Agricoltura sinergica: quando a coltivare è la natura
L’agricoltura sinergica, tra i possibili metodi di coltivazione secondo natura e in regime biologico, sa distinguersi come una tecnica particolarmente apprezzata e interessante.
Si tratta di una metodica colturale teorizzata dalla coltivatrice spagnola Emila Hazelip (1937-2003) e collegata strettamente alla permacultura. Il principio che sta alla base del sinergico è l’osservazione e l’imitazione di quanto avviene in natura, per cui non si rendono necessari (oppure si limitano il più possibile) alcuni interventi da parte dell’uomo, quali ad esempio la lavorazione del suolo tramite aratro oppure la concimazione.
Un punto importante che la pratica sinergica mette al centro, al contrario dell’agricoltura convenzionale, è l’idea di coltivare diverse specie in un unico appezzamento, al fine di sfruttare consociazioni positive tra i vegetali e attivare quelle sinergie che danno nome alla metodica.
In questa sede proviamo a conoscere più da vicino questa affascinante tecnica agricola, ripercorrendone la storia per scoprire come si è sviluppata ed esaminando i principi alla base del metodo al fine di comprenderne l’essenza, fermo restando che come ogni altra pratica agricola necessita di sperimentazione ed in tal senso sono di aiuto le guide pratiche all’orto sinergico disponibili in libreria e sul web.
Le origini dell’agricoltura sinergica ed Emilia Hazelip

Fukuoka, il filo di paglia e il metodo del non fare

Fukuoka nei suoi testi teorizza un intervento minimo del coltivatore, il quale dovrà quindi inserirsi nell’ambiente naturale interferendo il meno possibile, nell’ottica di assecondare i processi naturali. Il metodo, basato sulla visione del buddhismo Zen, secondo cui l’Universo è in un perpetuo mutamento dove tutto avviene spontaneamente e in relazione al tutto, scaturì nella mente del maestro quando all’inizio dei suoi studi, osservando la vegetazione della nativa isola di Shikoku, si domandò come potesse essere così rigogliosa benché nessuno si occupasse di estirpare le erbe selvatiche, dissodare il terreno oppure dare fertilizzanti.
Proprio come negli spunti del microbiologo giapponese, anche nel sinergico, si mira a non lavorare il terreno con arature o vangature, ma si cerca di lasciare anche piante spontanee, impiegare la pacciamatura e quindi scommettere su un ambiente ricco di biodiversità.
L’agricoltura naturale non è solo una rivoluzione delle tecniche agricole. È il fondamento pratico di un movimento spirituale, di una rivoluzione per cambiare il modo di vivere dell’uomo.
(Masanobu Fukuoka, The Natural Way of Farming)
Bill Mollison e David Holmgren: la permacultura

