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Coriandolo, storia, usi, proprietà e simbolismo

Fiori

E la casa d’Israele chiamò quel pane Manna; esso era simile al seme di coriandolo; era bianco, e aveva il gusto di schiacciata fatta col miele.
(Esodo, capitolo 16, verso 31)

Altresì noto come cilantro o prezzemolo cinese, il Coriandolo è pianta erbacea annuale, sin da tempi remoti conosciuta ed apprezzata a merito d’estrema versatilità e soprattutto di proprietà, in virtù delle quali vanta anche ruolo di protagonista in epoche e tradizioni distanti, testimonianza ulteriore dell’essere, ennesimo, prezioso dono di Madre Natura.

Presumibilmente autoctono del Medio Oriente o del Nord Africa, dacché fonti riferendone utilizzo già nell’antico Egitto e tanto in ambito gastronomico, quanto terapeutico, il Coriandolo fu importato in Europa durante l’Impero Romano, trovando quindi diffusione nel bacino del Mediterraneo e successivamente nel continente americano, venendo scientificamente classificato nel 1753, dal naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), egli coniantine la nomenclatura binomiale, Coriandrum sativum e la specie annoverandosi nella famiglia delle Apiaceae, secondo il Sistema Cronquist anche dette Umbelliferae, per la tipica conformazione “ad ombrello” delle infiorescenze.
 

Origini e peculiarità del Coriandolo, pianta da millenni conosciuta ed a merito d'intrinseche virtù, apprezzata ed impiegata sia in ambito gastronomico, sia terapeutico • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), Species Plantarum, 1753

 
Appartenente alla divisione di piante dette angiosperme — gruppo allo stadio più elevato e comprendente oltre alle erbacee, specie arboree ed arbustive — il Coriandolo presenta perciò ovuli racchiusi nell’ovario e di conseguenza seme — caratteristica di riproduzione condivisa con le sole gimnosperme — protetto in apposito ricettacolo, si sviluppa da radici a fittone e si eleva, per un massimo di 70 centimetri, attraverso un erto fusto, di consistenza liscia e ramificato a diversificate altezze, in base alle quali le verdi foglie variano aspetto, dato l’aver margine dentato, incisioni settate e un picciolo allungato le inferiori, viceversa essendo bi/tripennatosette — ovverosia con lobi suddivisi rispettivamente due o tre volte — quelle superiori e nel complesso facilmente distinguibili, poiché frazionate in segmenti sottilissimi e rassomiglianti ad una piuma, ciò conferendo alla pianta un aspetto elegante.
 
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Franz Eugen Köhler (1805-1872), Köhlers Medizinal-Pflanzen, Band II, plate 145, 1889:
1 Fiore del disco; 2 Fiore del raggio; 3 Petalo della corolla del fiore del disco; 4 Petali medi e laterali della corolla del fiore del raggio; 5 Stame; 6 Polline; 7 e 8 ovario con calice; 9 Ovario sezione longitudinale; 10 Ovario sezione trasversale; 11 Frutto; 12 Frutto lato giunzione; 13 e 14 Frutto in sezione longitudinale e trasversale;


 
I fiori, composti da cinque petali piatti, di tinta bianca o lievemente rosata, sbocciano tra la fine della stagione primaverile e l’inizio di quella estiva e si raggruppano, come sopraccennato, in graziose e delicate ombrelle: al loro interno cresceranno — raggiungendo piena maturazione in giugno/luglio — minuscoli frutti diacheni, sferici, di color giallognolo o marrone chiaro e longitudinalmente solcati sul tegumento.
 
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Foglie

 
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Fiori

 
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Frutti

 

Usi e proprietà del Coriandolo

Custode di molteplici pregi, testimonianza d’impiego del Coriandolo, dalle foglie ai frutti, risale a migliaia d’anni fa, a servirsene i Micenei — la cui civiltà fiorì nella Grecia continentale durante la tarda età del bronzo — i Romani, i quali se ne giovavano sia per impreziosire pietanze, sia sfruttandone le qualità medicamentose e come attestano fonti scritte ed il ritrovamento della pianta — addirittura lasciandola germogliare — all’interno di faraonici sarcofagi, presso i summenzionati antichi Egizi, non solo era conosciuto, ma considerato dono degli dei e, principalmente legato ad Hathor, impegnato in preparazione di vivande, a fini curativi ed appunto nel processo d’imbalsamazione dei defunti; mentre nell’Antica Grecia lo si adoperava prevalentemente in qualità di sostegno all’apparato digerente e di tonico a livello fisico.
 
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Ulteriori qualità del Coriandolo sono gli effetti antiossidanti e antinfiammatori, dati dalla presenza di flavonoidi e polifenoli, oltre che d’acidi grassi quali l’oleico e il linoleico, con potenziale riduzione dei livelli di colesterolo e conseguente protezione dell’apparato cardiovascolare.

