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Pete Seeger, leggenda folk e voce per i diritti civili

This machine surrounds hate and forces it to surrender

PeterPeteSeeger, nacque sabato 3 maggio 1919 al French Hospital di New York, in Midtown Manhattan, erede ultimo — dopo Charles Louis III (1903-2002) e John (1914-2010) — dell’unione tra Charles Louis Jr. (1886-1979) e Constance de Clyver Edson (1886-1975), rispettivamente compositore ed insegnante di violino — oltreché concertista — presso la rinomata New York Institute of Musical Art.
 
La leggendaria parabola di Pete Seeger, indimenticabile autore ed interprete della tradizione folk americana, nonché fervente ambientalista ed influente personalità del Movimento per i diritti civili • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
 
Affidato ad un collegio all’età di quattro anni, vi rimase soltanto un biennio, poiché dai genitori, contrariati da mancata informazione di contagio in atto da parte dell’istituto, ritirato al constatarne i sintomi da scarlattina ed a cura avvenuta, iscritto alla scuola di Nyack, Contea di Rockland, dove la famiglia si era trasferita prima di separarsi, nel 1927, in ragione di divorzio dei Seeger e i tre figli stabilendosi con il padre, il quale — a naturale accudimento, affiancava impegni amministrativi e incarichi di docenza etnomusicologica in vari atenei — un sessennio più avanti convolò a seconde nozze con l’allieva e assistente, Ruth Porter Crawford (1901-1953), ad oggi ritenuta fra le principali compositrici moderniste del ventesimo secolo.
 

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Pete Seeger, 1932

 
Grazie a Crawford — con la quale Charles Louis Jr. donò vita a Michael ‘Mike’ (1933-2009), Margaret ‘Peggy’ (classe 1935), Penelope ‘Penny’ (1943-1993) e Barbara — Pete Seeger poté perdurare concedersi — com’era peraltro avvenuto fin dalla nascita — alla musica, a cui ben presto si sarebbe indissolubilmente legato al pari dei quattro fratellastri, mentre diversa carriera si sarebbe delineata per i fratelli, Charles Louis III osservando l’universo tramite la radioastronomia e John, votandosi all’insegnamento.

Terminata la scuola elementare, Pete Seeger proseguì studi in un convitto del Connecticut, a Ridgefield, fra le cui aule si dilettò ad abilmente pizzicare corde d’ukulele, incantando gli studenti all’ascolto.

Tredicenne, varcò ingresso dell’Avon Old Farms School, nel periodo di frequenza meritandosi preziosa opportunità estiva di partecipar al Camp Rising Sun — programma intercontinentale di leadership, fondato sui nobili principi della Louis August Jonas Foundation — e all’interno della prestigiosa scuola, immersa nella suggestiva Farmington Valley, conseguendo diploma nel 1936.

Nella stessa annata, durante il Mountain Dance and Folk Festival del North Carolina il ragazzo venne rapito dalla risonante melodia di un banjo a cinque corde, suonato, fra gli altri, dalla cantante folk e country americana ‘AuntSamantha Bumgarner (1878-1960) e dal folklorista — interprete delle tradizioni musicali degli Appalachi — Bascom Lamar Lunsford (1882-1973), quest’ultimo direttamente ingaggiato da Charles Louis Jr. per un progetto musicale ch’era stato attuato sullo sfondo del cosiddetto New Deal, piano di riforme economico-sociali voluto dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), nell’intento di ritemprare gli Stati Uniti dai devastanti effetti della Grande Depressione (1929-1939).

Al Mountain Dance and Folk Festival, Pete Seeger fu avvolto dall’arcaico sound di tradizione montana, facendosi pervadere soprattutto da melodie, canti e ballate d’indiani Cherokee e in sé percependo pulsante passione che per il quadriennio successivo riversò nel succitato strumento pentacordato, la musica ammaliandolo e occupandolo a tal punto — insieme a radicato interesse per la politica — da portarlo ad abbandonare gli studi e dedicarsi appieno a quel che gli suggeriva battito di petto, fra un concerto e l’altro trovando tempo d’approfondire il proprio sapere attraverso corsi d’arte e ricamando paralleli orizzonti riguardo a un’eventuale carriera giornalistica, sennonché improvvisamente — nell’estate del 1939 — sopraggiunta intesa con i poco più che ventenni Jerry Oberweager, Mary Wallace e Harriet Holtzam, non sfociò in un progetto che li avrebbe proposti in veste di burattinai itineranti, coniati al nome Vagabond Puppeteers.

