“La cella”, di Antonio Asmodeo
Edvard Munch (1863-1944), Sera sul viale Karl Johan, olio su tela, 1892, KODE Art Museums, Bergen
La cella
di Antonio Asmodeo
Quanto avevo trent’anni
vivevo in un appartamento
al quartiere primo maggio.
Una cella vecchia e grigia
dalle finestre minuscole
e il balcone piccolo
che dava sul piccolo giardino.
Con un bagno, una cucina
e due stanze scure come la morte.
Passavo, dalla poltrona alla finestra.
Dalla finestra al letto.
Di giorno le luci delle auto
erano occhi splendenti e furtivi
con labbra carnose
che duravano l’istante di una bacio.
Poi scappavano via chissà dove.
E me ne restavo fermo a non pensare!
Nel nulla che ti coccola e che ti può salvare.
Alle otto di sera il silenzio diventava atroce.
Non c’era via di scampo.
Tiravo le somme e il domani sarebbe stato uguale.
Ancora le mie fottute mura nere,
dipinte col fumo delle sigarette scadenti
e il mio letto umido
con la rete sfondata.
Le case sparivano e il buio diventava angoscia
dietro un senso privato di esclusione.
Niente vicini da spiare
niente mocciosi per strada,
a fare a pugni o tirare calci a una palla,
In quell’inferno di quartiere.
Dove le cinesi facevano i massaggi
e le puttane avevano l’uccello.
Certe sere il silenzio ti uccideva.
Più dei panini confezionati
più del vino cattivo.
Certe sere erano così vuote
che non serviva suicidarsi.
Una mattina vidi un uomo
che accompagnava la moglie
e lui camminava dietro
e lei spingeva una carrozzina bianca.
Inseguivo con lo sguardo
quel trittico dove tutto era andato bene
dove le cose erano diventate storie
e le storie si erano fatte
case,
vestiti della domenica,
tasse per la scuola
e giochi sparsi sui parquet luccicanti.
Non una cella come la mia
ma una vera casa,
con il campanello scolpito
e il tuo nome dentro.
E mentre il sole sputava sui miei vetri sporchi
l’uomo le diede uno schiaffo.
Da dietro.
Senza motivo.
E lei non mosse un dito.
Continuò a spingere la carrozzina.
Non accadeva mai nulla
fuori dalla mia stanza
in quel quartiere velenoso.
E se accadeva qualcosa
ti morsicava dentro
come un serpente a sonagli
come un ragno
come una sveglia stonata.
A farti sentire parte di qualcuno e di qualcosa.
Certe cose ti salvano
qualunque cosa accada
quando stai per morire
se ti accade qualcosa prendila.
È tutto ciò che ancora prendi dalla vita:
E dev’essere buono.
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