Mirela Stillitano
Non amo dire molto, credo che l’autocelebrazione sia ridicola e svilente, come trovo anche strano dover parlare di me in terza persona, elencando tutta una serie di riconoscimenti. Le cose più importanti di me si trovano nei miei testi.
Ho pubblicato nel maggio 2015 una silloge poetica dal titolo “L’amore immaginato, cantato alla luna” con Leonida Edizioni. Ne sono felice, è il mio primo tentativo in poesia, come tale imperfetto, credo, ma non smetto di sentire la tensione viva ad andare oltre.
Scrivo da quando ero preadolescente, come risposta ad un istinto insopprimibile di provare a dare luce alle numerose zone avvolte dal crepuscolo della mia avventurosa vita.
Amo dire che sia stata scritta da un destino colpevolmente ubriaco, con una pessima conoscenza della grammatica e della logica narrativa, che ha messo alla rinfusa personaggi, cancellandoli a metà della storia e confondendo spesso virgole e punti. Ho un’anima terribilmente logorroica, che non può fare a meno di comunicare attraverso la poesia o il racconto, sogna mondi lontani e dà loro forma, in modi che spesso sorprendono anche me.
I miei meriti, ove ve ne fossero, sono tutti qui.
Il mio talento, se esiste, appartiene a chi lo sa riconoscere.
Opere Pubblicate:
L’amore immaginato, cantato alla luna
‘L’amore immaginato, cantato alla luna’ è un titolo nato qualche anno fa, una sera che guardavo la dama pallida nel cielo, come facevo da sempre, quasi fosse un gesto rassicurante e consueto, che compivo prima di andare a dormire. Devo averla guardata troppo a lungo, devo averle posto qualche domanda, deve avermi ascoltata, perché dopo quella notte ho ritrovato le parole perdute, quelle che per tutta la vita avevo cercato, pur avendone in quantità spropositata, così tante da prestarne e regalarne anche agli altri. […] (Dall’introduzione dell’autrice)