...

Tina Modotti, fotografie tra arte e politica

Tina Modotti, ca. 1920, San Francisco

 

La fotografia, proprio perché può essere prodotta solo nel presente e perché si basa su ciò che esiste oggettivamente davanti alla macchina fotografica, rappresenta il medium più soddisfacente per registrare con obiettività la vita in tutti i suoi aspetti ed è da questo che deriva il suo valore di documento. Se a questo si aggiungono sensibilità e intelligenza e, soprattutto, un’idea chiara sul ruolo che dovrebbe avere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato sia qualcosa che merita un posto nella produzione sociale, a cui tutti noi dovremmo contribuire.
Tina Modotti

 

La fotografia artistica e sovversiva di Tina Modotti

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, in memoria del tempo impressa come, Tina Modotti, interprete tra i più significativi dell’arte fotografica, nacque domenica 16 agosto 1896 nello storico quartiere di Udine, Borgo Pracchiuso, dal matrimonio, suggellato il 5 ottobre 1892, di Giuseppe Saltarini Modotti, carpentiere e meccanico, con la sarta, Assunta Mondini (1863-?), genitori per i quali fu terzogenita — accolta dopo Mercedes Margherita (1892-1965) ed Ernesto (1894-1898), egli secondo alcune fonti precocemente perito a causa d’impietosa meningite, per altre deceduto il 3 marzo 1918 in Austria — all’anagrafe registrandola il giorno susseguente e sacramento battesimale offrendole il 27 gennaio 1897, nominandone padrino il calzolaio anarchico-socialista, Demetrio Canal; nel corso degli anni la coppia donandosi gioia d’altre quattro creature: Valentina Maddalena, detta Gioconda (1899-1967), Jolanda Luisa (1901-1991), Pasquale Benvenuto (1903-?) e Giuseppe Pietro Maria (1906-?).
 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Al centro Assunta Mondini ed in senso orario, dall’alto: Jolanda, Mercedes, Tina, Giuseppe, Valentina Gioconda e Benvenuto

 
Frattanto però, precarie condizioni economiche, nel 1898, esortarono i Modotti a cercar fortuna oltrefrontiera, trasferendosi quindi in Austria e rientrando in territorio udinese nel 1905, allorché in cui Tina iniziò percorso scolastico elementare manifestando diligente impegno ed una volta dodicenne, trovando impiego presso lo stabilimento produttivo della fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser, nel mondo del lavoro entrò col responsabile intento di concorrere al sostentamento familiare, reso momentaneamente ancor più difficoltoso, dalla decisione del padre di avventurarsi in suolo statunitense nella speranza, rivolta ai propri cari, di scovarvi risorse; assenza durante la quale, ella s’affacciò altresì sul multiforme universo fotografico a merito dello zio paterno Pietro — professionista del settore, nonché titolare di uno studio — poi raggiungendo, alle soglie dei diciassette anni, l’espatriato genitore, a San Francisco, ivi riuscendo a procurarsi occupazione in una fabbrica tessile e, contemporaneamente, indole creativa esortandola a cimentarsi con la recitazione, dapprima esibendosi in spettacoli dilettantistici basati sulle opere degli insigni Carlo Osvaldo Goldoni (1707-1793), Gabriele d’Annunzio (1863-1938) e Luigi Pirandello (1867-1936) — dunque in prevalenza indirizzati ad emigrati italiani — poi, dopo esser convolata a nozze, nel 1918, con l’artista e scrittore RoubaixRoboDe l’Abrie Richey (1890-1922) ed aver traslocato a Los Angels, debuttando nel cinema muto, con un ruolo nel dramma tratto dal romanzo a firma Elizabeth Dejeans e diretto da Roy Clements, The Tiger’s Coat, uscito nelle sale a novembre 1920 e nei successivi due anni, partecipando al fil di medesimo genere, Riding with Death e nella commedia, I Can Explain, rispettivamente per la regia di Jacques Jaccard (1886-1960) e George Duane Baker (1868-1933).
 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti, Hollywood, 1920

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti nel ruolo di Maria della Guarda, nel film, The Tiger’s Coat, 1920

