Jono Dry: Uomo e Natura, tra realtà ed immaginazione
Se non fosse che alla vocazione nulla s’insegna, sarebbe già difficile credere che Jono Dry sia un autodidatta, ma se a questo si aggiunge il fatto che le sue opere sono realizzate con una semplice matita, non resta che abbandonarsi alla meraviglia e da essa lasciarsi cullare e trasportare.
Jonathon Dry, questo il suo nome vero e non si tratta di un errore ortografico, ma di una scelta ben ponderata dei genitori, che lui stesso definisce forse un po’ eccentrici. Viene da quella che Nelson Mandela chiamava e amava pensare come la “Nazione Arcobaleno”, il Sudafrica, il giovane artista è infatti nato a Pretoria e cresciuto a Hermanus, città che si affaccia sulla Walker Bay, il golfo nei pressi di Città del Capo, famoso per essere uno tra i migliori punti di osservatori di balene australi.
«Mi piace l’idea di non avere limiti con il mio lavoro», ha dichiarato Dry in un’intervista rilasciata a ArtBookGuy e osservandone i lavori, pare effettivamente che l’unica in grado di dare un limite alla sua arte, sia la sua stessa immaginazione.
Disegni in grande formato che spaziano tra realismo e surrealismo, tecniche e stili che trovano altresì modo di fondersi con un’immancabile attenzione per i particolari e la vita, prende forma nel movimento dell’acqua, nei segni del tempo che solcano la pelle, le mani, nei riflessi liquidi che agli occhi danno pensiero. Tutti dettagli che portano l’artista africano a lavorare per centinaia di ore prima di concludere un’opera, 280 ne ha impiegate per “Fibonacci”.
«Mi ispiro a tutto ciò che mi circonda. Per me è un’esperienza interessante essere costantemente alla ricerca di cose che possono trasformare una situazione in un disegno. Trovo ispirazione nelle persone, nella natura, mi piace vedere come le persone interagiscono tra loro, con la natura e osservarne la relazione»
Jono Dry, non ama dare una chiave di lettura per suoi disegni, lasciando libera interpretazione all’osservatore, caratteristica questa, spesso riscontrabile in quegli artisti che riescono ad esprimere la creatività del subconscio, senza imporre alcunché che sia anche solo un punto di partenza o una meta prefissata, lasciando che tutto avvenga attraverso un processo che per natura ha ben poco di razionale.
L’arte come l’immaginativa non ha perché, è agitazione sublime della psiche, soffio che dal nulla modella e poi sfugge, moto d’ispirazione che coglie e guida l’autore la cui consapevolezza, se davvero giunge, è intempestiva e mai del tutto plenaria.
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