
“Di seggiole e poesie”, di Claudia Brugna
Di seggiole e poesie
di Claudia Brugna
Le ricordo ancora, le seggiole, rivolte alla strada di paese e ricche di compagnia, linee semplici di legno lisciato a mano, schienali generosi e cerati.
E la consistenza…
Era quella di una volta, di braccia forti dal lavoro onesto, di schiene stanche ma serene, curve ma dignitose, anziane ma rispettate.
Loro, le seggiole, vere protagoniste della breve serata che precedeva la preghiera notturna, allineate oltre gli usci, sempre aperti e fiduciosi, rivolti al campanile.
Donne affaticate e sorridenti, discorsi limpidi e concreti, parole di pane e l’immancabile ventaglio di pizzo decorato.
Gli uomini all’ultima pagina del quotidiano. Erano ancora due, i colori politici, solo un paio di estremi nei quali inserirsi faticosamente, mediando con la parola di Cristo.
C’eri anche tu, nonna, su quelle seggiole, io sulle tue gambe a bagnarti il vestito con il ghiacciolo rosso e tu, sempre rassicurante, mi regalavi un soffio d’aria dal tuo ventaglio spagnolo. Nonno Ernesto mi “trotterellava” sulle ginocchia cantandomi “Barbamilù, Barbamilà” ed i suoi occhi azzurri trasudavano dolcezza.
Passavo continuamente dal tuo grembo al suo, dalla tua maternità alla sua tenerezza, dal tuo altruismo alla sua saggezza.
Ricordarvi insieme mi riempie d’infinito.
I vostri sguardi, posati mille volte sui figli e sulle difficoltà, hanno sempre saputo guardare avanti, senza miti, ma costruiti sulla fede, sull’amore e sulla carità.
Vorrei essere ancora lì, nonna, nelle tue braccia calde e sotto i vostri sorrisi, così sicura e protetta come sapevi farmi sentire tu, anima buona, custode d’affetto e bonarietà.
Ora sei una piuma leggera, nonna, una fragile piuma bianca troppo esile per reggermi ancora sulle ginocchia…
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