Vaniglia, storia e proprietà di una pianta dalla dolce essenza
Le piante, i fiori, la lavorazione e l’aroma della Vaniglia, sono oggettivamente unici, poiché custodiscono il dolce profumo della libertà.
Juuliyaan Smallands
Rinomato ingrediente di bevande per popoli precolombiani fra i quali i Maya, la vaniglia ha origini antichissime, gli Aztechi attribuendole valore sacro, utilizzandola in riti religiosi, avvalendosene a livello officinale oppure adoperandola in qualità di moneta, da corrispondere ai governanti per il pagamento di tributi.
Specie d’appartenenza in questione è la Vanilla planifolia, orchidea endemica di territori compresi fra il sud del Messico e il Brasile settentrionale, con prima nomenclatura binomiale coniata, nel 1808, ad opera del botanico e incisore inglese Henry Cranke Andrews (1759-1835), il quale la descrisse e raffigurò nell’opera The Botanist’s Repository, for New, and Rare Plants, prendendo a modello reale una vaniglia fiorita, preservata nella serra di proprietà del nobile Charles Francis Greville (1749-1809).
Nel proprio libro, Andrews annotò inoltre merito al frate minimo, missionario e fitologo marsigliese Charles Plumier (1646-1704), d’aver anteriormente tratteggiato caratteristiche della pianta in Nova plantarum americanarum genera (1703), annoverandola come terza specie del genere Vanilla.
Or ampiamente diffusa nelle fasce tropicali umide, la vaniglia rimase a lungo sconosciuta al di fuori degli areali nativi, fino a quando non venne presumibilmente scoperta dal condottiero e militare iberico Hernán Cortés Monroy Pizarro Altamirano (1485-1547), nel febbraio 1519 salpato dalle Antille con una modesta flotta costituita da 11 vascelli, sedici cavalli, mezzo migliaio d’uomini e circa dieci cannoni, diretto verso la costa meridionale messicana e a comando della spedizione volta a combattere e assoggettare l’Impero Azteco.
Museo Navale di Madrid
Di fatto — seppur fino al diciottesimo secolo il Messico mantenendo monopolio della spezia — i conquistadores ne furono mezzo per raggiungere l’Europa, l’esotico aroma ammaliando aristocratici e corti, al punto da indurne brama di coltivazione, proposito rivelatosi tutt’altro che scontato al di fuori delle zone di provenienza, dacché l’impollinazione nell’habitat naturale concretizzandosi grazie a determinate specie di api, fra le quali l’Euglossa, l’Eulaema e la Melipona Beecheii — endemica d’America Centrale e già dai Maya conosciuta e chiamata Xunan Kab, «Regina del miele», per la consuetudine di ricavarne da piante medicinali — genere, quest’ultimo, classificato nel 1831 dallo zoologo e scrittore inglese Edward Turner Bennett (1797-1836) e appartenente alle cosiddette Stingless Bees, per di più dovendo considerare che la dispersione dei semi non avveniva per effetto del vento, ma tramite differenti animali.
Edmond Albius e la diffusione della Vaniglia
Su volontà del sovrano Luigi XIV di Borbone (1638-1715), dapprima la vaniglia venne importata nell’isola Bourbon, situata a nemmeno settecento km dal Madagascar e durante la Rivoluzione del 1793 ribattezzata Réunion; nel 1880 — dopo decenni costellati da insuccessi di coltura — fu introdotta nel suddetto Stato, da allora titolare del primato produttivo a livello internazionale, principalmente conteso dall’Indonesia.
Negli anni precedenti, l’affascinato interesse nei confronti della vaniglia, il conseguente aumento della richiesta e l’indubbio ritorno economico che sarebbe scaturito dal commerciarla, spronò più studiosi ad ingegnarsi nella coltivazione e nonostante in più parti del mondo si susseguirono speranzose messe a terra, le piante fiorivano, senza purtroppo fruttificare; nel 1836, il primo ad attuare fecondazione artificiale del fiore, all’interno del Giardino Botanico di Liegi, fu il naturalista belga Charles François Antoine Morren (1807-1858), mentre l’anno successivo è presso il Jardin des Plantes di Parigi che il collega e professore Joseph Henri François Neumann (1800-1858) — ai tempi direttore della struttura, nonché esploratore ed esperto conoscitore dello Stato malascio — eguagliò traguardo; malgrado ciò le metodologie trasversalmente messe in atto, risultarono troppo complicate per esser replicate su larga scala.
