto dei Dardanelli.
L’evoluzione storica della capitale corse parallela alla variazione etimologica del suo nominativo, il primo dei quali, derivante dal popolo che la fondò, fu Serdica, anche detta Sardica oppure Serdika.
Nel IV secolo a.C. assedio la sottomise al dominio di Filippo II di Macedonia (382 a.C.-336 a.C.), che la governò per breve tempo, dopo la sua morte lasciandone la guida al figlio Alessandro Magno (356 a.C.-323 a.C.).
Tre secoli dopo la cittadina variò il suo nome in Ulpia Serdica dopo conquista da parte dei Romani, sotto la conduzione dei quali, oltre ad estendersi, divenne influente centro burocratico gradatamente in crescendo in floridezza sotto redini capitoline; nel 106 d.C. ordinamento dell’Imperatore Imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano (53 d.C.-117 d.C.) costituì la provincia romana della Dacia, comprendente all’epoca parti di territori bulgari, ungheresi e dell’odierna Romania, suddividendo poi la stessa provincia in due zone e lasciando la gestione di una delle due appunto ad Ulpia Serdica.
Fra il 343 d.C. ed il 344 d.C., la città, scelta in quanto zona al confine tra le due partizioni dell’impero, fu sede di un importante concilio, ricordato come il “Concilio di Sardica”, sinodo che alla fine non fu ecumenico come previsto, ovvero che non riunì tutti i vescovi cristiani, data la mancata partecipazione di gran parte di quelli orientali e degli ariani, seguaci della dottrina cristiana dell’arianesimo che si riunirono, in differente congresso, nella provincia bulgara di Filippopoli, l’attuale Plovid.
Nel 447 d.C. Ulpia Serdica fu soggetta all’efferatezza degli Unni, l’ungherese nomade popolo guerriero che, durante le campagne balcaniche militari mosse nel 442 d.C. e 447 d.C. contro l’Impero romano d’Oriente dietro comando del valoroso re condottiero Attila (406 d.C.-453 d.C.), la distrusse e conquistò, sino all’avvento dell’imperatore bizantino Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano, noto come “Giustiniano I il Grande” (482 d.C.-565 d.C.), sotto la cui guida fu ricostruita e battezzata Triaditsa.
Scioltosi nell’809 d.C. il dominio bizantino, la città divenne parte del primo impero bulgaro, variando denominazione in Sredets, termine la cui traduzione letterale sta a significare “nel mezzo”, dovuto alla sua centralità posizionale all’interno della regione di cui era capoluogo e influente riferimento commerciale.
Si dovrà attendere il 1376 prima di conoscerla al titolo di Sofia, origini del quale rimandano alla chiesa di Santa Sofia, il più antico edificio ecclesiastico della capitale, risalente al IV secolo, dove, nel 343 d.C., Papa Giulio I (?-352 d.C.) aveva appunto indetto il Concilio succitato; il significato letterale del termine, nell’antica lingua greca, rimanda a concezioni di sapienza e saggezza, motivo per cui, a maggior ragione, venne considerato idoneo a tutti gli effetti.
Il nome in questione è stato oggetto d’equivoci, erroneamente ritenendosi infatti che la costruzione ecclesiastica fosse dedicata all’omonima santa; al contrario, il riferimento unico dello stesso è puramente letterale ma, di malinteso in malinteso, quando nel 2001 fu deciso di sostituire la vecchia statua di Lenin posizionata al centro della città, nuovo monumento rappresentante Santa Sofia venne collocato al suo posto, considerando la maestosa raffigurazione, in bronzo e rame, della martire cristiana venerata da cattolici ed ortodossi, patrona e simbolo di protezione della città.
Concepita e realizzata dal prestigioso scultore bulgaro Georgi Todorov Chapkanov, nato nel 1943 nel villaggio di Vulchidol, nei pressi di Varna, l’opera, sopraelevata su un piedistallo d’una ventina di metri circa, ne misura 8 d’altezza, portando su di sé ciò che starebbe a rappresentazione del potere della celebrità e della saggezza metaforizzati rispettivamente in una corona, nell’alloro e in un gufo, posato sul braccio sinistro; tuttavia, il gufo e l’alloro sembrerebbero in vita esser stati simboli pagani rifiutati dalla stessa santa, che per questo venne martirizzata, sotto Traiano, insieme alle figlie Pistoia, Elpis ed Agape, nomi che in greco antico significano “fede”, “speranza” e “carità”.
