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Lego: il gioco dell’arte, da Sawaya a Zangelmi

L'intuizione di Ole Kirk Christiansen

Nathan Sawaya

 
 

Non è facile immaginare un avvocato trascorrere intere giornate a giocare con i mattoncini della Lego, eppure questo è quello che fa ormai da 14 anni Nathan Sawaya, da quando cioè, decise di abbandonare gli uffici del prestigioso Winston & Strawn LLP, il più antico studio legale di Chicago e tra i più importanti dell’intero pianeta, basti pensare che ha introiti annuali che superano gli 800milioni di dollari e attualmente, conta più di 900 legali e 2000 dipendenti sparsi fra Stati Uniti, Asia, Europa e Medio Oriente.

Numeri del genere rendono ancor più difficile pensare che qualcuno possa davvero abbandonare poltrona e professione, per cimentarsi con le pur mitiche costruzioni danesi e forse, il problema è una mancanza d’immaginazione che non permettere di comprendere come invece sia infinito il suo potere di creazione e trasformazione, cosa che evidentemente non riguarda Nathan Sawaya, non a caso Artnet, tra le piattaforme leader del mercato dell’arte, nel 2012 lo pose tra i primi dieci artisti più popolari del mondo e la sua mostra itinerante The Art of the Brick, definita “imperdibile” dalla CNN, continua ad attrarre milioni di visitatori, bambini e adulti che non hanno dimenticato.

Chiunque abbia dato sfogo alla propria fantasia costruendo treni, castelli, robot ed animali dalle forme spesso improbabili, non può che rimaner ammaliato e divertito dal talento di Sawaya, ben conoscendo quanto i mattoncini della Lego siano tutt’altro che di aiuto nel comporre figure plastiche, dunque sapendo anche quanto tempo, pazienza e capacità visive siano necessarie per portare a termine statue e sculture spesso di notevoli dimensioni, un esempio ne è la fiammante Batmobile del supereroe della DC, lunga più di 5 metri e composta da oltre mezzo milione di pezzi, per adesso inferiore solo alla colossale riproduzione di un Tyrannosaurus Rex che supera i 6 metri di altezza; impiegò più di tre mesi per portarlo a termine.
 

Lego, Nathan Sawaya, Batmobile

Lego, Nathan Sawaya, Tyrannosaurus Rex-min

 

Cresciuto in Oregon, Nathan Sawaya è nato nel 1973 a Colville, Washington, ed oggi si divide tra New York e Los Angeles dove possiede due atelier in cui sono custoditi oltre 6 milioni di mattoncini della Lego rigorosamente separati per forma e colore, mattoncini acquistabili in un qualunque negozio, quindi niente di speciale o di appositamente progettato per lui come le sue “creature” potrebbero far credere. Il fatto è che ha saputo trasformare il gioco in arte, così come sarebbe corretto affermare il contrario, perché quella che oggi è un’attività che lo ha portato ad esporre in musei e ricevere commissioni da ogni angolo della Terra, è stata la mera necessità di “staccare” dallo stress lavorativo a fine giornata ed anziché praticare sport, tuffarsi in letture o impratichirsi in qualche arte canonica, ha scelto di riprendere qualcosa che aveva palesemente lasciato in sospeso.

Il primo set della Lego lo ricevette quando aveva 5 anni e nei suoi ricordi c’è una casa come primo risultato, nulla che faccia saltare dalla sedia o che lasci intravedere un domani da professionista del mattoncino, ma qualcosa di non del tutto comune accadde qualche anno più tardi, quando cioè i genitori non esaudirono il suo desiderio di possedere un cane e di tutto punto, il piccolo Nathan decise di costruirsene uno a grandezza naturale.

Fantasia e senso creativo che non sono propriamente peculiarità del mestiere di avvocato e forse anche questo ha spinto Sawaya a rispolverare una scatola della Lego e viverne di nuovo la magia.

Comunque sia andata, non era nulla di più che un piacevole passatempo o almeno lo è stato finché non decise di aprire un sito con cui condividere la sua vecchia passione, le visite infatti andarono via via moltiplicandosi e con loro le richieste di sculture, tanto che un bel momento gli fu chiaro che il semplice svago poteva diventare un lavoro, non solo, poteva dargli un futuro da artista.

“Il giorno peggiore come artista è migliore del più bel giorno come avvocato”

Lego, Nathan Sawaya, Stairway

Ole Kirk Christiansen, la nascita della Lego

Quanto capitato a Sawaya in fondo, coincide perfettamente con la storia della Lego, in quanto anche lei è nata un po’ per caso, anche se preceduta da sfortunati eventi.
Il padre dei mattoncini è Ole Kirk Christiansen, testardo quanto geniale imprenditore nato il 7 aprile del 1891, era il tredicesimo figlio Jens Niels e Kristine, una famiglia povera che abitava a Sønder Omme, un piccolo paese della Danimarca meridionale che al tempo contava poco più di una cinquantina di abitanti, un villaggio, in cui a parte le poche case c’erano solo botteghe artigianali e campi agricoli.