Per mettere in moto il tutto, i quattro acquistarono e sistemarono un’Oldsmobile del 1930, costruirono personalmente i pupazzi necessari e un palcoscenico all’aria aperta su cui animarli, si dotarono di una macchina da scrivere e di un banjo, quindi — macinando oltre seimila chilometri nelle zone rurali newyorkesi — collezionarono innumerevoli spettacoli, allietando migliaia di persone, inoltre affrontando delicate questioni sociali mediante l’ironia dei burattini e — con intensa tournée di sei settimane — tuffandosi nel cuore delle problematiche cordialmente colloquiando con i contadini del posto, dai quali, trasversalmente ad ogni luogo, Pete, Jerry, Mary e Harriet vennero ospitati, spesso scegliendo di trascorrere notte sotto le stelle, scintillanti e celesti testimoni di speranzosi sogni, ricolmi d’aspettative.

Autunno alle porte e meraviglie della vagabondante esperienza incastonate nel cuore, Pete Seeger trovò impiego al The Archive of American Folk Song — prima raccolta nazionale di musica popolare statunitense — in qualità di aiutante dell’antropologo, etnomusicologo, scrittore, attivista, storico, regista e produttore discografico, Alan Lomax (1915-2002), dal quale venne sentitamente spronato a coltivar la propria predisposizione cantoria, diventando ben presto presenza fissa di Back Where I Come From, pionieristico programma che a partir dal 1940, andò in onda — per tre sere la settimana — sulla rete commerciale radiofonica e televisiva Columbia Broadcasting System.

Back Where I Come From — di cui Lomax fu direttore e ideatore in accoppiata all’amico attore, regista e sceneggiatore Raymond ‘Ray’ Nicholas Kienzle Jr. (1911-1979) — era arricchito da personalità folk del calibro di Huddie William LedbetterLead Belly’ (1888-1949), Burl Icle Ivanhoe Ives (1909-1995), WoodrowWoodyWilson Guthrie (1912-1967), tuttavia gli sponsor, a dispetto dell’immane e positivo riscontro, non ne furono assolutamente attratti, a causa dell’integrazione etnica del team — inusuale all’epoca — pertanto diffusione subendo limitazioni e chiusura dei battenti risultando inevitabile dopo appena ventun settimane, con amareggiato disappunto d’autori e musicisti.

Too honest again, I suppose? Maybe not purty enough. O well, this country’s a getting to where it can’t hear its own voice. Someday the deal will change.
Woody Guthrie

Militante comunista fin da giovane, Pete Seeger elesse la musica principale ambasciatrice delle proprie ideologie, con il cantautore Lee Hays (1914-1981) e lo sceneggiatore televisivo Milton ‘Millard’ Lampell (1919-1997), nel 1940 fondando l’influente gruppo folk di protesta, The Almanac Singers, derivando nome dal notare che nelle agresti dimore dell’Arkansas v’erano solamente due libri, ossia la Sacra Bibbia — riferimento primo spirituale in vista del passaggio alla Vita Eterna — e un almanacco per annotarvi gli avvenimenti di quella terrena.

Imprimendosi alla storia in sei Lp, cinque raccolte e due singoli, per un triennio il complesso cantò il malessere sociale corrente, innalzandosi ad assiduo paladino — in acerrima contrapposizione a soprusi e intolleranze — di pace e parità dei diritti, nel 1941 al terzetto unendosi saltuariamente anche Woody Guthrie, oltre ad altri artisti alternatisi nella band, i cui membri si presentavano vestiti informalmente, in netta controtendenza rispetto all’eleganza dell’abbigliamento solitamente indossato nel settore, missione cantoria degli Almanac Singers elevandosi ad aspra critica nei confronti delle grandi imprese conservatrici, su uno sfondo storico in cui anche all’interno dei molteplici sindacati esistenti sussistevano violenti contrasti, sia riguardo alla pianificazione lavorativa che a eventuali promozioni concesse agli afroamericani e spesso osteggiate dai colleghi, con animati scioperi di rimostranza.

