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Crudeltà, poesia di Antonio Asmodeo

 
 

Crudeltà

di Antonio Asmodeo

 

Sono stato bambino…
anche io dicono!
Ho lampi accesi di quel momento.
Ricordo la mensa dell’asilo:
che faceva schifo.
Ricordo le estati bollenti, deserte
nella periferia eretta dal barbaro:
Ruggiero il Normanno.
Secondo però.
Eravamo già destinati.
Ricordo le sere illuminate dai fuochi “dei” pneumatici
Le fiamme risplendere nella notte,
come fari d’Alessandria!
Ricordo le macchine cariche di bagagli
e una vecchia Renault Cinque andare,
scorrazzare per i vicoli
di una squallida baldracca.
Ricordo il gassosaro:
una vecchia con i baffi,
che vendeva coca cola
era in bottiglie di vetro,
ed era buona allora,
e poteva stare al sole
all’aperto
perché il vetro non ti tradiva.
Ricordo mia madre piegata
sulla macchina per cucire
a rattoppare pieghe di vecchie
troppo grasse e grosse
per non subire revisioni.
E l’idrolitina che versava nella bottiglia,
era già surrogato della vita che mendicava
perché l’acqua minerale non esisteva,
e noi la chiamavamo “la mamma e la figlia”,
e lì dentro c’era il senso della natura,
sempre, in ogni cosa, c’era la Gran Madre,
che dava fibrillante brio,
e fresca frizzante sete
di cose semplici.
Ricordo mia nonna
che tirava dalla borsa a lutto,
sempre le stesse caramelle di sempre,
con la carta Rossa e la scritta Gialla,
e i confetti dei matrimoni di vent’anni prima.
Ricordo anche l’altra mia nonna.
Distesa e sorniona.
Dicevano – “è la mente” –
ed io avevo paura.
Ora vorrei abbracciarla
Ora che il velo nero l’ha accecata,
perché la mia paura, non svaniva nei suoi occhi
e la mia mano troppo piccola
e il braccio troppo corto
per offrirgli una carezza.
La guardavo da lontano,
a debita distanza!
Ora sono con te Anna
su quel letto marcio
nell’oscurità di ciò che non cerchiamo
quando siamo bambini!

 
 
 
 
 
 

Immagine in evidenza:
Salvador Dalí, La tentazione di Sant’Antonio, 1946.
olio su tela, 90×120 cm.
Museo Reale delle Belle Arti del Belgio, Bruxelles.

 
 

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