 
Terminata parentesi cinematografica, pur riscuotendo apprezzamento di critica specialmente con la pellicola d’esordio, tramite Roubaix, Tina Modotti fu avvicinata dal fotografo Edward Weston (1886-1958) e dalla di lui assistente, modella ed amica, Emma Caroline Youngreen (1886-1952) — più tardi al nome di Margrethe Mather ascesa all’olimpo dell’istantanea — nell’arco d’un anno diventando prediletta musa del maestro dell’obiettivo, il quale, sublimò femminilità immortalandone in più scatti la nuda sinuosità, finché da meraviglia non venne travolto e rapporto tramutandosi in passionale e clandestina relazione che, divenuta di dominio pubblico nel 1921, indusse De l’Abrie Richey a ritirarsi a Città del Messico, dove Modotti sopraggiunse in desiderio di riconciliazione l’11 febbraio 1922, unicamente però, incontrandovi il dolore per l’infausta sorte a cui solo due giorni prima, il consorte s’era dovuto arrendere spirando a causa del vaiolo.

Capitale dunque abbandonò, ritornandovi assieme a Weston — ed uno dei quattro figli dell’uomo — nel 1923, nell’auspicio di ricominciare esistenza da zero, la neo coppia iniziando frequentazione d’ambienti bohémiens allo scopo d’espandersi professionalmente, dacché la Modotti, oltre all’esserne adorata modella, avendo svolto per il proprio mentore mansione d’assistente di camera oscura, contabile e infine assistente creativa, indi insieme avviando uno studio specializzato in ritratti e girovagando nel Paese al fine di raccogliere immagini da destinare alle pagine di Idols Behind Altars, analisi storico-critica di Anita Brenner (1905-1974), scrittrice, giornalista, antropologa e, illustre studiosa e conoscitrice della civiltà degli Estados Unidos, coniatrice dell’espressione, Rinascimento Messicano, in riferimento al «rigoglio culturale favorito dalla rivoluzione».

Sodalizio artistico, in concomitanza con la conclusione del rapporto, s’interruppe ed inedite visioni agli occhi di Tina Modotti si schiusero allorquando ebbe modo di frequentare militanti comunisti e così peraltro riaprendosi a sentimenti, intessendo legami con esponenti del Partido Comunista, ossia il pioniere del muralismo messicano, Xavier Guerrero (1896-1974) — iniziandolo all’ideologia stalinista — il rivoluzionario Julio Antonio Mella McPartland (1903-1929) — unione bruscamente spezzata dalla morte dell’attivista ad opera di sicari mandati dal dittatore cubano Gerardo Machado y Morales (1871-1939) — ed il politico Vittorio Vidali (1900-1983), oltreché intrecciando profonda ed intima amicizia con la pittrice, ardente protagonista della scena politica nazionale e convinta femminista del Ventennio, Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (1907-1954), nel 1927 Tina attivandosi politicamente — a partire dall’iscriversi tra le file del PCM — e della ragion di Stato facendo prescelta sorgente da cui attingere fotografie, negli impegnati scatti mettendo a frutto e perfezionando quanto appreso in passato da Edward, perspicacia e maestria a lei in dote rendendola meritevole d’ufficialità fotografica nei confronti del movimento muralista, la Modotti eternando fra i vari “clic” le opere dei pittori social-realisti José Clemente Orozco (1883-1949) e Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez (1886-1957), di quest’ultimo accogliendo, sul terrazzo di casa, i festeggianti onori alla celebrazione che l’unì in matrimonio alla cara amica Frida nel 1929, medesimo anno durante il quale Tina si era trovata — il 10 gennaio — a patire una delle sofferenze più lancinanti, ovvero l’essere presente alla tragica fine del proprio compagno, assassinato da un antagonista politico, la Modotti subendone inevitabile trascinamento nella faziosa propaganda e per tal motivo declinando ruolo di fotografa formale del museo nazionale, mente volgendo a proposito di dedicarsi allo stimante documentare la possente fierezza delle donne dell’istmo di Tehuantepec, protagoniste di un’organizzazione matriarcale dal perfetto funzionamento socioeconomico, al punto da destare curioso interesse internazionale e la stessa Kahlo adottandone il variopinto abbigliamento.
 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Xavier Guerrero ritratto nella Exposición de Arte Popular Mexicana, tenuta a Los Angeles nel 1922

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti, Rose Messico, 1924[/caption
 
[caption id="attachment_17396" align="aligncenter" width="1000"]La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info Tina Modotti
Rivoluzione messicana: cintura per chitarra, falce e munizioni
Città del Messico, 1927

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Incontro dei Campesinos: Xavier Guerrero e Julio Antonio Mella
Jalapa, Messico, 1927

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Tecnica: macchina da scrivere di Julio Antonio Mella
Messico, 1928

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Donna con bandiera
Città del Messico, 1928

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti e Frida Khalo nel 1928: «Tina ha cambiato la mia vita».