Sull’onda dell’appoggio ai Repubblicani nella Guerra Civile di Spagna (1936-1939) e in ardente omaggio agli iberici che si trovarono costretti a scappare da patria, affetti e dimore, Pete Seeger, Thomas ‘Tom’ Zachariah Glazer (1914-2003), Bless Brow Lomax (1921-2009) — sorella di Alan — e il di lei marito Baldwin ‘Butch’ Hawes (1919-1971), registrarono Songs of the Lincoln Battalion, mentre appartengono a Songs for John Doe, sette tracce le cui note aleggiarono in pieno Conflitto Mondiale, sospese tra l’allora posizione neutrale degli Stati Uniti e l’armonia che Germania nazista e Unione Sovietica s’erano reciprocamente garantite siglando il famoso Patto Molotov-Ribbentrop nell’agosto 1939.

Firmando mirati e ispirati testi, gli Almanac Singers si manifestarono contrari al Selective Training and Service Act del settembre 1940, prima coscrizione statunitense emanata in tempi pacifici e con la quale tutti gli uomini compresi fra i ventuno e i trentasei anni vennero obbligati a registrarsi per il servizio militare.

Inoltre essi si fecero portavoce d’ideali anti-interventisti prettamente in linea con quanto indicato dall’Urss per mezzo del Comintern — associazione internazionale di partiti comunisti operante tra il 1919 e il 1943 — perlomeno fino a quando invasione tedesca del 22 giugno sui russi dapprima e susseguente discesa sul campo dell’America — alleatasi con la Gran Bretagna contro il Giappone in conseguenza all’attacco di Pearl Harbor del 7 dicembre — non cambiarono le carte in tavola, Songs for John Doe venendo prontamente sottratta dal mercato e le istituzioni governative chiedendo alla popolazione di restituire le copie eventualmente acquistate, in quanto qualsiasi divulgazione avversa all’entrata in guerra degli USA, venne di colpo ritenuta deleteria e sovversiva.

Nello stesso anno, raccolta d’inni operai scaturì nell’album Talking Union (1941), a cui seguirono — di contenuto non politico — Deep Sea Chanteys and Whaling Ballads (1941) e Sod Buster Ballads (1941).

Efferatezze dei campi di sterminio, lesta espansione nazista e repentino capovolgimento degli eventi, minarono non poco le convinzioni isolazioniste degli Almanac Singers, quotidiane notizie creando in loro inevitabile sbigottimento e infervorando dispute nazionali, motivo per cui il divario con i militaristi andò gradatamente scemando, al punto da virare vertiginosamente il messaggio intrinseco ad ogni canzone: in Dear Mr. President (1942) e nella title track — seconda di sei brani — Pete Seeger palesò apertamente intimo credo, al contempo nube vessatoria di Servizi Segreti e dell’FBI iniziando a gonfiarsi, puntando a lui e al resto del gruppo con prese di mira che sarebbero sfociate in future accuse di maccartismo, a ciò aggiungendosi decisa regressione di fama in quanto gli ascoltatori — costantemente influenzati dal dibattito pubblico — non sempre si trovarono d’accordo con la personale visione proposta dai cantanti, pertanto inevitabile e sofferto scioglimento della band avvenendo, loro malgrado, nel 1943, anno in cui Seeger si unì in matrimonio all’amatissima regista e produttrice, Toshi Aline Ohta (1922-2013), colei ch’egli ritenne imprescindibile ed essenziale presenza al suo fianco, nel 1944 nascendo il primogenito Peter Ōta — sfortunatamente sopravvissuto un solo semestre e triste sorte non permettendo al padre di vederlo nemmeno una volta poiché impiegato nel Pacifico — a cui successero Daniel, Mika e Tinya.

Dear Mr. President, I set me down,
To send you greetings from my home town,
And send you best wishes from all the friends I know
In Texas, Alabama, Ohio,
And affiliated places. Brooklyn, Mississippi.

I’m an ordinary guy, worked most of my life,
Sometime I’ll settle down with my kids and wife,
And I like to see a movie or take a little drink.
I like being free to say what I think,
Sort of runs in the family…
My grandpa crossed the ocean for the same reason.

Now I hate Hitler and I can tell you why,
He’s caused lots of good folks to suffer and die.
He’s got a way of shoving folks around,
I figure it’s about time we slapped him down,
Give him a dose of his own medicine…
Lead poisoning.

Now Mr. President, we haven’t always agreed in the past, I know,
But that ain’t at all important, now,
What is important is what we got to do,
We got to lick Mr. Hitler, and until we do,
Other things can wait,
In other words, first we got a skunk to skin.
War means overtime and higher prices,
But we’re all willing to make sacrifices,
Hell, I’d even stop fighting with my mother-in-law,
‘Cause we need her too, to win the war…
Old battle axe.

