60 immagini dei 10 laghi fra i più affascinanti del Pianeta
La natura è capace di tali meraviglie, che a volte si direbbero impossibili e solo opera di qualche pittore surrealista, autore di mondi lontani dove forme e colori danno luogo a paesaggi fantastici: deserti, montagne e laghi di straordinaria bellezza. In questo breve viaggio vedremo proprio quest’ultimi, alcuni fra i più affascinanti specchi d’acqua del Pianeta, laghi che cambiano colore, altri dagli effetti irreali ed altri dove il mondo appare sottosopra.
3 laghi dalla Bolivia:
Salar de Uyuni, lo specchio del cielo
Non certo l’unico motivo per il quale intraprendere un viaggio in Bolivia, il ‘Tibet del Sudamerica’ è infatti un paese ricco di cultura e tradizione, ma sicuramente il Salar de Uyuni rappresenta una metà imperdibile. Si tratta della più grande distesa di sale esistente sulla Terra ed è situata sull’altopiano andino meridionale della Bolivia, a 3.650 metri di quota.
Come ogni salina sarebbe un lago o uno stagno, se solo non si trovasse in zone dove l’evaporazione è maggiore delle precipitazioni. La superficie del Salar de Uyuni, presenta inoltre numerose buche, le cosiddette ojos de salar, ovvero dei fori dai quali fuoriesce l’acqua sottostante ed in particolari condizioni di luce risultano impercettibili alla vista, rischiando quindi di essere un pericolo per chi le attraversa, dato che possono raggiungere anche i 2 metri di profondità.
Il massimo effetto si ha durante la stagione delle piogge, quando la superficie viene ricoperta da un leggero strato d’acqua che restituisce la surreale sensazione di un paesaggio speculare.
Con i suoi 10.582 km² di estensione, si stima che il Salar de Uyuni contenga qualcosa come 10 miliardi di sale, ma non solo, è infatti uno dei più importanti giacimenti di boro, magnesio, potassio e litio, solo per quest’ultimo minerale, indispensabile per la produzione di pile, sembra che rappresenti il 43% delle riserve mondiali.
Laguna Colorada e Laguna Verde
Situata nella parte sudoccidentale e ad un’altitudine di 4.278 metri, si trova invece la Laguna Colorada, un’altro magnifico lago salato capolavoro dell’astrattismo. Ha una superficie di 54 km² e si trova all’interno della Riserva Nazionale della fauna andina di Eduardo Abaroa e l’alta concentrazione di sali coma tetraborato di sodio e i pigmenti rilasciati da particolari specie di alghe, contribuiscono a dare all’acque un’arcobaleno di colori che spazia dal rosa pastello, al blu, passando per il verde e un bianco candido come neanche la neve. A render ancor più favolesco e suggestivo il luogo è la presenza di fenicotteri, i quali, indisturbati da predatori trovano cibo in crostacei e quelle stesse alghe che donano loro i caratteristico piumaggio.
Molto più piccolo dei precedenti laghi, è Laguna Verde, specchio d’acqua situato negli altopiani del Potosí, a 4.300 metri sopra il livello del mare e a fargli da cornice il maestoso Licancabur, un vulcano di 5.920 metri sul livello del mare, il cui nome, a dispetto dell’imponenza, significa ‘collina del popolo’.
Laguna Verde ha una superficie di 5,4 km² e le sue acque, con tonalità che variano dal turchese ad un brillante verde smeraldo, possono scendere oltre i 50° C sotto zero a causa dei frequenti venti gelidi, ma rimangono comunque allo stato liquido ed il motivo è dato dalla particolare composizione chimica. Dietro a tanta bellezza infatti, si nasconde una miscela di magnesio, carbonato di calcio, rame, piombo e arsenico, un cocktail che unito all’alto tasso salino e all’alcalinità, non ha impedito ad alcune specie di microrganismi estremofili di far di queste acque il loro habitat.
Il Lago delle Meduse
Eil Malk, è una delle principali isole che vanno a formare le Chelbacheb, altrimenti note come Rock Islands, un’arcipelago per lo più disabitato, situato nella laguna meridionale della Repubblica di Palau, in Micronesia. Immerso nel verde dell’isola, si trova il Jellyfish Lake, ovvero il Lago delle Meduse, considerato patrimonio mondiale dall’UNESCO.
Si tratta di un lago salato, in quanto è collegato al mare attraverso fessure e gallerie che si sono formate nella roccia calcarea, ma è rimasto da esso indipendente tanto quanto è bastato perché venisse a crearsi uno specifico ecosistema, divenuto perfetto per le cosiddette meduse d’oro e meduse della luna, specie che nel corso dell’evoluzione sono andate a sviluppare delle peculiarità che le rendono uniche.