Fra scienziati, ricercatori e “uomini di potere”, per l’espansione della vaniglia e la diffusione in Madagascar, narrasi esser stata decisiva l’intuizione avuta, nel 1841, dall’allora dodicenne Edmond, nato in schiavitù nel 1829, a Sainte-Suzanne, rimasto orfano di madre venendo alla luce e cresciuto sotto la protezione del colonialista Ferréol Bellier-Beaumont il quale, essendo appassionato d’agronomia, lo principiò all’orticoltura: all’uomo erano state inviate piante di vaniglia dal governo parigino e una d’esse durò oltre un ventennio, eppur mai concedendo un frutto.
Alquanto inaspettatamente, si racconta che nel corso d’una camminata in compagnia di Edmond, il ragazzo abbia mostrato a Bellier-Beaumont d’esser riuscito — facendo tesoro d’un insegnamento da lui ricevuto tempo addietro, riguardo all’impollinazione manuale di una zucca — ad analizzare il fiore della vaniglia: una volta compreso che la parte maschile (stame) e la femminile (pistillo) erano suddivise da un lembo (rostello), lo sollevò con un bastoncino, riuscendo ad avvicinarle e favorendo fecondazione nello sfregar dito sul polline e spalmandone lo stigma.
Tanto incredulo quanto entusiasta, Bellier-Beaumont inviò il giovane nelle varie piantagioni del posto, allo scopo d’insegnare ad altri quanto messo a punto e difendendolo quando paternità della scoperta, venne prepotentemente ed erroneamente rivendicata dal botanico Jean Michel Claude Richard (1787-1868), il quale se ne dichiarò artefice, in aggiunta accusando il ragazzo d’avergli sottratto ideazione un quadriennio innanzi, durante una dimostrazione pratica in loco, innescando una diatriba che sarebbe durata a lungo.
Quando con decreto del 27 aprile 1848, la Francia sancì ufficialmente l’abolizione della schiavitù in tutte le colonie, Edmond — che in omaggio a quanto fatto per Réunion, aveva frattanto ricevuto un cognome, Albius — ottenne l’agognata libertà e si trasferì a Saint-Denis, trovando impiego in un ristorante come lavapiatti; visse tra alti e bassi fino a cinquantun anni, gli ultimi dei quali trascorsi nuovamente a Saint-Susanne, nel cui ospedale si spense il 9 agosto 1880, in condizioni d’indigenza e senza alcun guadagno per la rivoluzionaria e redditizia tecnica che permise la produzione della Vanilla planifolia al di fuori del bioma d’origine.
fotografia tratta da La Réunion au cours élémentaire di Paul Hermann, 1924
Su progetto dello scultore visivo Jack Beng-Thi, a Saint-Suzanne, dal 10 maggio 2004 — Giornata Mondiale in memoria della schiavitù, rievocata da pannelli posti sullo sfondo — una statua in bronzo di Edmond Albius gli rende onore postumo
Caratteristiche della Vaniglia
Ad oggi la pregiata vaniglia Bourbon — così denominata per definire produzioni della varietà planifolia che provengono dalle terre dell’Oceano Indiano e differenziarle da quelle coltivate in altri paesi — ha raggiunto una qualità eccellente, raggiunta grazie alla tramandata dedizione di coltivatori esperti; cambiamenti climatici e modifiche antropiche degli ecosistemi, hanno tristemente portato la specie in declino, l’International Union for Conservation of Nature (IUNC) valutandola in pericolo d’estinzione.
Fotografia: Maren Botanik, cc by sa 4.0
Particolarmente ricca di vanillina, molecola che le conferisce aroma e profumo, la Vanilla planifolia è tra le specie di genere esistenti quella maggiormente commercializzata e dall’incrocio della stessa con la Vanilla odorata deriva la Vanilla x tahitensis, ibridazione catalogata come artificiale — prevalentemente prodotta in Papua Nuova Guinea e Polinesia francese — dal sapore fresco, con punte di anice e molto gradita ai maestri pasticceri, ma purtroppo abbastanza rara; a ultimare trio delle principali varietà di vaniglia coltivate al mondo è la Vanilla pompona, con produzione ridotta e specialmente rivolta all’industria del profumo, grazie alle note calde, avvolgenti, fruttate e floreali che la caratterizzano.
Fotografia: H. Zell, cc by sa 3.0
La Vanilla planifolia è una liana rampicante e i cui esili fusti, flessuosi e sottili, si avvinghiano agli alberi, riuscendo in natura a raggiungere altezze di parecchi metri; la pianta non è esclusivamente epifita, difatti a volte radicando nel terreno e in questo caso la ramificazione intensificandosi, soprattutto se esposta al sole.