La tonaca come smossa dal vento sembra aggiungere una sorta di maestosità all’insieme della struttura, sottolineata dall’espressione del viso seriosa, quasi severa, allo stesso tempo unita, nell’immaginaria folata sulle vesti, alla generosità dell’abbraccio spalancato su terra e popolo, nella sinuosa morbidezza delle linee corporali, magistralmente ammorbidite in concretezza e realismo di scalpello sulle fisicità della donna.
E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse.
Milan Kundera
Sofia: parchi e musei
Innumerevoli sono le aree naturali visitabili in territorio bulgaro ed uno dei parchi più noti ed amati, primo parco dei Balcani la cui istituzione risale al 1934, è il Parco Nazionale del Vitosha, verde oasi che attira più di un milione di turisti l’anno e naturalistica esperienza mozzafiato per che amasse abbandonarsi alle alture del Vitoša, il massiccio montuoso poco distante dalla capitale, simbolo della stessa e meta ideale per gli amanti d’alpinismo, sci ed escursionismo, comodamente collegato alla metropoli con funzionali e confortevoli linee d’autobus, in aggiunta alle funivie situate a crescente quota.
Le temperature si mantengono costantemente d’una decina di gradi circa inferiori rispetto a quelle di pianura, pertanto, nei periodi estivi, facilmente vengono organizzate escursioni, al contrario, durante i mesi invernali, gli impianti sciistici garantiscono la possibilità di godere di panorami innevati, contemporaneamente divertendosi nel discenderne le candide piste, di tanto in tanto ristorandosi nei vari caffè e rifugi presenti, oltre ad aver soggiorno comodamente garantito dalla cospicua scelta fra hotel e ristoranti dislocati in zona.
In prossimità del villaggio di Bosnek, area di circa quasi 29.000 nel distretto di Pernik, nella parte più a sud del parco, è inoltre possibile dedicarsi alla visita della Duhlata, una fascinosa grotta, la più lunga della nazione, superiore di 18.200 metri all’incirca.
Nelle adiacenze del Parco Nazionale del Vitosha, si trova il Museo Nazionale di Storia, imprescindibile tappa per coloro che abbiano desiderio d’integrare la propria conoscenza con la storia passata ed i valori della Bulgaria, non mancando di suscitare interesse artistico nell’ammirare dorati monili provenienti dall’epoca tracia, sacre icone bizantine, armi, mosaici, insegne reali, monete medievali, il tutto in una corposa collezione d’antichi manufatti disposta cronologicamente partendo fin dalla preistoria, oltre che variegati costumi tipici della tradizione, anche meno remota.
Museo Nazionale di Storia
Allestito nell’ex palazzo presidenziale comunista, al suo interno il museo custodisce inoltre il Tesoro di Panagjurište, un corredo d’origine tracia scoperto da tre fratelli bulgari, Pavel, Dekov e Michael, in una giornata dell’8 dicembre 1949, quando gli stessi, in una cava d’argilla muovendo braccia a colpi di badile, cedettero stupore agli strati di creta che, levandosi, mostrarono quanto di più inaspettato, ossia otto ornamenti, testimoni dell’antichità temporalmente estintasi, la cui materialità si rivelò ai loro occhi, concretandosi nei loro tremanti palmi, come una delle scoperte più significative in cui alla patina di polvere corrispondeva entusiasmante scoperta.