Il Lago delle Meduse, che misura circa 57.000m² per una profondità massima di 50m, risale a circa 12mila anni fa. Si formò durante l’ultima era glaciale, quando il livello degli oceani s’innalzò e le acque filtrarono fino a formare questo specchio d’acqua. Nel momento in cui avvenne il processo inverso, i piccoli ospiti vi rimasero come intrappolati, trovandosi a vivere in un ambiente privo di predatori e nel tempo, questo fattore le ha rese innocue, hanno infatti perso la loro tipica capacità urticante, per cui è possibile immergersi e farsi circondare da esse senza correre alcun pericolo.
Entrambe le famiglie di meduse si nutrono di zooplacton e come suggeriscono dai nomi, le meduse d’oro tendono a muoversi durante la luce diurna trovando poi riposo con il calar del Sole, viceversa, le sorelle si svegliano col salir della Luna e giungono in superficie in cerca del loro cibo preferito, i copepodi, piccoli crostacei presenti sia nella acque marine che in quasi tutti gli habitat dulciacquicoli. Negli ultimi anni purtroppo, a causa delle scarse precipitazioni dovute ai cambiamenti climatici, è stata osservata una forte diminuzione delle meduse, tuttavia esiste la speranza che possano rigenerarsi qualora le condizioni meteorologiche tornino su valori vicini alla norma.
L’unicità di questo lago, in lingua locale conosciuto come Ongeim’l Tketau, il quinto lago, è data anche dalla composizione, esso è infatti formato da due strati con caratteristiche chimiche ben diverse. A differenza dei primi 15/20 metri di profondità rispetto al livello del mare, in cui è presente l’ossigeno, oltre tale soglia questo è praticamente assente ed ha inizio lo strato, appunto, anossico, costituito da idrogeno solforato, particolarmente nocivo per l’uomo.
I cristalli del Lago Baikal
Con una superficie di 31.722 km², una profondità che nel punto massimo supera i 1.600m e un volume totale di 23.615 km³ (circa il 23% delle acque di superficie), Il Baikal è uno dei più colossali laghi presenti sul Pianeta. La storia di questo lago, il cui nome nella lingua dei mongoli e dei buriati significa Mare Sacro, risale a ben 25mila anni fa ed è legata a leggende, avvistamenti di oggetti non identificati, strane creature sospese sulle sue acque. Ma non sono queste e neppure i numeri da record a farne un luogo mistico e di straordinaria bellezza, quanto la sua stessa natura.
Il Baikal si trova nella Siberia meridionale, completamente circondato da montagne ed il suo fascino è legato all’opulenta biodiversità presente, il lago ospita infatti oltre 1000 specie vegetali e 2500 animali, ma soprattutto agli effetti spettacolari che regalano le sue acque. Ogni primavera la superficie inizia a creare crepe dalle quali lentamente s’innalzano imponenti lastre di ghiaccio, dalle sembianze simili a quelle di giganteschi cristalli monolitici andati in frantumi. Si stagliano sull’enorme distesa giocando con Sole e riflessi conferendo al paesaggio un aspetto unico, extraterrestre, fin quando o al completo ritorno uno stato liquido.
Altro evento molto particolare è il cosiddetto ‘fenomeno Baikal’, un tempo attribuito a presenze o atterraggi UFO. Si tratta di misteriosi quanto perfetti cerchi (da alcuni erroneamente scambiati per quelli eseguiti dall’artista Jim Denevan!) che vanno a formarsi in superficie. Solitamente hanno un diametro compreso fra 5 e 7km e per un certo periodo tempo gli scienziati hanno attribuito la loro formazione al metano, di cui il bacino dispone un’elevata quantità. Secondo le ultime ricerche sarebbero invece dovuti all’aumento del flusso verticale dell’acqua, dal fondo alla superficie e viceversa. Il ghiaccio va così scomparendo nei punti in cui si generano correnti circolari simili a vortici lasciando quindi inalterata la parte centrale.
Le bolle di ghiaccio del lago Abraham
Il lago Abraham si trova nella provincia canadese di Alberta e a prima vista non avrebbe nulla di speciale. Si tratta infatti di un bacino artificiale creato nel 1972, con la costruzione della diga Bighorn, adibita a contenere le acque del fiume Saskatchewan. Deve il suo nome agli studenti della città, ai quali fu chiesto di trovare un personaggio di valore storico cui dedicare l’opera e la scelta cadde su Silas Abraham, tra i nativi Nakoda che primi abitarono le pianure di Kootenay.