Apporto decisivo al benessere generale è garantito da minerali essenziali e vitamine, in particolare la C — fondamentale nel sostenere il sistema immunitario — e la K, essenziale tanto nel mantenere la salute delle ossa quanto nell’ottimizzare la coagulazione sanguigna; opera del potassio è quella di regolare l’equilibrio dei fluidi e la pressione arteriosa, mentre al magnesio si riconosce un ruolo chiave nella funzionalità muscolare e nervosa, inoltre, la capacità del Coriandolo d’assorbire sostanze velenose, accorre in aiuto nelle intossicazioni da metalli pesanti, specialmente se causate da mercurio.

A rendere il Coriandolo indubbia panacea è la una composizione fitochimica eccellente, garante d’azione energetica, antispasmodica, carminativa, antisettica, astringente — grazie ai tannini — antidolorifica e rinfrancante gli stati ansiosi, ovviamente assumendone previa indicazione medica, al fine d’evitare spiacevoli controindicazioni e relativi disturbi.

Foglie e frutti — questi ultimi da consumare secchi, in quanto freschi d’odore poco gradevole — hanno un sapore intenso, dolce e pepato, e sono caratterizzati da intensa aromaticità, risultante da combinazione di note agrumate, speziate e vagamente muschiate, che li rende molto apprezzati in cucina per insaporire selvaggina, salse, condimenti, zuppe, minestre, verdure — in primo luogo il cavolfiore — legumi, ortaggi e salumi, arricchire insalate, marinare carne e pesce oppure dare un tocco insolito a numerose pietanze, aggiungendo una vivacità a qualsiasi piatto, in base a personale gusto o ancora lavorarli in preparazione a pane, dolci, biscotti o peculiari liquori e birre; ottimo abbinamento è quello a noce moscata, pepe nero in grani o timo, nella volontà di variegare la classica purea di patate.

Uno fra gli ingredienti del curry, usato in polvere il Coriandolo ben si sposa con la zucca, sia miscelato in crema che gratinato sui fiori cotti al forno; in Thailandia le radici si tritano con aglio e pepe per condire, mentre in Pakistan e India i frutti si tostano e macinano insieme a cumino, cannella, cardamomo, chiodi di garofano, curcuma e pepe nero, nel Garam masala, mistura speziata — di tradizione commerciale e casalinga — alla quale s’integrano sesamo, finocchio, semi di senape, polvere di zenzero, peperoncini o altro, qualora si decida di vendere il composto già pronto, sebbene tali aggiunte rischino di modificare il sapore del prodotto originario.
 

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Coriandolo in polvere

 
Nonostante apparente somiglianza con il prezzemolo — scientificamente Petriselinum crispum, di medesima famiglia — il Coriandolo si differenzia non soltanto per il gusto più deciso, ma per l’essere ritenuto a tutti gli effetti una spezia, da assumere anche sotto forma d’estratto secco, tisane, infusi o decotti e adoperato in fitoterapia; dolcificante molto delicato è l’ambrato miele, di percettibile consistenza, retrogusto di cocco, mediamente dolce, poco amaro e ideale in accompagnamento a carne di manzo o pollo e formaggi a lunga stagionatura.

Coltivare il Coriandolo

Sperimentarsi nella coltivazione del Coriandolo può restituire gratificante soddisfazione: essendo tendenzialmente longevo, in condizioni ottimali può vivere parecchi anni e prendersene cura non richiede eccessivo impegno, ragione per cui viene spesso scelto per orti domestici, da appassionati di erbe aromatiche.
 

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Semi di Coriandolo

 
La pianta — che si può coltivare sia in vaso che in campo aperto — ama climi temperati e predilige terreni ben drenati e molto fertili: per ottenere discreti risultati, la semina dev’essere effettuata in modo regolare, evitando sovrapposizioni e assicurandosi che i semi siano posti ad una profondità di circa un paio di centimetri, con distanza tra le file d’almeno mezzo metro, per favorirne una crescita ottimale, tenendo conto che la germinazione avverrà in due o tre settimane.
 
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Germogli
Fotografia: Mathias Baert, cc by 2.0

 
Il Coriandolo richiede una buona quantità di luce solare e un’adeguata irrigazione, contemporaneamente evitando ristagni d’acqua che potrebbero danneggiarne l’impianto radicale.

Una volta raggiunta la maturità — dopo cinque o sei settimane dalla semina — si possono raccogliere le foglie, mentre per le sementi si deve attendere un trimestre o perlomeno aspettare la nascita dei fiori e quando i frutti si tingono d’un marrone chiaro; solitamente, il periodo di raccolta è compreso fra luglio e settembre.

Per quanto riguarda la conservazione, le foglie vanno essiccate, in alternativa congelate fresche in sacchetti accuratamente sigillati; mentre la disidratazione dei frutti è prevista al buio, appendendo mazzetti di piantine intere capovolte e — una volta seccate — sbattute, quindi ripulendo i “semi”, chiudendoli in contenitori ermetici e riponendoli in ambienti privi di luce.