Il corredo, corrispondente ad oltre 6 kg di peso, risalenti al regno di Seute III, sovrano della tribù trace Odrisi, dal 331 al 300 a.C., comprende 8 oggetti fra i quali contenitori deputati al versar liquidi, i rhytà, dalle forme d’animale, brocche similari, ma con fattezze femminili, un vaso, phiale, atto allo spargere vino durante le ritualità, le cui decorazioni rappresentano volti etiopi ed infine il ritrovamento maggiormente prezioso, un anfora sulla quale, a rilievo, vi è rappresentata, sebbene non ad unanimità d’interpretazione, una scena riferibile ai “Sette contro Tebe”, nella quale Ercole si trova nell’atto di strozzar le serpi a lui inviate dalla dea greca, sovrana dell’Olimpo, Hera.
Fra i mosaici bulgari in generale, uno fra i più prestigiosi siti archeologici di Bulgaria è quello di Villa Armira, nel villaggio di Ivajlovgrad, distretto di Haskovo, zona meridionale, poco distante dai confini greci, che prende nome dal limitrofo fiume e che fu abitazione romana i cui resti furono riportati alla luce nel 1964, offrendo agli occhi degli archeologi prima, del pubblico in seguito, uno dei più affascinati ed eterogenei complessi romani della Bulgaria, estesi su quasi 2 km di superficie.
Sete d’arte è presto colmata entrando nella Galleria Nazionale di Arte, ospitata nell’ex Palazzo Reale della Bulgaria, in piazza Battenberg, e custode di differenti musei, di diverse dimensioni, che tramite percorsi prendono per mano i visitatori in un viaggio a ritroso nel tempo dove gustare le epoche passate grazie alla visione di circa 50.000 pezzi d’arte del luogo. In loco è possibile visitare anche il Museo di Arte Socialista, notevole raccolta del periodo comunista e di opere artistiche bulgare appartenenti agli anni compresi fra il 1944 ed il 1989.
Galleria Nazionale di Arte
Galleria Nazionale di Arte
Galleria Nazionale di Arte
Ulteriore parco d’ampie metrature è Knyaz Borisova Gradina, uno fra i più antichi e conosciuti parchi della capitale, ad un km scarso dalla Cattedrale Aleksandr Nevsky, la cui costruzione ebbe inizio nel 1884 ed il nominativo del quale derivò dallo zar bulgaro Boris Klemens Robert Maria Pio Ludwing Stanislaus Xaver, alias Boris III (1894-1943), la cui storia si può spartire in tre momenti ben distinti: il “Periodo Neff”, fra il 1882 ed il 1906, il “Periodo Frei”, fra il 1906 ed il 1934, quindi il “periodo Duhtev”, fra il 1934 ed il 1944.
Le tre fasi temporali ricalcano le rispettive gestioni in capo ai tre affermati giardinieri susseguitisi: dapprima lo svizzero Daniel Neff, che iniziò il proprio lavoro nell’ottica d’impostare un giardino che fosse degno della capitale, quindi prevedendo differenti varietà di alberi da accostare ad aiuole fiorite ed erigendo, oltre ad un’abitazione personale, anche una scuola materna; quindi fu la volta dell’alsaziano Joseph Frei, prosecutore del progetto di Neff, ch’egli rivide migliorandolo, integrando specie vegetative, maggiormente decorative, in particolar modo fiori e rosarium, da lui molto amati, aggiungendo fontane e progettando più viali al suo interno, con sincera dedizione all’infanzia nella progettazione di parchi giochi alla stessa dedicati; in ultimo il passaggio di staffetta al bulgaro Georgi Duthev, che ultimò il lavoro ulteriormente guarnendo la flora, anche inserendo piante provenienti dal Giappone, con angoli dedicati, ed aggiungendo statue, presenti a tutt’oggi.
Nella crescente estensione fra un periodo e l’altro, attualmente il parco abbraccia migliaia di metri quadri di superficie, comprendendo anche campi sportivi per lo svolgimento di differenti attività; nel circondario, si può ammirare nel suo ritrovato splendore l’artificiale Lago Ariana, dalla curiosa forma somigliante alla lettera “B”, con piccolo isolotto nel suo punto più stretto, costruito alla fine del XIX secolo e nel 2007 ex novo inaugurato dopo circa due decenni di prosciugamento, ora navigabile con piccole imbarcazioni a remi, o pattinabile d’inverno sul ghiaccio che ne gela l’anima, e per questo divenuto una delle maggiori attrattive turistiche del posto, allo scopo d’escursioni intra acque che sappiamo unire rilassamento, divertimento e cultura. Il nome del lago è il medesimo del birrificio che, fino al 2004, era situato a circa 200 metri di distanza, ora demolito.
Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati.
Roman Payne
Gli edifici sacri
Cuore pulsante di Sofia sono le sue cattedrali, punto di partenza quasi scontato per chi voglia saggiarne la storia più profonda e lontana. Di mirabile impatto panoramico, nonché architettonico, è la Cattedrale Ortodossa Aleksandr Nevskij, eretta nel 1882 (e terminata nel 1912), a memoria dei 200.000 soldati che perirono nella guerra russo-turca, il conflitto, con esito di vittoria per a favore delle milizie russe, combattutosi fra il 24 aprile del 1877 e il 3 marzo del 1878, mche vide contrapposto l’Impero russo e l’Impero ottomano, la cui miccia era esplosa sull’insurrezione antiottomana, avvenuta nel 1875, degli slavi cristiani della Turchia europea.
La cattedrale bulgara, come dimensioni seconda solamente alla Chiesa Ortodossa di San Sava a Belgrado, fu costruita in stile neo-bizantino al fine di porsi a pietrosa memoria dello sterminio di giovani vite sul campo, venne edificata su indicazioni dell’architetto russo Aleksandr Pomerancev (1849-1918), in collaborazione con Sminorv e Jakovlev, su ispirazione di progetto precedentemente ideato da Bogomolov fra il 1884 e il 1885.
Sede del Patriarca di Bulgaria e una delle maggiori cattedrali ortodosse a livello mondiale, l’edificio venne consacrato nel relativamente lontano 1970, fra le sue mura sono esposti dipinti e affreschi che provengono da più parti d’Europa, dono simbolico di artisti che, al loro passaggio, hanno desiderato lasciare concreta testimonianza della propria presenza.
Mosaici, rifiniture metalliche e vetrate delle grandi finestre provengono da più parti del mondo, forgiate con la maestria tipica di chi infonde passione al proprio mestiere e pertanto degne d’attenta e stimante osservazione, in ossequio alla zelante abilità delle mani artigiane d’un tempo.
Il suo nominativo richiama un famoso eroe della storia russa, il principe della Repubblica di Novgorod, Aleksandr Jaroslavič Nevskij (1221-1263), ragion per la quale allo stesso è dedicata una delle arterie più significative di San Pietroburgo; al nobile russo, considerato eroe nazionale per valor militare e politico, canonizzato nel 1547 dal sinodo della Chiesa ortodossa russa, oltre che alla cattedrale di cui sopra, vennero dedicati un monastero, sempre a San Pietroburgo, e la Cattedrale di Tallin, nella contea di Harjumaa, in Estonia.
Altre due chiese che meritano d’esser visitate sono la Chiesa di Bojana e la Chiesa russa di San Nicola, la prima una minuscola costruzione medievale a due piani (costruita nell’ala est fra il X e l’XI secolo, con aggiunta dell’ala centrale nel XIII secolo) che, all’apparenza, potrebbe sembrare una piccola villa usurata dal tempo, ma i cui interni sanno immediatamente capovolgere la prima impressione nel sospendere emozionanti sguardi alle sue pareti, adornate con 240 figure umane ed 89 scene, abilmente ridipinte, probabilmente attorno al 1259, in secondo strato di opere precedenti ed il cui autore è purtroppo sconosciuto, anche se il tratto farebbe presupporre possa essersi formato alla scuola di Veliko Tărnovo, una cittadina della Bulgaria settentrionale; ad ogni modo, l’espressività dei dipinti, la precisione dei lineamenti e la bellezza d’insieme, ha permesso alla stessa chiesa d’essere inserita nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
La Chiesa russa di San Nicola vanta un’interessante storia alle sue spalle: inaugurata nel 1914 sopra quella che precedentemente era stata una moschea che venne rasa al suolo dopo la liberazione della Turchia, oltre a motivazioni ovviamente religiose, fattore stimolante la sua edificazione fu anche un intento a suggellare i pacifici rapporti che intercorrevano tra la nazione russa e la bulgara, presupposto alla base della fatto che, anche a successivo regime comunista instauratosi, la stessa non venne demolita.
