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“Tu d’ebano la pelle”, di Francesco Luca Santo

 

Tu d’ebano la pelle

di Francesco Luca Santo

 

Tu d’ebano la pelle avvolta in un sudario d’oli
il vento di un mare freddo irrompe ardito
prepotente nel ventre e veli non fasciano più
la sacrale intimità che oggi è schiava
dei solchi agresti del primo mattino
a te donna di pece si sono affidati i figli
a te pura colomba in enormi ferite
santificati si son fatti i seni anelanti
di labbra asciutte desiderose di nettare
ma nulla potrà più dimorare in quel freddo sorriso
spezzato da tutta quest’arsura
che fu consolatrice un tempo
e un tempo ti rese libera
ora nelle purpuree ombre del crepuscolo
irradiata e benedetta la tua carne si sfalda
e sei coperta per i sassi
per le nenie dei piccoli
e rabbia si aggroviglia al pianto che non ha freno
madre cresciuta in seno alle serpi
in questa preziosa notte tu muori
rinascendo nel silenzio
stringendo terra nei pugni duri
quieta rosa nera dalle vermiglie spine
passo passo scompare la tua rivincita

 
 
 
 

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