Le foglie adulte, ellittiche o lanceolate, sono lucide e d’un verde brillante ed è nella loro ascella che, non prima del terzo anno d’età, nasceranno gruppi di gemme, dalle quali sbocceranno annualmente grandi fiori — con cinque petali e altrettanti sepali — delicatissimi e della durata di un solo giorno ciascuno, ciò significando che sebben la fioritura duri due o tre mesi, il tempo disponibile per impollinarla è notevolmente limitato.
I frutti — spesso e inesattamente detti “bacche” o “baccelli” — sono delle carnose capsule, dal mesocarpo esterno verde quando acerbo, giallognolo a uno stadio intermedio e brunastro a maturazione, momento ideale per la raccolta, a condizione che se ne individui il giusto grado, poiché se colto troppo presto avrà scarsa aromaticità, viceversa se staccato tardi correrà il rischio di rompersi; passaggio successivo, che si protrae da uno a tre mesi, è l’essiccazione — per mezzo di forni o con esposizione a luce solare — intervallata da essudazioni, praticate con immersioni dei frutti in acqua calda, alla temperatura consigliata.
All’interno del frutto è contenuta una polpa densa e oleosa, avvolgente minuscoli semi neri, custodenti il fragrante aroma, impiegato in diversificati settori industriali.
A livello gastronomico la vaniglia è alimento versatile che s’accompagna a un’infinità di ricette dolci e — per palati che amino osare oltre l’ordinario — anche a pietanze salate quali salumi, pesce e carni; fin dall’antichità gustata insieme al cacao, ben s’abbina a cioccolato, salse, creme, budini, gelati, torte, pan di Spagna, biscotti, muffins, croissants e prodotti da forno in generale, tisane, liquori, distillati; se nell’interezza del frutto, basta inciderne la parte superiore longitudinalmente, estrarne i semi e miscelarli agli altri ingredienti scelti oppure scioglierli semplicemente in acqua, latte, tè o qualsiasi altra bevanda, altrimenti ancora aggiungendoli a 500 grammi di zucchero a velo, chiudere il composto in un barattolo ermetico e conservarlo in luogo fresco e asciutto, avendo l’accortezza di mescolarlo di tanto in tanto, fino ad aver conferma del gusto desiderato.
Protagonista in cosmesi, la vaniglia è ormai presente in qualsivoglia prodotto deputato alla cura e alla bellezza della persona, mentre in campo terapeutico, vanta proprietà digestive, antisettiche, distensive e antiossidanti, per effetto del polifenolo vanillina che contrasta i radicali liberi; magnesio, potassio, calcio e manganese presenti, favoriscono il fisiologico mantenimento dello stato di salute.
Sotto forma d’olio essenziale, esplode un’inebriante essenza che si può optare se spargere nell’aria con appositi diffusori e trar beneficio dall’aromaterapia, massaggiare sulla pelle o assumere direttamente per calmare ansiosi e nervosismi, combattere l’insonnia e ritemprarsi.
Da millenni ritenuta afrodisiaca, la vaniglia simboleggia l’intimità, la purezza, la semplicità; l’eleganza dei fiori li rende speciali come addobbi, in occasioni di matrimoni, battesimi e celebrazioni speciali. Secondo l’interpretazione dei sogni, il vederla o riceverla in dono, richiamerebbe sensazioni positive e rassicuranti, la familiarità, il desiderio d’affetto, d’armonia oppure la creatività qualora la visione onirica riprodottasi nella mente, riguardi il cucinarla, mentre raccoglierla in un campo, sarebbe metafora di progettualità e solerzia.
Risale al 1552 la prima edizione originale di un erbario in lingua nahuatl, redatto dal medico azteco Martin de la Cruz. Su richiesta del cardinale e vescovo spagnolo Francisco Mendoza Bobadilla (1508-1566), Juan Badiano (1484-?) tradusse in latino il testo, noto al titolo Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis. Fra le 185 illustrazioni di piante contenute fra le pagine del manoscritto, si staglia la prima raffigurazione della Vanilla planifolia, in sé custodente affascinanti storie di viaggi nel corso dei secoli, rievocate ad ogni germogliare.
Vaniglia planifolia, illustrazione centrale (tlilxochitl)
La Vaniglia, è nella moltitudine di doni porti all’umanità dagli Dei, il più tenero e amabile.
Yamir Kumar
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