Come la Cattedrale Ortodossa Aleksandr Nevskij, essendo medesimo l’architetto che ne seguì i lavori, la stessa presenta una cupola dorata d’indubbio interesse artistico e il suo stile architettonico è il caratteristico russo del Seicento.
Ad abbigliarne le pareti interne sono dipinti caratteristici della scuola di Novgorod (cittadina della Russia europea situata a breve distanza da San Pietroburgo e a poco più di 550 km da Mosca), così come le sue mura esterne vantano ricche decorazioni policrome; a renderne leggendaria la visita, narra leggenda che l’esprimere un desiderio nei suoi sotterranei, renda probabile il suo avverarsi.
Altro sito protetto dall’UNESCO è il Monastero di Rila, la cui fondazione avvenne nel X secolo ad opera dei discepoli di San Giovanni di Rila, al quale attualmente son devoti sia i cattolici che gli ortodossi; edificio fu soggetto a vari ampliamenti che lo portarono all’apice dello sfarzo fra il XII e il XIV secolo, fino a quando, nel 1378, invasione ottomana e saccheggi ne causarono la devastazione; restaurato a partire dal XV secolo sotto dominazione turca, nel 1833 la sua struttura si polverizzò in cenere a causa di un incendio, ma l’assidua e profonda fede di monaci e fedeli ne mosse mano fino ad attuarne ennesima riedificazione.
Protetto da elevate mura di cinta, il santuario ricorda vagamente una fortezza, non foss’altro per l’estemporaneo impatto cromatico che vivacizza il capolavoro architettonico posto a più di 1000 metri sul massiccio montuoso da cui nome prese a prestito; la visita prevede infatti iniziale passaggio sotto un portico colmo d’affreschi, in apertura sul grande chiostro in lieve pendenza, poi visionandone la struttura esterna, composta da quattro piani di balconi multicolori, al cui interno ci sono 300 celle, la chiesa e la torre del despota Hrelio.
D’apprezzabile interesse artistico, al suo interno, oltre agli affreschi del pittore bulgaro Zaharji Hristovič Dimitrov, conosciuto come Zaharji Zograf (1810-1853), è l’iconostasi, la parete che divide la navata dal presbiterio, sul cui sfondo dorato ed intagliato in legno, sono poste 36 scene bibliche; le molteplici raffigurazioni, sia interne che esterne, oltre a devozione ed estetica, vennero dipinte secondo l’antica credenza che un sito lasciato disadorno potesse esser maggiormente soggetto alla presenza del demonio.
Ancora oggi riferimento di vita spirituale (una decina di celle sono attualmente occupate dai religiosi), nel 1961 il monastero venne espropriato e trasformato in museo nazionale, divenendo meta di sentiti ed innumerevoli pellegrinaggi di turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Intraprendere un viaggio a Sofia garantisce la possibilità d’arricchire la propria cultura, allo stesso tempo rinfrancandosi spiritualmente ed entrando in comunicazione diretta con la natura attraverso la grande generosità di parchi in essa presenti; dopo intere giornate dedicate ad escursioni, visite o pellegrinaggi, la sua vita notturna veste di vivacità l’intera cittadina, ponendosi a disposizione con estrema scelta di locali, fra i quali ristoranti, discoteche ed affini, e concedendo ai propri ospiti, oltretutto a prezzi modici, di saziare il proprio palato e godere di buona musica, interagendo con essa ballando oppure ricercando divertimenti fino a notte fonda, tuttavia mai dimenticandosi di un piccolo particolare, alquanto curioso, ovvero che per acconsentire si debba scuotere il capo, al contrario annuendo per rifiutare, singolare gestualità tipica in terra bulgara, oltre che divertente occasione d’apprendere la diversità, custodendola a cuore.
Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa,
mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
Edgar Allan Poe
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