Simbolismo del Coriandolo

Associato a manifestazioni d’amore, bellezza e guarigione, il Coriandolo si perde nei meandri di cerimonie religiosi e spirituali, frequentemente apparendo in riti purificatori e da plurimi popoli contemplato come regalo dei numi dell’Olimpo, a garanzia di prosperità, gioia e protezione, intrinseca accezione tramandandosi nel tempo e la pianticella assumendo significato di buon auspicio per chi la coltivi o semplicemente la conservi in casa, oltre che per le spose che decidano d’inserirne qualche rametto all’interno del proprio bouquet, in segno di lieta ventura; romantica leggenda consiglia di macinarne sette bacche — frattanto pronunciando la frase «Seme caldo, cuore caldo, mai siano separati» — miscelare la polvere ottenuta in acqua di sorgente, filtrarla e proporla al proprio compagno, con il quale si verrà ad intrecciare un legame indissolubile.

Fu teoria del filosofo, scienziato, scrittore e militare Gaio Plinio Secondo, detto Plinio il Vecchio (23-79), che il posizionar frutti di Coriandolo sotto a un guanciale, potesse scemare emicranie e prevenire stati febbrili, il vocabolo latino Coriandrum peraltro apparendo fra le pagine di Naturalis Historia, trattato naturalistico — in prima edizione originale fra 77 e il 78 d.C. — redatto dall’autore in trentasette volumi enciclopedici.
 

Alice Augusta Ball, colei grazie alla quale si deve la scoperta d’un estratto intentabile in antagonismo al logorante effetto della lebbra • Cesare Cantù (1804-1895), Plinio il Vecchio, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, 1859 • Terzo Pianeta • https://terzopianeta.info
Cesare Cantù (1804-1895), Plinio il Vecchio
Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, 1859

 
Virando discorso a livello onirico, sognare spezie in generale sembrerebbe connotar un’inconscia esigenza emotiva, olfattiva o tattile, nel desiderio di sostegno, ricerca di conferme o bisogno di sincero affetto; nell’interpretazione dei sogni, massima valenza positiva si raggiunge qualora la spezia sia fresca e verde, poiché gradazione cromatica associata ad equilibrio e rinnovamento.

Nel sedicesimo secolo, era consuetudine ricoprire i frutti del Coriandolo con zucchero multicolore, creando dei bonbon per festeggiare matrimoni o ricorrenze carnevalesche, folklore del passato dal quale, sul finire dell’Ottocento, sarebbero derivati — preceduti da confetti alla mandorla e poi palline di gesso dipinte, in quanto più economiche — gli attuali e variegati coriandoli di carta, svolazzanti fra maschere e costumi.

Tramutate in pozioni amorose, balsami rigeneranti, medicamenti, intingoli o decorazioni, da sempre le spezie racchiudono in sé l’intrigante mistero d’esotiche piante, per la cui ricerca s’effettuarono innumerevoli spedizioni in continenti lontani o addirittura sconosciuti, allo scopo di scoprire, mercanteggiare, diffondere quanto territori inesplorati avevan da offrire e che per millenni assunse valore inestimabile; citando univoca narrazione, si racconta che Makèda, biblica regina di Saba, ne portò, insieme a oro e gioielli, al re d’Israele, Salomone, a cui avrebbe fatto visita per verificarne di persona la leggendaria saggezza.

Cronologicamente, su itinerari marittimi, terrestri e fluviali di Via della seta, fra Cinesi e Romani s’intrattennero cospicui commerci, dall’Oriente fior fior di spezie — fra le quali il Coriandolo — giungendo nella capitale, spopolando soprattutto sulle tavole e soddisfacendo anche i gusti più esigenti e raffinati.

La caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) segnò un brusco rallentamento delle importazioni di spezie, ciò non chetando brama di averne comunque a disposizione: sarà Carlo Magno (742-814) a dar direttiva di coltivarne in tutti gli appezzamenti imperiali e, parallelamente, nelle abbazie sapienti monaci decidendo di sperimentarsi nei primi orti officinali.

Fervida ripresa dell’Italia negli scambi con l’Oriente — Genova e Venezia a contendersi il controllo — avvenne a partire dall’undicesimo secolo: a sfidarsi per il monopolio sulla vendita delle spezie, dal 1400 in avanti furono le maggiori potenze europee, in nuove rotte verso l’India e susseguente creazione delle omonime Compagnie nazionali.

Soltanto nell’Era Moderna, espansione mondiale delle spezie, crollo di monopoli esclusivi e conseguente ribasso dei prezzi, ne permise il comune usufruirne e un’immediata reperibilità; ed al trascorrer dei decenni, il Coriandolo, immutate conservando l’intrinseche peculiarità, con spirito pungente e piccante, ha continuato ad attrarre ed esaudire i sapidi desideri delle tavole d’ogni angolo del Pianeta, nonché medesimamente, nelle possibilità del potere d’una pianta, a lenire e soccorrere nella prevenzione, eterogenea varietà di malessere.

Il segreto della felicità è la varietà, ma il segreto della varietà, come il segreto di tutte le spezie, è sapere il momento in cui farne uso.
Daniel Gilbert

 

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Fotografia: Bierfaß, cc by sa 3.0

 
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Fiori e frutti

 
 
 
 

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