 
Sabato 14 dicembre 1929, nella biblioteca dell’Universidad Nacional Autonoma de Mexico, Tina Modotti tenne consacrante esposizione individuale dall’eloquente titolo, La primera exposicion fotografica revolucionaria de Mexico!, inaugurata dagli interventi del interventi del il pittore e muralista, esponente del realismo sociale, José de Jesús ‘David’ Alfaro Siqueiros (1896-1974) e dell’oratore, saggista politico, Baltazar Dromundo (1906-1987); celebrativa mostra a distanza di pochi mesi dalla quale, l’autrice subì fermo ed immediata espulsione dal Messico con pretestuosa accusa di aver partecipato all’attentato contro l’appena eletto presidente, Pascual Ortiz Rubio (1877-1963) e dopo anni consumati riversando generante estro, dedizione e convinzioni, trasmutando in immagine la realtà, come fiera ferita Tina Modotti permise ad accadimento porre muro sul proprio cammino, solo saltuariamente nel seguente periodo regalandosi a macchina fotografica.

Sempre, quando le parole ‘arte’ o ‘artistico’ vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. Questo è dovuto sicuramente al cattivo uso e abuso che viene fatto di questi termini. Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente che io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell’effetto “artistico”, imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica.
Tina Modotti

 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Donna a Tehuantepec
Messico, 1929

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Tina Modotti
Le mani della marionetta
Messico, 1929

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
 

La seconda vita lontano dall’America

Allontanamento portò Tina Modotti a viaggiare in Europa, Oriente, a Mosca fermandosi in compagnia di Paul Higgins Stevenson (1904-1983), Pablo O’Higgins, pittore statunitense trasferitosi ventenne a Città del Messico — acquisendo cittadinanza — in volontà d’ammirare i lavori di Siquerios, Orozco e Rivera, di quest’ultimo divenendo assistente, collaboratore e fidato amico, tuttavia, nonostante lo spegnersi della Rivoluzione — deflagrata nel 1910 col proposito d’interrompere la dittatura militare del generale, José de la Cruz Porfirio Díaz Mori (1830-1915) e proseguendo un decennio, fin alla promulgazione della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani nel 1917 ed insediamento di Álvaro Obregón Salido (1880-1928) — egli ritenendo opportuno — dopo essersi a lungo nascosto quando nel 1925 il PCM venne messo al bando per un decennio — seguire la fotografa, peraltro durante la sua vita Pablo covando nel petto un ingombrante segreto, ovvero il ruolo di assistente procuratore generale del padre nella fucilazione del sindacalista e compositore statunitense — nato a Gävle nel 1879 — Joel Emmanuel Hägglund, Joe Hill, esecuzione attuatasi, dietro accusa d’omicidio di un commerciante, formulata su base indiziaria, il 19 novembre 1915, nello Utah, l’attivista di sé lasciando in missiva indirizzata a Bill Haywood (1869-1928), co-fondatore dell’Industrial Workers of the World e un membro del comitato esecutivo del Partito Socialista d’America: «Don’t mourn for me: organize».
 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Registrazione detenzione ed esecuzione di Joe Hill

 
La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Carlos Cortez (1923-2005)