Per capire le logiche e la filosofia di pensiero che stanno dietro alla coltivazione sinergica è importante in primo luogo conoscere i principi e le etiche della permacultura. Alla base della visione del mondo e dell’agire permaculturale ci sono le tre etiche teorizzate da Bill Mollison:
• Cura della terra: La cura del suolo si mette in pratica nel proteggere l’ambiente naturale considerando la Terra come una forma di vita. Acqua pulita, terreni fertili e ricchi di sostanze, biodiversità sono tutte condizioni fondamentali per il benessere generale.
• Cura delle persone: La progettazione deve avere sempre in mente il benessere di ogni individuo, facendolo vivere bene all’interno dell’ambiente e della società.
• Redistribuzione del surplus: Per avere una società in salute ci deve essere equità, senza accumuli di risorse in mano a pochi. La ricerca di ricchezza e profitto ha l’effetto di depauperare la terra e impoverire il suolo. Come spesso succede nell’agricoltura industrializzata del mondo moderno.
Anche se questi tre punti possono sembrare astratti e distanti dalle applicazioni pratiche e agricole, in realtà sono ai fondamenti dell’agricoltura sinergica, determinando l’approccio rispettoso verso la natura e anche l’aspetto comunitario che assumono spesso le esperienze di coltivazione sinergica. Inoltre l’orto sinergico intende appagare l’estetica, proprio in virtù del secondo cardine che prevede il benessere delle persone che lo abitano e che ci lavorano.
Una tecnica colturale attuale e con radici profonde
L’agricoltura sinergica viene a volte dipinta come una moda passeggera e new age, disprezzando le teorie che vanno in controtendenza rispetto a pratiche agronomiche consolidate e più canoniche. Tuttavia molti dogmi dei metodi di coltivazione convenzionale vengono discussi da secoli e sono propri solo della nostra società. Ad esempio riguardo alla non lavorazione del suolo, uno dei tratti peculiari nell’orto sinergico, ci sono state molte esperienze pregresse che hanno ispirato Emila Hazelip e vari studi dimostrano che rivoltare il terreno non sempre è la cosa migliore da fare. E’ possibile ricordare le ricerche effettuate da Edward Hubert Faulkner (1886-1964), la orticultrice Ruth Stout (1884-1980), il microbiologo australiano Alan Smith, secondo cui l’aratura e in generale le lavorazioni del suolo, alterano i cicli nutritivi del terreno.
Caratteristiche pratiche dell’orto sinergico
Senza dilungarci troppo nelle teorie e nella filosofia andiamo ad esaminare alcune caratteristiche pratiche che presenta un orto sinergico. Questo può rendere l’idea di quali sono le peculiarità di questo genere di agricoltura naturale e anche tracciare alcune indicazioni utili a chi vorrà sperimentare lo stile di coltivazione fondato da Emilia Hazelip.
I bancali rialzati per la coltivazione
L’orto sinergico viene coltivato su delle montagnette, che vengono chiamate di solito bancali. I vegetali si piantano quindi su un letto di coltivazione rialzato dal suolo e non si cammina mai sullo spazio destinato alle piante orticole. Il camminamento tra i bancali è lo spazio destinato al passaggio, ma anche al defluire dell’acqua.
Le motivazioni di questa struttura sono svariate, in primo luogo evitando il calpestamento non si compatta il terreno, che può restare soffice nel tempo anche senza vangature e zappettature continue. In secondo luogo il fatto di avere una baulatura rialzata facilita lo sgrondo dell’acqua in eccesso, non lasciando mai che il terreno presenti ristagni nocivi alle colture e portatori di malattie. Terzo pregio è il formarsi di diversi microambienti, variando l’esposizione diretta del suolo e creando ombre diverse, in particolare quando i bancali sono circolari e non lineari.
La non lavorazione del terreno
Costruire il bancale è un lavoro lungo e impegnativo ma si svolge volentieri, sapendo che una volta realizzato non verrà smosso per diversi anni. L’orto sinergico infatti è un insieme di pratiche volte a preservare la fertilità del terreno e la sua struttura soffice e permeabile, senza necessitare successive lavorazioni di vanga, zappa, fresa, erpice o aratro.
La pacciamatura di paglia
In natura non esiste il suolo nudo, in coerenza a questo nell’agricoltura sinergica vengono coperti di paglia tutti gli spazi tra le piante. Questo ha l’effetto di proteggere il terreno e di mantenerlo umido, inoltre evita che le erbe spontanee crescano troppo, andando a prendere spazio, luce e nutrimenti alle piante coltivate.
La non concimazione del suolo
Anche i concimi non occorre utilizzarli: dopo l’impianto possiamo evitare di usare apporti nutritivi esterni. La fertilità del suolo si mantiene grazie alle sinergie, alla rotazione colturale, al degradarsi della pacciamatura. Sono importantissimi in questo senso legumi come fagioli, fagiolini, ceci, cicerchie, in quanto sono tipi di piante che vanno coltivate non solo per il raccolto, ma anche perché sono in grado di fissare l’azoto dall’atmosfera nel terreno. Solo durante la realizzazione dei bancali quindi ci si deve preoccupare di mettere materia organica che servirà a nutrire le piante che andremo a coltivare.
La biodiversità dell’ambiente
Avere in un ambiente tanti elementi vitali diversi è importante per garantire un equilibrio naturale. Nell’orto sinergico sono benvenute e incentivate le varie specie vegetali diversi, coltivate o spontanee, ma anche la presenza di uccelli, piccola fauna, insetti utili. Anche a livello del terreno la biodiversità dei microrganismi del suolo è risorsa fondamentale.
Le consociazioni tra le piante
Le consociazioni sono un aspetto fondante dell’agricoltura sinergica. Mettere diverse piante vicine tra loro può avere tantissimi risvolti positivi, in particolare se si conoscono le caratteristiche dei diversi vegetali. Spesso ci sono piante che attraggono insetti utili oppure viceversa che respingono parassiti: possono essere impiegate per evitare di incappare in problemi oppure di dover usare rimedi chimici contro gli insetti nocivi. La consociazione può servire anche come scambio di elementi nutritivi rilasciati nel suolo. Ci sono infatti piante che assumono miglior sapore se associate ad altre.
Fare dell’orto un giardino
Nell’orto sinergico in genere non si crea un freddo ambiente di coltivazione, ma si ricerca una bellezza. I bancali vengono spesso realizzati in forme particolari, piuttosto che nel più razionale metodo lineare: cerchi o spirali si incontrano molto spesso. Tra le coltivazioni si piantano fiori, anche senza apparenti motivazioni di raccolto o convenienza. Considerare il bello e lo star bene una ricchezza fa parte del tipico approccio della permacultura, in coerenza con la filosofia e le etiche teorizzate da Bill Mollison.
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