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Disturbi nello Sviluppo: Stop a Smartphone e TV

 
 
Per disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), comunemente s’intendono la difficoltà di soggetti mentalmente e fisicamente nella norma, a leggere e scrivere in modo corretto, fino a significative difficoltà di ascolto ed espressione orale.

In maniera specifica rientrano nei DSA, la dislessia (disturbo della lettura), disgrafia disturbo della scrittura), disortografia (difficoltà a riportare in scrittura il linguaggio parlato), disturbo della compitazione (difficoltà di suddividere parole in sillabe) e discatulia (ritardo nello sviluppo delle funzioni che permettono la socializzazione).

I primi sintomi possono manifestarsi anche in età prescolare e generalmente rendersi evidenti nei primi stadi di acquisizione, tuttavia in alcuni soggetti favoriti anche dal contesto ambientale, i disturbi specifici dell’apprendimento potrebbero palesarsi durante l’apprendimento di abilità più avanzate.

Secondo le stime fornite dal Ministero dell’istruzione, negli ultimi 5 anni le segnalazioni di bambini con disturbo dell’apprendimento, sono aumentati complessivamente dell’1,4 %, con un accidentalità maggiore nei primi due anni di scuola media.

Aumento che riguarderebbe anche il disturbo specifico del linguaggio (DSL), di natura diversa, non compreso fra i DSA e più frequente nella fascia di età fra i 2 e i 6 anni.

Disturbi nello Sviluppo:I bambini non giocano più

Già nel 2009 il Consiglio Superiore dell’Audiovisivo francese, aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione perché i bambini al di sotto dei tre anni non fossero lasciati davanti alla televisione.
Da tempo, anche molti logopedisti stanno invitando i genitori a interagire maggiormente con i propri figli, aiutandoli così a sviluppare il linguaggio, ma soprattutto evitando loro di passare troppo tempo anche tra cellulari e videogame, ritenuti causa di un aumento di DSL.

I “grandi” non giocano, non ascoltano e non parlano con i “piccoli”, di fatto è questa la radice del problema e mentre gli adulti non alzano lo sguardo dal proprio smartphone, per i bambini – che sempre più piccoli ne posseggono uno – questi sono la nuova e silenziosa compagnia, che toglie loro fantasia, parola e capacità di socializzazione.

Proprio come la tv, davanti alla quale sono abbandonati perché non si ha più tempo e spesso neanche desiderio di stare con loro e magari, distratti dagli isterismi quotidiani, egoismi e dall’aver perso la capacità di comunicare, forse non ci accorgiamo neppure quanto sia assurdo e al contempo terrificante, ascoltare appelli che richiamino a riversare sui bambini, le nostre attenzioni.

Anna-Lise Ducanda, medico al Centro di salute materna e infantile di Esson, comune francese situato nella Bassa Normandia, basandosi sui risultati di un indagine condotta da un collega e pubblicata su “Le Figaro”, da mesi denuncia la pericolosità di una sovraesposizione agli schermi.

Ricordando che nel 2003 su mille alunni dell’asilo di Esson, le erano giunte 35 segnalazioni di bambini con difficoltà, la dottoressa avvisa che nell’ultimo anno e mezzo, le segnalazioni di bambini con gravi difficoltà, sono state 210.

«Non rispondono, sembrano lontani da ciò che li circonda», afferma la dottoressa Ducanda, aggiungendo che nei casi più gravi, il ritardo nello sviluppo «si manifesta con sintomi simili all’autismo».

Una situazione divenuta sempre più grave negli ultimi 15 anni e ascoltando i genitori dei bambini che hanno manifestato disturbi, il comune denominatore è stata appunto l’abitudine di tenere la televisione sempre accesa mentre i piccoli sono nelle vicinanze e un eccessivo utilizzo da parte degli stessi di smartphone o tablets.

Questo perché, oltre alle cause genetiche, una ripetuta sollecitazione degli stimoli visivi «rischia di invadere alcuni circuiti neurali destinati ad altre funzioni», spiega il Dr. Jean-Michel Pedespan, capo della Neurologia Unità Pediatrica dell’Ospedale dell’Università di Bordeaux.

La dottoressa Ducanda, fa notare come i bambini di origine africana, al ritorno da un soggiorno trascorso nel paese di origine, riportino benefici proprio per un uso limitato di tv e apparecchi digitali, confermando quindi, la possibilità per il bambino di tornare ad avere un sviluppo normale, a patto ovviamente che cambino le abitudini in famiglia.

Consuetudini tra l’altro, che percorrono trasversalmente la società, senza distinzione di rango, in quanto se è ovvio pensare come nelle classi sociali medio-alte, vi sia maggior probabilità di trovare smartphone e computer, la tv è presente anche nelle famiglie con difficoltà economiche e se oltretutto residenti in quartieri meno agiati, l’esterno sarà percepito come un pericolo per i bambini, che di riflesso passeranno le ore davanti allo schermo.

«Molti genitori sono in buona fede – ammette Anna-Lise Ducanda – ritengono utile prepararli al mondo digitale, ma è un errore che può portare a gravi conseguenze». Informazione e l’educazione sono la medicina, altrimenti quello che ci aspetta è «una generazione perduta», afferma la dottoressa, che per contrastare un fenomeno in continuo aumento, ha persino lanciato più appelli su youtube.
 
 
 
 

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