
“Riunione di condominio”, di Antonio Asmodeo
Adolfo Wildt (1868-1931), Il prigione, 1915, marmo, Collezione privata
Riunione di condominio
di Antonio Asmodeo
Ieri alla riunione di condominio
C’era un sacco di gente
Ognuno con la propria sedia.
Ordinati,
sui nostri culi
come una messa di fedeli,
nel lungo viadotto del garage.
E tutti ci ignoravamo
fino al giorno prima.
E ora sorridenti
ci guardavamo contenti.
Avevamo bisogno,
l’uno dell’altro.
C’erano i furbi.
I belli.
I brutti.
Gli amanti.
I fuggitivi.
Gli interessati.
Tutti in attesa del grande voto.
Poi il pelato ha parlato.
Era il vicecomandante.
Ordini del giorno.
E io mi sono appisolato.
Perché ero lì?
Di cosa avremmo deciso,
noi tutti
seduti in un garage
dall’odore di amuchina?
Con mille deleghe
e le pantofole di gomma
e le sedie di plastica
giocando a comandare il mondo,
nella piccola corte dei fiori,
dove i topi stanno nei giardini
e i gatti sui tetti,
e gli scarafaggi invadono la città.
Avremmo licenziato il capo
che cinque anni prima
aveva fatto licenziare l’altro capo
e prima ancora l’altro.
E l’avremmo crivellato
tutti insieme
tutti d’accordo
come una grande armata
perfettamente allineato.
Continuando a cercare
fieri,
il prossimo bersaglio
un altro capo da sparare.
E anche noi saremmo spariti.
Prima o poi
ci saremmo sparati
odiandoci di più
in quel fottuto garage
dove le decisioni sono sempre sbagliate
dove l’errore siamo noi.
Mentre ci amiamo
Per un altro assassinio
sulle nostre sedie
Nell’immenso viadotto delle guerre perse.
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