Adolescente, Ole inizia a lavorare nella falegnameria del fratello maggiore Kristian Bonde e qualche anno più tardi, con un po’ di esperienza alle spalle, se ne scappa in Germania e poi in Norvegia dove riesce a guadagnare abbastanza da poter tornare in Danimarca e acquistare una bottega nella vicina Billund, città dove oggi ha sede la Lego e il famoso parco a tema, ma dovranno passare ancora degli anni prima di vederli sorgere.

Era il 1916 ed oltre ai risparmi, in Norvegia trovò anche l’amore, Kirstine Sörensen dalla quale ebbe i quattro figli Johannes, Karl Georg, Godtfred e Gerhardt, ma una morte prematura le impedirà di vedere realizzate le idee del marito.

In una domenica qualunque del 1924, lontano dallo sguardo dei genitori, Karl Georg e Godtfred entrarono nella falegnameria e per gioco, cominciarono a dar fuoco ai trucioli di legno. In men che non si dica, casa e bottega finirono distrutte dalle fiamme, solo per miracolo nessuno dei componenti della famiglia riportò ferite.

Christiansen non si perse d’animo e in poco tempo ricostruì un edificio ancor più grande, ma una nuova sventura stava per abbattersi e non solo su di loro. Sono gli anni della Grande Depressione e anche la Danimarca viene travolta. L’agricoltura crolla, gli ordini vanno man mano diminuendo e quando ormai i Christiansen stentavano a sopravvivere, ad Ole si accese la lampadina ed impostò il lavoro sulla fabbricazione di quei piccoli oggetti di uso quotidiano ancora alla portata di tutti: sgabelli, assi da stiro, supporti per le piante e piccoli giocattoli.

Nell’arco di un paio d’anni, quest’ultimi erano al centro della produzione, avevano modelli di automobili, barche, autobus, aerei, giochi dalle forme semplici quanto però curati e rifiniti in maniera inappuntabile, si dice avessero la stessa qualità dei mobili fin ad allora realizzati, non rimaneva che fondare formalmente l’azienda e trovarle un nome.

Nel 1932, fu indetto un concorso per questo, ma tra le tante proposte, Christiansen scelse la propria, una contrazione dell’espressione “leg godt”, letteralmente, gioca bene, era nata la Lego.

Tra i primi giocattoli prodotti, c’erano il treno e l’anatra che trainata da una fune apriva e chiudeva il becco, giocattoli che molti ricorderanno nonostante non abbiano posseduto a causa dell’età o possibilità.

Anatra LegoTreno LegoIl destino però non aveva del tutto placato il desiderio di mettere alla prova la tempra di Christiansen e nel 1942, un nuovo incendio, questa volta provocato da un cortocircuito e non da bimbi incauti, polverizzò tutto nuovamente, fabbrica e magazzino andarono distrutti, ma neanche a dirlo, Mr. Lego si fece forza, chiese prestiti, ricostruì ancora e ancora più in grande, quasi a sfidare la malasorte e due anni più tardi, sulle ceneri del vecchio laboratorio sorgeva un edificio di oltre 2300 m² in cui lavoravano quaranta operai.

La svolta avvenne nel 1947, quando contro il parere di tutti, Ole accantonò il legno per concentrarsi sulla plastica, acquistando un macchinario che da solo costava più di quanto l’azienda aveva guadagnato l’anno precedente e nel 1949.  Uscì la prima linea di mattoncini, la novità si rivelò però un fallimento, la plastica era vista vista come un materiale scadente, il giocattolo non piaceva eppure Christiansen, decise di espandere ulteriormente l’azienda senza dare ascolto ai figli, al mercato e persino alla ragione.

L’11 marzo del 1958, un’attacco di cuore si portò via Ole Kirk Christiansen, aveva 67 anni e non riuscì a vedere quanto la sua intuizione fosse corretta e come la sua tenacia nel concretizzarla avrebbe reso la Lego un’icona, ancor prima che un’azienda leader a livello globale e soprattutto, come i suoi mattoncini avrebbero dato divertimento a intere generazioni.

Lego, Ole Kirk Christiansen
“I bambini sono il nostro modello. Abbracciano la scoperta e la meraviglia. Apprendono in modo naturale. Queste sono qualità preziose che dovrebbero essere nutrite e stimolate per tutta la nostra vita.”

Lego Certified Professionals

Percorrere il proprio cammino anche a costo di credere ed inseguire qualcosa di apparentemente insensato, pone il fondatore della Lego tra quella moltitudine di donne e uomini, celebri e sconosciuti, che hanno cambiato il corso della storia, la vita di altre persone e tra queste, c’è chiaramente anche quella di Nathan Sawaya e con lui, altri sono quelli che hanno trovato la propria dimensione in quei mattoncini e sono i cosiddetti “Certified Professionals”, una schiera di appassionati diventati appunto professionisti riconosciuti ufficialmente come partner commerciali.

