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Niki de Saint Phalle, l’artista che liberò la donna

Giardino dei Tarocchi

 
 
Pittrice, scultrice, regista cinematografica e unica esponente femminile del nouveau realisme, Niki de Saint Phalle nasceva il 29 ottobre del 1930, a Neuilly sur Seine, nei pressi di Parigi. Anticonformista, cittadina del mondo e dotata di un’innata sensibilità artistica, conosce ben presto la sofferenza, dolori e tormenti che l’accompagneranno per l’intera esistenza e che nell’arte, rifugio e tramite perché ogni angoscia possa esplodere, si rifletteranno.
 

Niki de Saint Phalle
Niki de Saint Phalle, foto di Henry Clarke

 

A New York con la famiglia dal 1937, Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle, questo il suo vero nome, sin dall’infanzia si mostra irrequieta e lontana dal mondo patinato a cui appartiene, il padre è un ricco uomo d’affari francese e la madre una ereditiera americana, e quando nel 1950, poco più che adolescente incontra il futuro scrittore Harry Mathews, anch’egli proveniente da una famiglia alto-borghese, i due si sposano in gran segreto per poi stabilirsi nel Massachusetts.

Un anno dopo nascerà Laura, mentre il secondogenito Philip verrà alla luce quattro anni dopo a Parigi, dove la coppia si era trasferita nel 1952. In Francia Niki de Saint Phalle si dedica alla recitazione, ma continua a lottare contro gl’incubi di cui era all’oscuro lo stesso Mathews e dei quali, venne a conoscenza solo quando scoprì una serie di coltelli, forbici e rasoi, nascosti sotto al materasso. Convinse quindi la moglie a sottoporsi alle terapie di una clinica psichiatrica di Nizza e per due mesi, Niki subirà elettroshock e cure a base di insulina. Un periodo al quale cerca di sopravvivere trascorrendo le giornate a disegnare, tentando di dare sfogo a quella creatività, che la porterà a dedicarsi alla pittura.

Nel 1955 tiene la sua prima personale a St.Gallen, occasione che le dette modo di conoscere lo scultore svizzero Jean Tinguely ed i primi veri successi, arrivano con gli “Shooting paintings“, spettacoli dal vivo in cui Niki de Saint Phalle fa saltare in aria tavole di gesso dietro le quali sono nascosti sacchi riempiti di colori e altre svariate sostanze, sotto i colpi di carabina.
 

 

Spari ch’erano sfogo d’angosce, una sorta di vendetta rivolta in modo particolare verso il padre, accusato dall’artista di averle tentato violenza durante l’infanzia, tanto che anni dopo dirà: «Nel 1961 ho sparato su mio papà, su tutti gli uomini, sui piccoli, sui grandi, sugli importanti, sui grossi, su mio fratello, la società, la chiesa, il convento, la scuola, la mia famiglia, tutti gli uomini, ancora su mio papà, su me stessa».

In questo periodo Niki de Saint Phalle si avvicina al movimento artistico europeo, a maggioranza franco-italiana, dei Nouveaux Rèalistes, ed è qui che ritrova quel Jean Tinguely che le farà scoprire l’arte della scultura e per il quale lascerà il marito, chiudendo così un capitolo della propria vita per intraprendere una nuovo cammino, artistico e sentimentale, unione che porterà al matrimonio nel 1971, ma che troverà ragione anche nella lunga e straordinaria collaborazione.

La sofferenza sembra essere sparita per lasciare spazio ad una creatività gioiosa e la donna, che in quegli anni stava conquistando sacrosanti diritti fin ad allora negati, diventa fulcro delle sue opere; attraverso di esse Niki omaggia e rende gloria all’universo femminile, facendosi testimone e protagonista di una liberazione che vede la Francia autorizzare la contraccezione, emanare la legge secondo cui le donne sposate, potranno lavorare senza previo consenso del marito.
Servivano leggi, come altre ce ne vorranno per togliere l’autorità paterna sulla famiglia e per decriminalizzare l’adulterio.

Niki de Saint Phalle si farà definitivamente conoscere dal mondo nel 1966, quando per la Moderna Museet di Stoccolma, crea la prima della sue innumerevoli Nana, le colorate, fiere ed inebrianti giunoniche donne.
Ispirata dal dipinto “L’Origine du monde” di Gustave Coubert, assieme a Tinguely realizza una gigantesca madre partoriente, che stesa sul dorso come in procinto di donar vita alla vita, si allunga per 28 metri, per un’altezza di 6 metri e una larghezza di 9, è la “Hon-en-Katedrall”.

Una madre di 26 tonnellate che accoglie al suo interno i visitatori, i quali, dopo aver trovato l’adito passando dalla vagina, si trovano di fronte una galleria di falsi eseguiti dal critico e scrittore svedese Ulf Linde, oppure la “panchina degli innamorati” collocata in un ginocchio; la testa, con un cervello di legno motorizzato per opera dello scultore Per Olof Ultvedt; possono osservare il planetario situato nel seno sinistro, usufruire del bar situato in quello destro, guardare il primo film di Greta Garbo proiettato nel braccio sinistro, per poi salire alcuni gradini ed uscire nella terrazza posta sul ventre della statua.

Bella e trasgressiva, sempre avvalendosi della presenza di Jean Tinguely, Niki de Saint Phalle spargerà ovunque le sue Nana, così come sorgeranno numerose altre opere, come la fontana dettadegli automi“, rappresentazione delle opere di ‪Stravinsky e situata nell’omonima‬ piazza vicino al Centro Pompidou di Parigi. “‪Le Paradis Fantastique‬” di Stoccolma, una serie di monumenti e sculture animate raffiguranti per lo più donne e animali. “Le Cyclop“, anche noto come “La Tête”, un’opera di oltre 22 metri che si erge maestosa nella foresta di Milly-la-Forêt. “L’Arca di Noè” a Gerusalemme, aperta al pubblico nel 2001 per arrivare agli ultimi progetti, che però non riuscirà a portare a termine: la “Grotta di Hannover” e il “Cerchio Magico della Regina Califia“, entrambi inaugurati nel 2003.

Le continue inalazioni di sostanze tossiche, derivanti dalla lavorazione di materiali nocivi dei quali si serviva, da anni le minavano la salute e il 21 maggio 2002, a causa di un enfisema polmonare, Niki de Saint Phalle se ne va; senza però aver mancato di far dono anche all’Italia del suo valore umano e artistico, con il mai abbastanza celebrato, “Giardino dei Tarocchi“.

Collezionista d’arte e designer, è Marella Caracciolo Agnelli, entusiasta del progetto di realizzare un giardino ispirato al parco Güell di Antoni Gaudí, nel 1978 le offre un possedimento in Toscana e nel 1998, quello che lei stessa definì come un «cammino della vita», si aprì al pubblico, un viaggio iniziatico tra statue ognuna delle quali è chiamata a rappresentare un particolare momento, una sensazione, un percorso ch’è forse anche il racconto dell’intera vita di Niki de Saint Phalle.
 

Niki de Saint Phalle
Hon en Katedrall

 

Niki De Saint Phalle
Nana

 

Niki de Saint Phalle
Fontana di Stravinsky

 

Niki de Saint Phalle
Giardino dei Tarocchi

 

Niki de Saint Phalle
Nana

 
 
 
 

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