Eppure, dalla sua nascita il lago Abraham divenne presto meta di fotografi provenienti dal tutto il mondo e non perché, sebbene sia frutto dell’ingegno umano, il colore dell’acqua è del tutto simile a quello dei laghi glaciali naturali, quanto piuttosto per le bolle di ghiaccio che vanno a formarsi durante la stagione invernale.
Dalle profondità del lago, il materiale organico in decomposizione rilascia quantità di idrocarburi semplici, i quali iniziano a risalire verso l’alto e una volta giunti a una distanza esigua, congelano. Le persone più temerarie possono anche avventurarsi in passeggiate sul lago ottenendo un triplice effetto. Innanzitutto potranno vedere il formarsi di centinaia di bolle proprio sotto di loro, ne udiranno l’echeggiare dei colpi con la superficie ghiacciata ed infine, proveranno il brivido di camminare sopra una lastra quasi del tutto trasparente, sfidando quindi la sensazione del vuoto.
Anche in questo caso, il riscaldamento globale ha reso il lago Abraham fonte di preoccupazione. La scarsità di pioggia e soprattutto la totale mancanza di neve che funga da copertura e protezione al ghiaccio, crea condizioni per cui le bolle potrebbero letteralmente esplodere con l’arrivo della stagione calda e l’innalzamento delle temperature.
Lago Hillier, il confetto rosa dell’Australia
Il lago Hiller è situato nei pressi della costa di Middle Island nell’arcipelago di Recherche, a sud dell’Australia occidentale e nonostante non sia l’unico lago rosa presente nel paese, è il solo a raggiungere un tale grado di omogenea intensità.
E’ lungo circa 600m per una larghezza di 250m ed è stato documentato per la prima volta agli inizi del 1800 da un esploratore della Royal Navy e dopo decenni di ricerche scientifiche, seppur con rebus ancora da risolvere, gli ultimi studi attribuiscono l’inalterabile e sontuoso colore, alla simultanea presenza di alobatteri e di alghe appartenenti alla specie Dunaliella salina, entrambi caratterizzati dalla capacità di vivere in ambienti particolarmente ricchi di cloruro di sodio.
Chiunque sia il responsabile, ha creato un gioiello e lo ha incastonato nel verde della fitta vegetazione, composta per lo più da eucalipti e da arbusti appartenenti alla famiglia delle malaleuche, separandolo con un sottile lembo di terra dal profondo blu delle acque dell’oceano, regalando così un colpo d’occhio straordinario.
Le acque lago Hiller sono prive di pesci e per quanto bizzarro sia il colore, non hanno alcun effetto negativo sulla salute umana, sono dunque del tutto innocue.
Il letale lago Natron, paradiso dei fenicotteri
Il lago Natron è situato nella Tanzania settentrionale, nella Rift Valley africana non distante dai confini con il Kenya, un’ampia depressione dove fra specchi d’acqua e vulcani si formano panorami d’indiscutibile fascino.
Ha una superficie di circa 600 km², con una larghezza variabile in base alla stagione delle piogge, mentre la profondità non supera i 3 metri e la caratteristica principale sono le sue acque, tinte di un rosso scuro interrotto da pennellate bianche che formano striature, oppure piccoli e grandi vortici posti l’uno accanto all’altro.
Colori e sfumature frutto di un’elevata concentrazione di minerali e di un alto tasso di evaporazione, una combinazione che dà luogo ad un tale aumento dei livelli di salinità da favorire un rapido prosperare di colonie di microrganismi, fra i quali troviamo i cianobatteri. Traendo nutrimento dalla luce solare attraverso un fenomeno del tutto simile a quello della fotosintesi clorofilliana, questi batteri contengono un pigmento ch’è il principale responsabile delle gradazioni di rosso che contraddistinguono il Natron.
La loro presenza fa sì che nel periodo che va da giugno a ottobre, le rive del lago siano invase da milioni di fenicotteri rosa; il raffinato pennuto è infatti goloso di cianobatteri, ma soprattutto sa che nessun predatore lo disturberà durante il banchetto, tanto è vero che è tra le mete preferite per la riproduzione ed il motivo è semplice quanto terrificante.