Sono quattordici e provengono da Australia, Belgio, Canada, Cina, Germania, Giappone, Norvegia, Singapore, Stati Uniti, solo per citarne alcuni, sono personaggi come il comico e imitatore Dirk Denoyelle, autore di numerosi ritratti e busti raffiguranti celebrità internazionali. Sean Kenney, considerato tra i migliori artisti del mondo, tanto che suoi lavori sono stati richiesti da Google, dallo storico negozio di giocattoli newyorkese FAO Schwarz e persino dalla JP Morgan. Ryan McNaught, creatore di navi, aerei, elicotteri tanto spettacolari quanto enormi, non si è fatto mancare neppure il Saturn V della NASA, 120mila pezzi per un’altezza di 5,60 metri. Georg Schmitt, professionista del mattoncino al quale il Musée Compa, museo francese che ripercorre la storia dell’agricoltura e affronta questioni a lei legate, dette incarico di realizzare un portafortuna per la riapertura del 2016, dopo due anni di stop per ampliamenti e ristrutturazioni. L’artista rispose con il TractoBrick, una copia a grandezza naturale del Claas Arion 460, 800mila pezzi per un peso di 3,5 tonnellate.
 

Lego, Dirk Denoyelle, Stanlio e Ollio
Dirk Denoyelle

 

Lego, Dirk Denoyelle, Dalí
Dirk Denoyelle

 

Lego, Sean Kenney
Sean Kenney

 

Lego, Sean Kenney
Sean Kenney

 

Lego, Sean Kenney
Sean Kenney

 

Lego, Ryan McNaught
Ryan McNaught

 

Lego, Ryan McNaught
Ryan McNaught

 

Lego, Georg Schmitt
Georg Schmitt
Anche l’Italia può vantare un suo rappresentante, sarebbe stato triste continuare a saperla fuori dal gioco ed a sopperire alla mancanza, ci ha pensato Riccardo Zangelmi, un giovane classe 81, nato a Reggio Emilia.

Da grande farò l’ingegnere…con i Lego. Questo sognava fin da bambino, quando la fantasia lo portava a viaggiare in un futuro in cui un po’ ingegnere e un po’ artista, lo sarebbe diventato davvero.

Spesso e volentieri, il corso della vita è fatto di strade bianche, talvolta tortuose, tutt’altro che brevi e trovare quella giusta per raggiungere il proprio traguardo non è affatto facile, a volte però la fortuna premia davvero la volontà e tutto cambia all’improvviso grazie ad un’incontro, una parola detta, oppure un gesto che diventa scintilla di accensione ed è così che è andata a Zangelmi, regalò al nipote una scatola della Lego.

Con alle spalle un diploma di perito agrario, fin ad allora aveva lavorato come giardiniere ed a 28 anni, decise di tornare ad esplorare l’universo di quand’era bambino. Ovviamente non mancarono critiche ed ironie, ma non trascorse troppo tempo perché iniziasse a prender parte a fiere ed esposizioni, esponendo le sue sculture e una in particolare fu menzionata anche da giornali esteri, si trattava di un modello in 3D composto da 9000 pezzi, per la cui costruzione Zangelmi impiegò 15 giorni. Era la riproduzione della litografia “Relativity” di Maurits Escher, fu esposta per quattro mesi a Parma, all’interno della mostra dedicata all’artista olandese.
 

Lego, Riccardo Zangelmi
Riccardo Zangelmi

 
La sua creatività finì per essere notata dagli osservatori della Lego e nel 2015 iniziò a collaborare con l’azienda danese, diventando Certified Professional l’anno successivo. Nello stesso anno anno fonda la BrickVision, società che progetta e realizza modelli per aziende, privati ed eventi come il Build the Change tenutosi a Milano nel 2016, occasione che vide Zangelmi impegnato a costruire la scultura simbolo della manifestazione, due gigantesche mani costituite da 130mila mattoncini, unite a custodire un alberello.

“Oggi non basta sognare – scrive l’artista emiliano sul sito della BrickVision – oggi serve il coraggio di sognare e non smettere mai” e forse è questo il filo conduttore che unisce tutti loro, il fatto di non aver perso la meraviglia del bambino, esuberanza e leggerezza che troppo spesso lasciamo che vadano spegnendosi con il tempo, allontanandoci da noi stessi come dai bambini.
 

Lego, Riccardo Zalgelmi
Riccardo Zalgelmi

 

Lego, Riccardo Zalgelmi
Riccardo Zalgelmi

 

Lego, Riccardo Zalgelmi
Riccardo Zalgelmi

 
 
 
 

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