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“Dio chiamato Difetto”, poesia di Libero Alearno

 
 

Dio chiamato Difetto

di Libero Alearno

 
 

Credo in te, Dio chiamato Difetto,
per taluni entità femminile
dal nome Tara.

Supremo essere imperfetto,
che non ha perdono,
giacché custode dell’errore.

Di santi hai costellato i cieli,
martiri della ragione,
del gusto, del bello, del giusto.

Credo nel naso che denigra linea e proporzione,
nel bio-seno che nega plastica,
mastopessi e mastoplastica.

Ho fede persino nei culi cheti
che dall’amaca gravitazionale,
si lasciano cullare.

Io sono la macchia nascosta,
la foto sfocata,
il quadro inclinato,
la nota stonata.

Pigro!

Senza timori all’Ozio m’inchino,
benefattore depredato,
dai finti operosi denigrato.

A te m’abbandono
e rotolo,
srotolo,
m’allungo,
mi giro,
mi storpio,
mi stroppio,
e sull’erba soffio.

Come il pensiero ch’è vagabondo,
e cammina come un gatto,
fissa il muro,
guarda il vuoto,
vede tutto.

Ave Miseria,
che il Rumore sia con me,
lascia che possa udirne le grida,
oggi come domani.

Santa Miseria,
che il Silenzio tuo sia con me,
lascia che possa amarti,
oggi, come domani.

 
 
 
 

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