Now as I think of our great land,
Of the cities and towns and farming land,
There’s so many good people working every day,
I know it ain’t perfect but it will be some day,
Just give us a little time.

This is the reason that I want to fight,
Not because everything’s perfect or everything’s right.
No. it’s just the opposite… I’m fighting because I want
A better America with better laws,
And better homes and jobs and schools,
And no more Jim Crow and no more rules,
Like you can’t ride on this train ‘cause you’re a Negro,
You can’t live here ‘cause you’re a Jew
You can’t work here ‘cause you’re a union man.

There’s a line keeps running through my head,
I think it was something Joe Louis once said,
Said, “There’s lots of things wrong,
But Hitler won’t help ‘em.”

Now Mr. President, you’re commander-in-chief of our armed forces,
Ships and planes, and the tanks and horses.
I guess you know best just where I can fight,
All I want to be is situated right…
To do the most damage.

I never was one to try and shirk,
And let the other fellow do all the work,
So when the time comes, I’ll be on hand,
And make good use of these two hands.
Quit playing this banjo around with the boys,
And exchange it for something that makes more noise.

So Mr. President, we’ve got this one big job to do,
That’s lick Mr. Hitler and when we’re through,
Let no one else ever take his place,
To trample down the human race.
So what I want is you to give me a gun,
So we can hurry up and get the job done.

 

The Almanac Singers – Dear Mr. President

 
Il 1944 fu anche l’anno in cui Pete Seeger — dato l’essere stato a servizio dell’esercito fra il 1942 e il 1945 come intrattenitore — riuscì ad esibirsi al cospetto di Anna Eleanor Roosevelt (1884-1962): il 13 febbraio la diplomatica e attivista First Lady — suscitando prevedibile scalpore in una Washington ancora risolutamente segregata — partecipò infatti ad una festa organizzata ad inaugurazione d’una mensa militare interrazziale — sponsorizzata dal Congress of Industrial Organizations e aperta nella capitale statunitense — di piacevole e briosa serata ella annotando positive considerazioni sulla rubrica My Day.

After dinner Sunday night I went to the opening of the labor canteen under the auspices of the Washington Industrial Union Council. It was crowded with servicemen and the hostesses were very busy providing entertainment and refreshments. I think this will be a popular canteen, and I am sure that those who work there will find it very rewarding.

 

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Pete Seeger al cospetto di Eleanor Roosevelt, 1944

 
Da Toshi Aline Ohta, Peter Seeger trasse la vitalità necessaria a non arrestarsi o disincantarsi: nel 1948 — insieme a Lee Hays, alla cantautrice, attrice e attivista Ruth ‘Ronnie’ Alice Gilbert (1926-2015) e al produttore, chitarrista e cantautore Fred Hellerman (1927-2016) — resuscitò gli Almanac Singers, ribattezzandoli The Weavers, evocando omonima opera teatrale del drammaturgo, romanziere e premio Nobel per la Letteratura, nel 1912, Gerhart Johann Robert Hauptmann (1862-1946), rappresentante l’insurrezione dei tessitori slesiani del 1844 — in ribellione al massacrante sfruttamento nelle fabbriche — ai quali il poeta Christian Johann Heinrich Heine (1797-1856) dedicò sentito componimento.

I tessitori della Slesia
trad. Giosuè Carducci

Non han negli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a’ telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l’ordito fanno –
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, a i freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha:
Ei ci ha spremuto infin l’ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l’infamia e l’abominazione!
Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dì:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo,
che di tre maledizion s’ordì.
Tessiam, tessiam, tessiamo!

 

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Moritz Daniel Oppenheim (1800-1882), Heinrich Heine, 1831

 
Oppressione della Black list non risparmiò però i Weavers, il gruppo interrompendo così nuova avventura nel 1952 per tornare un triennio più tardi — restando in attività fino al 1964 — a partire da un concerto di strepitoso successo, ospitato in una gremita Carnegie Hall.
 

The Weavers – Wimoweh, Carnegie Hall 1952

 
Nel terribile decennio segnato da durissime sferzate maccartiste e presenze a processo, Peter Seeger fermo rimase — spendendosi fra note e insegnamento — nel riconoscere alla musica impareggiabili capacità comunicative: nel 1958 si saggiò come solista, siglando imperituri pezzi classici nel genere folk e prima pubblicazione — datata gennaio 1962 — lo consacrò al mondo dei banjoisti con il manuale How to Play the 5-String Banjo.

