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Adnate: street art a memoria e unione di culture

 
 
Adnate, al secolo Matt Last, è annoverato tra gli interpreti più influenti nel panorama internazionale della street art ed è giunto ad affermarsi realizzando opere imponenti ed estremamente realistiche, messaggere di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli.

L’uomo ha raccontato storie disegnando sui muri per migliaia di anni. Questo ha dato consapevolezza alle persone di essere vive e fatto sì che le culture ancestrali sopravvivessero.

Matt Last, meglio noto come Adnate, è tra gli interpreti più influenti della street art, messaggero di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli. (https://terzopianeta.info)Classe 1985, Matt Last è nato e cresciuto a Melbourne, dove l’arte di strada nelle sue molteplici espressioni è oltremodo radicata e i murales son parte integrante del paesaggio urbano. Cominciò cammino nella street art agli inizi del nuovo millennio, quando appena adolescente venne catturato dall’elaborato Wildstyle, il diffuso genere di graffitismo scaturito nella New York degli anni ’70 per ispirazione del leggendario Tracy 168, al secolo Michael Tracy, e caratterizzato da lettere e forme quali frecce, saette o spirali fra loro intrecciate, fuse e sovrapposte in un’esplosione di colori: «C’era una crew che si faceva chiamare Wild Child Artist e la prima volta che ne vidi i lavori, rimasi stupefatto. Non riuscivo a leggere niente, ma ero sbalordito dalla complessità delle scritte e dal modo di usare il colore».

L’avventura ebbe quindi inizio e far da tela spettò ai luoghi dell’infanzia come il quartiere bohémien di Fitzroy, poi la stazione ferroviaria di Hurstbridge, l’area intorno alla vivace Croft Alley e come ogni writer, s’inventò un distintivo Tag, ovvero lo pseudonimo da replicare ad oltranza per affermare la propria presenza e dal dizionario estrapolò il termine Adnate, dal latino adnātus, ossia “nato vicino”, intravedendo in esso l’adatta combinazione per liberar la fantasia e caricarlo dei suddetti elementi decorativi.

Al pari di tanti altri, dapprincipio fu costretto ad affinare tecnica e composizione confidando su vernici e bombolette di scarsa qualità, i materiali migliori erano infatti quelli d’importazione, ma il massiccio consumo li rendeva economicamente proibitivi. Alla lunga però, lo svantaggio finì per rivelarsi inaspettato maestro e a distanza di anni, dall’australiano considerato tra i fattori che maggiormente ne forgiarono la manualità, permettendogli di conseguenza di raggiungere più alti livelli di versatilità durante un percorso artistico, la cui evoluzione, dopo quasi una decade, lo portò ad allontanarsi dai graffiti.

Con il passare del tempo in Adnate andò prosperando un profondo interesse per la pittura rinascimentale e progressivamente, frequentando anche laboratori e per un certo periodo l’Accademia di Belle Arti, concentrò l’attenzione sulla ritrattistica, l’uso del chiaro scuro, studiò il genio di Piero della Francesca, Raffaello Sanzio, Tiziano Vecellio, Sandro Botticelli, rimanendo ammaliato in modo particolare dai capolavori di Michelangelo Merisi da Caravaggio e Leonardo da Vinci. Un mutamento che gli consentì di sprigionar appieno il potenziale comunicativo e rapidamente, i suoi volti, con sguardi sempre più imbevuti di vita dipinti su tela e cemento, cominciarono a conferirgli fama anche lontano dall’Oceania.

Verso il 2005, insieme all’astrattista conosciuto come Slicer, fondò la AWOL, acronimo echeggiante la sigla militaresca che identifica un soldato “assente senza autorizzazione”, ma dal duo utilizzato con accezione di A Way Of Life, “un modo di vivere”, avvalendosene ufficialmente a partire dal 2006, quando a loro estro si aggiunse quello dei poliedrici Taj ‘Deams’ Alexander, Aaron Li-Hill, di origine canadese, Bryan Itch e della parigina Lucy Lucy, diventando presto una delle crew australiane più venerate.