 
Giunta a Mosca con O’Higgins, Tina Modotti pare sia stata assoldata dai servizi segreti sovietici in qualità di informatrice, compiendo quindi spionaggio in Francia ed in varie zone dell’Europa centro-orientale, ammantando incarico svolgendo mansioni d’infermiera volontaria al Soccorso Rosso Internazionale — associazione fondata nel 1922 e connessa al Comintern, organizzazione internazionale dei partiti comunisti, attiva dal 1919 al 1943) — in tale modo avendo occasione di affiancare il ragguardevole dottore canadese, Henry Norman Bethune (1890-1939), al cui ingegno va l’ideazione di veicoli medici deputati alle trasfusioni ematiche, eseguite nel 1937, nel corso del tragico assedio di Malaga condotto dalle milizie franchiste ed incoraggiate dal generale golpista, Gonzalo Queipo de Llano y Sierra (1875-1951), a sterminare persino i civili, in fuga attraverso l’unica strada plausibile, ovvero la litoranea in direzione Almeria, sulla quale poi si consumò un’immane, inumano e feroce massacro ricordato come, La Desbandà — vittime alle quali s’aggiunsero le persone decedute poiché sfiancate da chilometrica e sfibrante marcia, tra fame e spossatezza, a testimonianza diretta delle quali Bethune e colleghi, il cui coraggioso altruismo permise il salvataggio di molte vite, fra donne e bambini, il gruppo sanitario operando incessantemente per quattro intere giornate sotto i bombardamenti, al prossimo elargendone unica e preziosa documentazione fotografica.

Per tutta la pianura, fin dove poteva arrivare la vista, una lunga fila di esseri umani lunga 30 chilometri sfilava, come un enorme bruco con innumerevoli piedi, e alzava una nube di polvere che si estendeva fino all’orizzonte e arrivava fino alle montagne.
Norman Bethune

Dall’ottobre 1935 la Modotti si stabilì nella penisola iberica per all’incirca un quadriennio durante il quale — al deflagrare della Guerra Civile Spagnola fra Repubblicani e Nazionalisti, con vittoria di questi ultimi e susseguente instaurarsi della dittatura d’ispirazione fascista del Caudillo de España, o Generalísimo de los Ejércitos, Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde (1892-1975) — insieme a Vidali aderì alle Brigate Internazionali — unità militari costituite da volontari stranieri nel corso della belligeranza appena citata — ai rispettivi epiteti di battaglia ‘Maria’ e ‘Comandante Carlos’, all’avvio del regime la coppia riuscendo a rientrare nell’amata patria messicana sotto falsa identità, sul cui suolo Tina Modotti visse finché, il 5 gennaio 1942, cuore non smise di battere nel mentre in taxi, stava rincasando insieme a Vittorio, al termine di una cena fra amici consumata nell’abitazione dell’architetto svizzero, Hannes Meyer (1889-1954), nell’immediato le dubbie circostanze dell’improvviso decesso — mai del tutto chiarite — indirizzando più sospetti — fra i primi quelli sollevati da Rivera — nei confronti di Vidali, immaginandone movente nel considerare la compagna una rischiosa depositaria di quanto da lui messo in atto durante la guerra civile spagnola, come ad esempio la diceria che lo volle autore d’uccisione d’almeno quattrocento repubblicani avversi alla politica moscovita e ulteriore ombra avvolgendo la coppia nel reputarla coinvolta — seppure non vi siano inconfutabili certezze a riguardo — nell’omicidio del rivoluzionario e militare russo, Lev Trockij (1879-1940), materialmente assalito con una picozza dall’agente spagnolo naturalizzato sovietico Jaime Ramón Mercader del Río (1913-1978) e solamente un trimestre prima scampato a sicari stalinisti introdottisi nella sua casa, capitanati dal fervido propugnatore dell’Unione Sovietica José de Jesús ‘David’ Alfaro Siqueiros (1896-1874), medesime accuse calando anche su Rivera, in un secondo momento dichiarato innocente, nondimeno avendo accolto e sostenuto insieme alla moglie Frida, nel 1937, l’esiliato Trockij, ad avvenuta morte di Vladimir Il’ič Ul’janov, Lenin, (1870-1924), cacciato da terra e Partito Comunista Sovietico, per il suo osteggiare Iosif Stalin (1876-1953).
 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Diego Rivera (1886-1957), Arsenal, 1928
Tina Modotti raffigurata a destra con un cinturone tra le mani e sguardo rivolto a Julio Antonio Mella.