Resistendo, l’inalterabile animo perdurò nel dedicarsi a consolidati principi, insieme all’adorata Toshi dedicando parte d’esistenza anche promuovendo cause ambientaliste, nonché mai rinunciando al caparbiamente dichiararsi in disaccordo rispetto alla Guerra nel Vietnam e nonostante cosciente e graduale affrancamento dalle strategie staliniste di quell’epoca — in disilluso disdegno ai crimini di guerra sovietici — ideologia marxista in lui mai affievolendosi totalmente.
 

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Daniel, Mika, Toshi Tinya e Pete Seeger nella dimora di Beacon, New York, 1960

 
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Toshi Ohta e Pete Seeger, Cuba, 1971
(in evidenza la scritta dall’artista impressa nella testa del banjo, «This machine surrounds hate and forces it to surrender»)

 
Lungimirante, poliedrico, ardimentoso e deciso confidente nel potere emancipatore della musica, Pete Seeger, fra intense collaborazioni artistiche, interviste, concerti di beneficienza, partecipazione a marce, essenzialmente sostenendo senza egoistico interesse qualsivoglia corrente progressista in armonia con la propria filosofia, Pete Seeger — continuò ad profondere pensiero ed energia — influenzando generazioni di musicisti, fra cui Bob Dylan e Joan Baez — sino al 27 gennaio 2014, allorché vedovo da circa un semestre, si spense lasciando il meraviglioso profumo di libertà ch’egli contribuì ad instillare in ogni parola cantata e, fra le tante, magistralmente tessendone il più nobile significato nel rivisitare — in cooperazione con l’educatrice e musicista Zilphia Norton (1910-1956) — il testo di We Shall Overcome, gospel nel 1945 trasmutato a inno del Movimento per i diritti civili e da allora copiosamente interpretato.

Nel 2006, onore a Pete Seeger, dunque celebrandone elevazione a leggenda vivente, rese Bruce Springsteen, con l’indelebile, We Shall Overcome: The Seeger Sessions, album dal cantautore americano registrato nella propria dimora a Colts Neck, New Jersey, avvalendosi di una formazione bluegrass appositamente concepita in luogo della storica E Street Band e così guadagnando il terzo podio della Billboard 200 ed il Grammy Award for Best Traditional Folk Album.
 

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Pete Seeger e Bruce Springsteen, al We Are One, The Obama Inaugural Celebration at the Lincoln Memorial, 2009

 

Pete Seeger – Sixteen Tons

 

Pete Seeger – If I had a hammer

 

Pete Seeger – Round and round Hitler’s grave

 

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Pete Seeger nel corso di un concerto tenuto in un carcere del Texas, 1951

 

Pete Seeger – Where have all the flowers gone

 

Pete Seeger – Which side are you on?

 

Pete Seeger e Judy Collins – Turn! Turn! Turn!

 

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Pete Seeger ed attivisti del Movimento per i diritti civili, durante un’esibizione, a cui partecipò anche Bob Dylan, tenuta in un campo di cotone di Greenwood, Mississippi, nel 1963

 

Pete Seeger – Waist deep in the big muddy

 

Pete Seeger – Get thee behind me Satan

 

Pete Seeger – John Henry

 
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Pete Seeger – Last Train to Nuremberg

 

Pete Seeger e Johnny Cash – Worried Man Blues

 

Pete Seeger – This Land is Your Land

 
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Pete Seeger – We shall overcome

 

Pete Seeger – My Rainbow Race

 

One blue sky above us
One ocean lapping all our shore
One earth so green and round
Who could ask for more
And because I love you
I’ll give it one more try
To show my rainbow race
It’s too soon to die.

Some folks want to be like an ostrich,
Bury their heads in the sand.
Some hope that plastic dreams
Can unclench all those greedy hands.
Some hope to take the easy way:
Poisons, bombs. They think we need ‘em.
Don’t you know you can’t kill all the unbelievers?
There’s no shortcut to freedom.

One blue sky above us
One ocean lapping all our shore
One earth so green and round
Who could ask for more
And because I love you
I’ll give it one more try
To show my rainbow race
It’s too soon to die.

Go tell, go tell all the little children.
Tell all the mothers and fathers too.
Now’s our last chance to learn to share
What’s been given to me and you.

One blue sky above us
One ocean lapping all our shore
One earth so green and round
Who could ask for more
And because I love you
I’ll give it one more try
To show my rainbow race
It’s too soon to die.

 
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