 

Adnate: Non si tratta di senso di colpa, ma di riconoscimento

Nel 2011 andò in scena alla Box 32 Gallery di Berlino con Point of View, personale ispirata a mesi trascorsi in Europa e India che ne fomentarono il già fervido trasporto nei confronti dell’esperienza umana e in quello stesso anno, insieme al collettivo rispose alla chiamata della prestigiosa National Gallery of Victoria per realizzare un murale a celebrazione dell’apertura dello spazio culturale NGV Studio e la confluenza di stili e tecniche trovò seguito in Fabric, spettacolo pubblico di due giorni nel corso dei quali eseguirono 74 opere e come da annuncio, rivelarono il luogo dell’evento soltanto a coloro che preventivamente si registrarono al loro sito web.

Intanto Adnate continuava a farsi cantore delle origini colorando le strade di Melbourne con murales che oramai coprivano per intero le fiancate degli edifici e nel 2012, alla RTIST Gallery, tenne la mostra dall’esemplificativo titolo, Lost Culture, creando un legame fra la storia del Tibet, Persia e l’Australia narrata attraverso gli occhi degli aborigeni incontrati nei pellegrinaggi effettuati nelle zone più remote del Paese.

La maggior parte dei soggetti nei miei quadri sono persone che ho incontrato e fotografato personalmente. È per me importante prendere confidenza con loro, poiché cerco sempre di comunicare determinate emozioni e storie, attraverso i miei ritratti.

L’impegno fu gratificato nel 2013, quando ricevette personale invito a recarsi nel deserto centrale del vasto Northern Territory e conoscere la comunità Nijburru. Ad accompagnarlo componenti dell’eterogenea unione artistica Indigenous Hip Hop Projects e membri dell’organizzazione di beneficenza Katherine West Health Board Aboriginal Corporation. Adnate permase 5 giorni fra gli indigeni, quanto bastò per toccare e rimaner folgorato dal fascino di una cultura ancestrale, costatando altresì la condizione di sopravvivenza comune a tante altre lontane etnie situate in ogni angolo del globo, costrette a lottare contro una pressante emarginazione usando come unica arma la resilienza, generata e nutrita dal complesso di tradizioni e spiritualità.

Ottenuta l’autorizzazione degli anziani, scattò più di mille fotografie agli abitanti e con quelle ritenute più d’effetto, omaggiò la collettività imprimendone due in altrettanti palazzi e poi, con il ritratto di un bambino, compiendo la serie Could We, illustrazioni in Giclée rifinite a mano date in esclusiva alla Juddy Roller Gallery, donando i proventi delle vendite alla scuola elementare. Ma il valore offerto da quei momenti andò ben oltre e in cuor di Adnate elesse quelle centinaia di immagini fonte ispiratrice di stampe, dipinti e colossali murali che in seguito avrebbe realizzato in mezzo Pianeta.

Matt Last, meglio noto come Adnate, è tra gli interpreti più influenti della street art, messaggero di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli. (https://terzopianeta.info)
Could We

Sono cresciuto proprio nel centro di Melbourne e questo mi ha impedito di apprendere la cultura aborigena; e quando ho iniziato a dipingere tutta questa roba, la mia vita è completamente cambiata.

Nel 2015, speranza di sensibilizzazione e gratitudine si fecero acrilico e traslarono su lino con la collezione Into The Sun, ospitata dalla Nanda Hobbs Galley di Sydney. Era la prima volta che l’artista teneva una mostra personale nella capitale del Nuovo Galles del Sud ed al suo fianco, protagonista in un’opera, il guru dell’yidaki (o didgeridoo) Djalu Gurruwiwi, appartenente al clan dei Galpu, considerati tra i principali custodi di tale strumento. Nel frattempo, in collaborazione con lo street artist australiano Kaff-eine, a sostegno della campagna Write for Right promossa da Amnesty International a favore di attivisti ingiustamente imprigionati, in un muro del quartiere melburniano di St. Kilda, immortalò il volto di Phyoe Phyoe Aung, la studentessa birmana incarcerata dal 2008 al 2011 per il sostegno offerto alle manifestazioni anti-governative ricordate come Rivoluzione dello Zafferano e a marzo 2015, durante le proteste contro il disegno di legge sull’istruzione, nuovamente arrestata e soltanto undici mesi più tardi rilasciata.

