Augusto De Luca, visioni oltre la fotografia
All’ombra del Vesuvio, Augusto De Luca nacque il 1° luglio 1955 ed in partenopea meraviglia, inesausta fonte d’arte sospinta da magnificenza storica, naturale ed umana, crebbe, lasciandosi da cultura blandire ed a formazione classica, dando seguito volgendo cammino sui sentieri del diritto, sicché frequentando l’ateneo Federico II, pervenne a laurea in Giurisprudenza, allorché però — palesata indole musicale, inventandosi chitarrista dagli accenti Blues — ne aveva oramai catturato mente e sentire, la fotografia, fortuitamente incontrata varcando soglia di camera oscura d’un amico e quindi ammirandone il sorgere dal liquido rivelatore, d’acchito trovando in essa cetra e tramite comunicativo: in fede a passione, De Luca assecondò estro all’uopo di scovar intima espressività, sia muovendo sguardo sulla tradizione, sia in cerca d’inediti orizzonti attraversando stili, correnti, sperimentando prospettive, l’utilizzo di molteplici ed inconsueti materiali, comunque sempre tentando di cogliere, e dunque ponendovi accento, il dettaglio, le peculiarità, l’essenza del soggetto immortalato, pur da questi trascendendo ed altrettanto da prestabiliti precetti e canoni estetici, col trascorrer del tempo così, inverando e proponendo distintivo idioletto visivo articolato tra minimalismo, metafisica ed emotiva esplorazione, mediante d’incontro, riflessione e svelamento.
Ho sempre avuto dentro il germe dell’uomo-madre; la creatività mi ha sempre accompagnato.
Augusto De Luca
Ispirato studio condusse Augusto De Luca a compier ingresso nel professionismo a metà degli anni Settanta ed osservando il mondo dal mirino d’una Contax RTS 35mm dotata d’obiettivi Zeiss, a realizzar — pur privo di nozioni sulla realtà del movimento — le surreali e screziate geometrie della serie — raccolta nell’arco d’un lustro — Colore, quando tendenza senza eccezion di Napoli — ove nell’intenso fermento artistico s’immerse anche presenziando ad eventi di galleristi come Pasquale Trisorio, Lia Rumma o Giuseppe Morra — voleva protagonista il reportage dal contrasto di bianco e nero prevalentemente narrato e al tramontar d’epoca, accolto suggerimento d’esibire scatti al pittore, poeta e scrittore, nonché cultore di cinema e teatro, Vittorio Lucariello, prologo di luminosa parabola artistica recitò nel d’egli Spazio Libero situato nei pressi del Parco Margherita, nel rione Chiaia, esordio rendendosi complice d’incontro con l’allora responsabile di Kodak Italia, Giuseppe Alario, a merito del quale guadagnò articolo su Il Mattino, incentivo a pubblicare portfolio sul mensile Nuova Fotografia curato da Fabio Consiglio e Bruno Palazzi, infine conoscenza di Lanfranco Colombo, storico dirigente della Sezione Culturale del Salone Italiano Cine Ottica (SICOF) e su idea di Cartier Bresson, fondatore, il 13 aprile 1967 al numero 10 della milanese via Brera, di Diaframma, prima galleria privata interamente dedita alla fotografia ad aprir battenti in Europa e De Luca ebbe così opportunità, riscuotendo peraltro ampio consenso, di rivelare i propri lavori lontano dal Monte di Dio, suolo natio in cui di ritorno e nuovamente esortato da lungimirante consiglio, previa presentazione d’opere, d’acchito a Nino Longobardi e Corrado Teano, ambedue vicini a Lucio Amelio, attore, critico ed insigne mercante dal quartier generale al piano nobile del settecentesco Palazzo Partanna di Piazza dei Martiri, espose al Teatro Studio di Caserta in ambito della rassegna Nuova Creatività nel Mezzogiorno, in diversi luoghi voluta ed organizzata dal mecenate stesso; più tardi da Augusto De Luca ritratto e in albo infinito incorniciato accanto a Salvatore Accardo, Renzo Arbore, Concetta Barra, Renato Carosone, Elena Croce, Luciano De Crescenzo, Erri De Luca, Carla Fracci, Giuseppe Patroni Griffi, Pupella Maggio, Roberto Murolo, Hermann Nitsch, Salvatore Pica, Lina Sastri, James Senese, Lina Wertmüller e numerose altre personalità, ai plausi difatti suscitati in Italia, dall’alba del successivo decennio andò seguendo affermazione oltrefrontiera, inaugurando sicché 1981 tenendo mostra al newyorkese Istituto Italiano di Cultura — satellite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dalle sedi disseminate in ciascun continente — dopodiché, nell’82, partecipando in terra bilbaina alla collettiva internazionale, Arteder, alla chiassese Galerie Fotografia Oltre, decorando le mura della Galleria Civile di Modena e dall’Italia agli Stati Uniti d’America, passando dalla Francia — nel 1984 intervenendo ai Rencontres Internationales de la Photographie di Arles — incedere sulla scena artistico-fotografica continuò e lungo il viaggio gli scatti di De Luca irrompendo in collezioni sia pubbliche, sia private — National Gallery of Aesthetic Arts di Pechino; Bibliothèque Nationale di Parigi; Musée de la Photographie della belga Charleroi; la Polaroid Collection del Massachusetts, ma non solo, ne acquisì stampe effettuate con una SX70 e manipolate — ricevendo commissioni da case discografiche, emittenti televisive, aziende di telecomunicazioni, annoverando collaborazioni, tra le varie, con l’eminente fotografo milanese, Giovanni Gàstel, per cui il processo creativo in miscela di personalità, estetica e seduzione, consisteva «nel vedere tutto da una posizione distonica»; col Maestro Ennio Morricone, assieme al quale, il 14 gennaio 1996, ricevette il Premio Città di Roma, all’intramontabile compositore conferito in virtù di poesia Roma Amore e a De Luca d’illustrazioni — introdotte dalla summenzionata cineasta Wertmüller, nonché accompagnate da contributi di celebrità come Virna Lisi, Monica Vitti, Mario Luzi, Nino Manfredi, Nicola Pietrangeli, Gigi Proietti e Alberto Sordi — unite nel lavoro editoriale, Roma Nostra, concepito nel mentre ricopriva ruolo d’insegnante al Circolo Montecitorio e già autore d’omaggi invece alle radici: Napoli Mia, Napoli Donna, Trentuno Napoletani di Fine Secolo e precedenti, Napoli Grande Signora, capitoli d’interminato volume narrante la Penisola, dalle Alpi al Mediterraneo.