Come Medusa trasformava in pietra chiunque ne scrutasse lo sguardo, egual potere appartiene al lago. Come suggerisce il nome è composto da grandi quantità di carbonato deicaidrato di sodio (Na2CO3·10H2O), una sostanza naturale appunto detta natron, un tempo utilizzata per la mummificazione e che rende le acque particolarmente caustiche, possono infatti raggiungere un PH di 10.5 laddove le temperature superano abbondantemente i 50°C. Sono quindi letali per quasi ogni forma di vita, solo pochi organismi estremofili riescono sopravvivere.
La leggenda secondo cui le acque del lago siano in grado di trasformare gli esseri viventi in spettrali statue di pietra, non è del tutto falsa, ma il fenomeno è dovuto al fatto che i malcapitati animali, dopo esser entrati in contatto con le acque del lago e aver trovato la morte, non vanno in decomposizione proprio a causa dal natron, che in passato era infatti utilizzato per la sue proprietà disidradanti, durante il processo dell’imbalsamazione.
I fenicotteri, rappresentano l’unico animale in grado di vivere in un ambiente così ostile, grazie ad uno strato corneo che funge da barriera protettiva, sono immuni dagli effetti catastrofici del carbonato deicaidrato di sodio e l’infernale lago, è per loro un vero e proprio paradiso.
La foresta subacquea del lago Kaindy
Il lago Kaindy si trova nella catena montuosa di Tian Shan, all’interno del Parco Nazionale dei Laghi Kolsai, in Kazakistan. Il suo nome significa ‘pieno di betulle’ e si formò a seguito di una frana calcarea provocata dal disastroso terremoto Chon-Kemin del 1911. Il crollo fu di tale entità che andò a formare una diga naturale bloccando il corso del fiume, trasformando la conca nel mirabile lago.
Circondato da pendii rocciosi, il lago Kaindy è situato a 2000 metri sopra il livello del mare, si distende per circa mezzo chilometro con una profondità massima di 30 metri ed è proprio nelle turchesi acque che nasconde la sua meraviglia.
Quando cui ebbe luogo lo smottamento, insieme a fango e rocce, decine e decine di autoctoni Abeti Rossi di Schrenk furono sommersi dalle acque, ma data la temperatura glaciale delle stesse, che difficilmente superano i 5°C, le piante vennero letteralmente ibernate, per cui anziché andare incontro al normale decadimento organico, si sono perfettamente conservate.
E’ quindi possibile osservarne i tronchi ergersi sulla superficie come alberi di vecchi velieri, mentre le folte chiome creare una magica foresta subacquea, regalando uno spettacolo unico al mondo.
La magia dei laghi di Flores
In Indonesia, fra le terre emerse dell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda, vi è Flores, un luogo incantevole incorniciato da una natura rigogliosa e incontaminata, dove l’antica tradizione, continua a vivere nei piccoli villaggi dove le lancette del tempo sembrano essersi fermate.
Una miscela di culture e paesaggi deliziati da alberi da frutta, foreste di pini, spiagge mozzafiato, fondali marini con una impressionante varietà di coralli e ad impreziosire ulteriormente l’isola, il maestoso vulcano Kelimutu. Con i suoi 1.639 metri sul mare, si trova vicino alla città di Moni, l’ultima eruzione risale all’estate 1968 e la caratteristica principale che lo ha reso noto in tutto il mondo, sono però i tre laghi sommitali dai colori sgargianti e mutevoli.
In pochi mesi questi specchi d’acqua sono in grado di cambiar d’abito svariate volte in modo del tutto indipendente e senza che uno vada ad influenzare l’altro. Passano dal bianco al rosso, dal celeste al verde, dal blu intenso al nero e i geologi non hanno ancora risposte certe, anche se la motivazione più probabile a tale fenomeno, sembra essere la diversa concentrazione degli ioni di origine idrotermale – alluminio, ferro, rame e zolfo – e dalle piogge che li diluiscono.
I 3 crateri sono anche protagonisti dell’ancestrale leggenda sul destino delle anime. Essi rappresentano il Lago degli Anziani (Tiwu Ata Mbupu), il Lago dei Giovani e delle Fanciulle (Tiwu Ko’o Fai Nuwa Muri) ed infine il Lago Stregato (Tiwu Ata Polo), quello maggiormente camaleontico. Secondo le credenze locali, quando una persona muore l’anima raggiunge l’apice del vulcano ed in base all’età e alla vita condotta, si getta nel “proprio” specchio d’acqua.
Furono scoperti nel 1914 da una troupe di geologi olandesi, i primi a stupirsi del fatto di aver trovato i laghi con veste bianca, blu e rossa, per poi riscoprirli poco più tardi con colori differenti.
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