Nel 2016 tornò a dar voce agli indigeni esponendo Always Been Here alla Metro Gallery di Melbourne e la metropoli si vide al contempo ulteriormente decorata con il murale di Pearl Gibbs (1901-1983), attivista del movimento aborigeno ritratta insieme ad un bimbo come simbolo di preghiera per il domani. Nei primi mesi dell’anno successivo, mentre a Shepparton, apparirono i volti dei diritti civili William Cooper (1860-1941), Douglas Nicholls (1906-1988), Margaret Elizabeth Tucker (1904-1996) e Nora Minnie Charles (1898-1988) alla città natale Adnate regalò quello di Lhamo Dondrub, Sua Santità il XIV Dalai Lama, dopo l’onore avuto di conoscerlo personalmente: «It was an incredible moment, as he is a massive inspiration to myself and the world, due to his core values of peace and compassion».

Matt Last, meglio noto come Adnate, è tra gli interpreti più influenti della street art, messaggero di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli. (https://terzopianeta.info)

Già nel 2015 nel quartiere newyorkese di Bushwick, Adnate aveva celebrato il Tibet con l’effige di un giovane maestro e nell’agosto 2017, replicò ancora scegliendo come soggetto un rifugiato che aveva fotografato in India. Alla realizzazione dell’opera parteciparono la moglie nonché artista JessicaKaliCrema e Li-Hill, eseguendo rispettivamente un maṇḍala a fare da sfondo e cinque leopardi delle nevi posti alla destra del ritratto, a rappresentare il legame che intercorre tra le due realtà. Entrambi respirano i medesimi territori, conoscono l’oppressione, la persecuzione e se i felini non sono andati incontro ad un’estinzione causata dal cambiamento climatico, ma principalmente da bracconieri e allevatori di bestiame, è in gran parte dovuto all’azione di tutela esercitata dai monaci presenti negli oltre 300 monasteri dislocati sull’Altopiano, secondo i principi fondamentali del buddhismo di amore, rispetto e compassione per tutti gli esseri viventi.

La dedizione al rispetto e alla memoria delle origini, quell’estate fu premiata con la desiderata opportunità di far da ponte fra l’antica civiltà australiana e i nativi americani. Venne convocato a Greensboro dal facoltoso sviluppatore immobiliare WilliamMartyKotis III, appassionato di murales e deciso a fare del capoluogo della contea di Guilford dove ha sede la società di famiglia, uno degli epicentri della street art a stelle e strisce. Insieme a Crema, Adnate ebbe così modo di incontrare e realizzare i ritratti di Madison Davenport, 20 anni, e Tecumseh Jones, 19, ambedue discendenti del popolo Lumbee, riconosciuto tale nel 1885 eppure ancora in attesa di ottenere appieno lo status di tribù indiana, nonostante i circa 55mila appartenenti ne facciano il gruppo etnico più numeroso del North Carolina e il 9° degli Stati Uniti.

Matt Last, meglio noto come Adnate, è tra gli interpreti più influenti della street art, messaggero di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli. (https://terzopianeta.info)

Matt Last, meglio noto come Adnate, è tra gli interpreti più influenti della street art, messaggero di integrazione culturale e conservazione della memoria storica dei popoli. (https://terzopianeta.info)

All’australiano — la cui sensibilità è stata guida lungo la carriera per far dell’arte anche un mezzo per allontanare i giovani dal crimine — su commissione del Ministro dell’Edilizia Richard Wynne, nel 2018 venne affidata la torre dell’Housing Commission di Vittoria, un palazzo di 20 piani per 62 metri di altezza sul quale trovarono luce quattro residenti del quartiere di Collingwood, catturando l’importanza della diversità culturale: Ni Na Nguyen, 5 anni, di origine vietnamita; Badria Abdo, rifugiata etiope giunta in Australia nel 2006; Arden Watson-Cropley, 6 anni, nato a Melbourne e infine l’indonesiano Yulius Antares Taime.

Adnate portò a termine la sua opera più imponente, oltrepassando per altezza ogni altro murale dell’emisfero australe, primati però destinati ad aver vita breve. A luglio 2019 infatti, il gruppo alberghiero francese Accor, fra i maggiori d’Europa e del mondo, tramite comunicato stampa ha dato annuncio d’aver consegnato all’artista il nuovo Art Series Hotel di Perth. Entro il mese di ottobre ne dovrà trasformare gli interni e scrivere i 27 piani della facciata ovest, sarà il Mega Mural e raffigurerà la connessione fra passato, presente e futuro, mentre la struttura, una volta ultimata verrà battezzata, The Adnate.

Ho sempre avuto un intimo legame con le genti della First Nation da me dipinte. Che si tratti di una unione con il paese o di una profonda componente spirituale, credo che abbiamo molto da imparare da queste persone.

 


 
 
 
 

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