Sono nato a Napoli, città surreale per eccellenza. È lo scontro del fuoco del Vesuvio con l’acqua del Golfo, che governa le funzioni vitali di tutto l’universo partenopeo. Così nascono stimoli creativi e grandi passioni. Napoli è un enigma che si offre fatalmente alla chiave onirica, io la amo e le sono riconoscente per aver nutrito la mia fantasia. Verità e finzione, realtà e immaginazione, sempre tutto esagerato, eccessivo, contraddittorio, ma sotto la Napoli del contrasto, della bella cartolina e del buio e tetro vicolo, è la città dal grande passato che mi ha sempre attratto, affascinato e ispirato.
Augusto De Luca
Augusto De Luca, dalla fotografia alla promozione della street art
Agli inizi del III millennio, trascorso periodo nella Capitale e di ritorno a Napoli, Augusto De Luca, notando la città costellata di disegni su carta stile Ernest Pignon-Ernest, Kenny Scharf o Monsieur Qui, cominciò a staccar le maggiormente significative affissioni — a centinaia giungendo ad archiviarne — da mura, segnaletica stradale e, servendosi d’imbracatura, ali d’edifici e se in principio iniziativa nulla più di biasimo ed accuse sollevò d’una frangia di street artist ed estimatori dell’arte urbana, non appena affiorò bontà d’intenti, ossia di promuover movimento, laddove possibile salvaguardandone le opere — al necessario persin restaurandole — favore ed entusiasmo riscosse dalla comunità, finanche dagli stessi detrattori e dunque proposito dapprima concretizzandosi in sodalizio con Iabo — classe 1980 ed eclettico interprete della scena contemporanea internazionale, forgiatosi nella fila d’influenti gruppi del panorama partenopeo — dipoi nel progetto d’esplicativa denominazione, The world of Street Art Revealed to Everybody.
Quello che più mi emoziona nella vita é l’essenza dell’umanità, in tutte le sue sfumature, «l’humanitas».
Augusto De Luca
Ho scoperto convivere in me sentimenti contrastanti ed estremi che danno vita alle mie ispirazioni. Il bambino che eternamente è in me coabita con l’adulto, stimolandolo e provocandolo. È questa la scintilla che inevitabilmente produce creatività.
Augusto De Luca
Desidero scoprire come la mia creatività si manifesta nelle diverse circostanze. Ogni mia foto è filtrata dall’emozione, dal rapporto che si crea tra me ed il luogo o il soggetto da ritrarre.
Augusto De Luca
Attraverso le mie foto vengono fuori le mie idee, le mie passioni, i miei mostri, chi sono e cosa penso.
Augusto De Luca
La ritrattistica di Augusto De Luca nasce dall’incontro di anime che in qualche maniera cercano di intercettarsi per stabilire insieme un’affinità che, in assenza, non determinerebbe la giusta relazione tra il fotografo e il soggetto fotografato.
Giuseppe Cicozzetti
La geometria mi serve come grammatica del linguaggio espressivo nell’immagine. Lo scheletro strutturale, la composizione e il taglio geometrico servono a dare una chiave di lettura all’immagine.
Augusto De Luca
Ho capito subito che sei anche un musicista, perché le tue fotografie hanno un ritmo compositivo musicale, proprio di chi è sensibile all’armonia dei suoni.
Ennio Morricone
Mi sento navigatore, o meglio, esploratore dell’immenso universo dell’arte. L’artista è uno scopritore, cerca le chiavi per aprire la porta delle emozioni e delle sensazioni. L’arte è il luogo dove razionalità, fantasia, verità e finzione si sposano creando una miscela esplosiva.
Augusto De Luca
Fotografie tratte da Napoli Donna e Napoli Grande Signora
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