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“E giunse il Tempo”, di Libero Alearno

Robson Hatsukami Morgan, Mammoth Creek, California

 
 

E giunse il Tempo

di Libero Alearno

 

Ricordi quando nati invecchiati,
giocavamo a guardielladri?
E la pioggia era il miglior vino
e il fiume acquasantiera,
esotico lido, libertà sfiorata
dop’ogni corsa a perdifiato
sotto finestre dormienti di vicoli
di muffa e di pane fragranti,
sentieri alla Luna
umidi e trasognanti,
al piombar del Sole
troppo erti e troppo ardenti…

A volte svanivamo come il vento,
altre morivamo dentro,
e svaniva l’innocenza mai avuta,
in anelli di fumo
una birra bevuta
e a metà frantumata,
cristalli a terra riflessi
del domani ignoto e ignorato,
infine perduto
nell’ebrezza d’immanente malinconia.

Ricordi quando persi e trovati,
fidavamo sulle Stelle?
Blandi lumi a trame di mani,
respiri e sospiri,
pensieri non detti,
desideri e parole gridate,
incertezze e profumi,
timori soffiati…

Ed ogni giorno era un centesimo di secondo
manciate di se, morbidi ma,
ruvidi sì, magnanimi no,
verbi mancati, fantasticati,
riconosciuti in trame dondolanti
d’assenze e promesse,
comprensione e d’ascolto
d’armonie e rumori d’umani ingranaggi
anime cigolanti che s’eran sapute
prima di sapersi,
e s’eran prese prima d’aversi…

Poi mal rovesciata clessidra,
cantando l’estremo minuto,
preludiò al nulla e all’eterno
meno di quant’era stata l’attesa,
più di quanto l’era stato rubato…

E giunse il Tempo…

L’istante che mai saprai,
quando poesia suonò d’esistenza pregata
e tristezza velata,
morse le note, gli accenti, la melodia
e i silenzi…
pause d’amanti, di lacrime lambite,
di stanche speranze
custodite, cullate e sfiorate
seppur lise, offese
e infine sopite…
nell’anelito supremo e sublime,
levato sull’altalena perpetua
d’Alfa ed Omega…

 
 
 
 

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