Antonio Asmodeo
Mi chiamo Antonio Asmodeo. Sono nato a Napoli nel ’76. Dopo l’Università ho girato un po’ qua e là. Volevo provare a conoscere le cose, senza armatura. Ho vagato tra Colombia, Venezuela, Marocco, Francia e Nepal. Ora ho un lavoro da impiegato, e faccio la guida Fai in Lombardia, dove mi sono riposato dalla lunga traversata. E soprattutto scrivo! Non scrivo da sempre. Ho iniziato a scrivere quando la non scrittura è stata così pazza da insinuarsi in ogni mio sguardo. Guardo con passione i grandi maestri Americani: per la Poesia come per il Racconto. Da Withman ad Ames, da Carver a Frank O’Hara. Ho un momento preciso per scrivere. Di notte. Non faccio schemi. Scrivo ciò che sento cercando di restare onesto. Quando qualcuno mi chiede perché scrivo, rispondo di non sapere. Ma non vuol dire che scrivo senza pensare. Vuol dire che scrivo ciò che vedo. E ogni volta vedo cose diverse. A volte mi piacciono, a volte no. In entrambi i casi scrivo. La poesia non è una questione Estetica, e a meno che tu non sia un Parnassiano, vale sempre la pena di esprimerla. Non amo molto il panorama letterario Italiano. Lo considero vezzoso, costruito, imprigionato nei virtuosismi retorici, autocelebrativo, piagnucolone. Retaggio di una poesia che non sa più interpretare le angosce e le frustrazioni dell’epoca odierna. I poeti in Italia parlano da sempre di amore…amore…un’ invenzione! La vita è piena di altre emozioni, e di sentimenti più nobili. Le strade sono piene di amori mai raccontati, volendo ce ne sono sempre di migliori di quelli costruiti ad hoc dal poeta. Che molto spesso bara. La sofferenza è più intima, lo squallore più sincero, “l’inconveniente di essere nati” un’indagine più intensa. Non tutti sanno raccontarlo! La maggior parte sceglie una buona storia d’amore e la racconta. La letteratura è avida. Vuole che si paghi un pegno. Tutto qua. Credo nel genere letterario del racconto, credo nella proso-poesia. Carver amava dire che chi scrive, dovrebbe poter entrare ed uscire in un batter d’occhio, senza sporchi trucchi. Ho un progetto: scrivere un romanzo sull’azienda dove lavoro. Sono un esordiente sembra. Non ho mai vinto nulla perché non ho mai partecipato a nulla. I poeti non dovrebbero gareggiare. I cavalli lo fanno, hanno la cavalcata e uno stile unico. Sono nati per vincere o perdere, mentre altri animali dalla tribuna applaudono o imprecano. Questo è, a grandi linee, ciò che so di me! E in verità tutto ciò che di me posso dire. Il resto è nei mie versi, ed è la parte più sincera.