 
Nella torbida atmosfera d’infamanti insinuazioni, a tentare di mettere a tacere l’opinione pubblica riguardo all’imputazioni volte a Vittorio riguardo alla Modotti, furono gli struggenti versi di un componimento del poeta, diplomatico e politico cileno, Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, Pablo Neruda — in quel periodo console generale a Città del Messico — in parte incisi ad epitaffio sulla tomba di Tina Modotti, dirompente e dolce animo le cui fotografie — ad oggi gelosamente custodite all’interno dei più considerevoli musei e strutture del mondo — s’ergono a rara, urlante e caparbia testimonianza delle vicende che la rivoluzionaria artista volle catturare e riproporre senza filtro alcuno, in assoluta fede all’eloquente realismo delle stesse, all’umanità lasciando in dono femmineo tocco — allora di prerogativa maschile — di una fotoreporter zelantemente alla ricerca d’immagini da porre a simbolo di denuncia sociale, dalla strada e dalla quotidianità estrapolando gli emblemi del popolo a lei tanto caro, sia fotografandone l’attività e le manifestazioni, che fermandone in fotogramma strumenti di lavoro e parti del corpo ben precise — quali le mani e i piedi — per antonomasia collegati alla pratica lavorativa, ignobilmente privata della propria dignità nel mancato riconoscimento di qualsivoglia diritto — tanto da un punto di vista psico-fisico ed umano, quanto di gratificante elogio dell’operato — in Tina Modotti arte e vita fondendosi in un tutt’uno finalizzato al riproporre quanto portato ad obiettivo, parallelamente da esso irraggiandosi tramite personali visioni maturate vivendo, da primari scatti di nature morte la sua produzione elevandosi sullo sfondo della Rivoluzione messicana in maniera straordinariamente essenziale, pulita, autentica e meravigliosamente penetrante ogni sguardo a ritroso sulla storia, quella di un’indomabile ed intensa donna fedele a se stessa e la cui avventura nel 2005 tratteggiata in bassorilievo dalla fine mano del restauratore, Franco del Zotto Odorico — su commissione della Caritas della Diocesi di Udine — sulla facciata della casa natia, fra le cui mura vivace primo gemito comunicò al mondo la nascita di un’impareggiabile artista, adagiata ad imperitura memoria in scatti leggendari.
 

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.
Pablo Neruda, 5 gennaio 1942

 
Fra le molte amicizie dalla Modotti intrecciate, spiccarono personalità artistiche quali il fotografo ungherese Endre Ernő Friedmann, Robert Capa (1913-1954), lo scrittore e giornalista statunitense, Ernest Miller Hemingway (1899-1961), l’autore, saggista, drammaturgo, reporter di viaggi e poeta, John Roderigo Dos Passos (1896-1970) e Carl WilhelmGuillermoKhalo (1871-1941), padre di Frida, specializzato in foto di grandi opere architettoniche, industrie, chiese, strade e monumenti, alle quali s’aggiunsero parecchie di quelle scattate alla figlia — dall’infanzia all’età adulta — e Tina ispirandosi al suo stile minimalista, dalla vita cogliendo ogni occasione d’apprendimento per poi assorbirla e coltivarla in sé, a conferma di una mente ricca di sfaccettature e perennemente pronta ad evolversi sull’onda dell’arte, attentamente scrutandone le manifestazioni attraverso la natura, l’uomo e la storia, in ogni fotografia la Modotti palesando poetico istinto sovversivo nel trascinare gli altrui sguardi sulle ignobili miserie e limitanti paure con cui la società insensibilmente lega alcuni individui, relegandoli ai margini unicamente provvisti di fame, stanchezza, mestizia e disincanto, cupi angoli in cui Tina Modotti s’insinuò con riguardosa delicatezza, fermando l’attualità di quegli anni in significativi frammenti, dardi al petto al sol osservarne la gestualità degli “ultimi” elevata a metafora dell’ingiustizia, nel grido di un’indomita rivoluzionaria — ininterrottamente a caccia della verità e smaniosa di cambiamento — affidato al potente e rimbombante mutismo d’inestimabili opere.
 

La vita, dibattuta tra arte e politica, di Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti — Tina Modotti — donna e spirito libero, nonché interprete tra i più influenti della fotografia del Novecento • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info
Edward Weston (1886-1958), Tina Modotti, ‘The White Iris’, 1921

 
 
 
 

Skip to content