Nubi Nottilucenti, spettacolo naturale o inquinamento?
Nubi nottilucenti, è il fenomeno atmosferico che gli scienziati della NASA sono decisi a capire e conoscere più di quanto sia stato fatto fino ad oggi.
Si tratta dell’incredibile spettacolo offerto dai cieli quando queste nubi, composte prevalentemente da cristalli di ghiaccio, sono illuminate dalla luce del Sole mentre questo si trova sotto l’orizzonte ed i suoi raggi riescono però a raggiungere le quote più elevate della mesosfera, motivo per cui sono anche dette “nubi polari mesosferiche”.
Si formano infatti attorno ai 75-80 km di altezza, le più alte nell’atmosfera terrestre, a latitudini tra i 50° e i 70° Nord e come suggerisce il nome, le nubi sono visibili al crepuscolo o in piena notte, in Italia è stato catturato per la prima volta il 2 luglio del 2017, dall’osservatorio astronomico di Varese ed è stato un evento particolarmente inconsueto, dato che come si è detto, alle nostre latitudini risultano difficilmente visibili, diversamente da quanto accade in paesi europei come Regno Unito, Danimarca, Germania fino ad arrivare al circolo polare artico.
Scoperte nel 1885, s’ipotizzò che potessero essere costituite da cenere vulcanica ed il motivo fu per il fatto che l’avvistamento avvenne a due anni di distanza da una potente eruzione del Krakatoa, vulcano indonesiano che gettò le sue polveri fin dove vanno ad originarsi le nubi nottilucenti.
Il dibattito circa la loro genesi è però tutt’altro che spento, in quanto a certe quote l’atmosfera si presenta arida e priva di nuclei di condensazione, ovvero quell’insieme di microparticelle (per lo più sali e solfati) che hanno la capacità di assorbire le molecole d’acqua presenti nell’ambiente, nuclei che secondo alcuni ricercatori, potrebbero essere polveri generate dalla disintegrazione di meteoriti o comunque, detriti delle loro scie.
Considerando quanto la scoperta sia recente e come negli anni i suoi avvistamenti siano stati registrati anche in zone vicine all’equatore, altri ricercatori sostengono invece che il fenomeno possa essere un segnale del cambiamento climatico, quindi qualcosa di strettamente correlato al nostro tempo.
Data la composizione, perché si formino le nubi nottilucenti necessitano di temperature estremamente negative, circa -120°, in modo tale da trasformare in ghiaccio il vapore acqueo e ciò che non è chiaro, è come quest’ultimo possa raggiungere le sopracitate quote e la risposta, potrebbe risiedere nella presenza sempre più abbondante di metano nell’atmosfera.
Principale costituente di molti gas naturali, dei gas dei pozzi petroliferi, dei gas di distillazione dei combustibili fossili, la concentrazione media di metano sta aumentando di circa 1,2% l’anno e
“Quando entra nell’alta atmosfera – afferma James Russell, professore della Hampton University e principale ricercatore della Aeronomy of Ice in the Mesosphere (AIM) – viene ossidato da una complessa serie di reazioni formando vapore acqueo, che diviene disponibile per la creazione di cristalli di ghiaccio”.
Se così fosse, quello che appare come una delle tante meraviglie che il nostro Pianeta ci regala, altro non sarebbe se non l’avviso che l’atmosfera avrebbe bisogno di essere ripulita.
L’AIM è stato lanciato per la prima volta nel 2007, realizzando numerose importanti scoperte, tanto che ad agosto 2017 la NASA ha esteso la sua missione di altri due anni, nel frattempo, soluzioni potrebbero giungere adesso grazie ai quattro missili lanciati dalla Poker Flat Research Range, struttura situata a 30 miglia da Fairbanks in Alaska e gestita dall’Istituto geofisico dell’Università dell’Alaska, sotto contratto con il Wallops Flight Facility della NASA.
Poker Flat è sede di strumenti scientifici progettati per studiare l’atmosfera artica e la ionosfera e solitamente, i missili lanciati durante l’inverno polare sono finalizzati ad esplorare il reciproco influenzarsi del vento solare con l’atmosfera terrestre e la nascita delle aurore, ma questa volta, l’attenzione degli scienziati è concentrata su altre incognite.
Un missile è destinato allo studio delle sorgenti dei raggi X che si muovo verso nostro Pianeta, in ambito della missione “Diffuse X-rays from the Local galaxy”, mentre gli altri, sono legati a “Super Soaker”, missione appunto volta svelare il mistero della formazione delle nuvole mesosferiche.
“Le nubi nottilucenti sono composte da microscopiche particelle di ghiaccio microscopiche e sono estremamente sensibili alle piccole variazioni del loro ambiente”, ha affermato Irfan Azeem, ricercatore presso Atmospheric and Space Technology Research Associates di Boulder, in Colorado. “Per la loro sensibilità alle variazioni, sono spesso utilizzate per cercare di quantificare i cambiamenti atmosferici dello strato superiore nel corso di molti decenni. Tuttavia, il loro uso come indicatori del cambiamento a lungo termine è complesso e controverso perché risponde anche a molte altre variabili a breve termine come maree, condizioni meteorologiche e gas di scarico di veicoli spaziali”.
Il compito è quindi quello di tentare di misurare l’impatto delle variabili di breve periodo sulle nubi, attraverso il rilascio di vapore acqueo nell’atmosfera, Super Soaker trasporterà infatti circa 50 litri d’acqua, rilasciandola a circa 85 chilometri di altitudine, registrando così le variazioni della temperatura e della composizione delle nubi mesosferiche polari.
In attesa di risposte che sciolgano il mistero e ci dicano se è possibile parlare o meno di uno spettacolo naturale, il 18 gennaio scorso, tale circostanza è stata provocata da un razzo Epsilon partito dalla base giapponese di Kogoshima. Pochi istanti dopo il lancio, colpiti dai raggi solari, i cristalli di ghiaccio creati dal propellente hanno dato vita a una scia di nubi nottilucenti, che come sempre, sembrano solo innocue quanto bellissime e brillanti pennellate sulla volta celeste.
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