
L’aria rarefatta dell’Est
L’aria rarefatta dell’Est
di Marco Bo
Inizio del nuovo millennio, periferie del mondo
ero appena atterrato all’aeroporto di Almaty,
bagagli raccolti sulla pista di atterraggio,
primo assaggio di gelo a meno venti sotto zero
Commesso viaggiatore tra i primi ad arrivare
lì nel centro di un mondo nomade
strappato alle piste di una steppa senza inizio ne fine
Periferie del mondo dietro il finestrino di una macchina
contemplavo enormi condotte elevate sopra le teste delle persone
che trasportavano gas a minuscole case di legno e lamiera
Vassily esibendo la sua conoscenza universitaria delle lingue
mi porgeva tutte le frasi di accoglienza conosciute,
io ringraziavo pur non sentendo bene a causa della bolla in testa
dovuta al cambio di pressione
dopo migliaia di kilometri in volo sopra ghiaccio e neve
Vassily di origine russa parlava italiano,
l’autista di origine kazaka rimaneva in silenzio in lingue antiche e sconosciute eppure
io con altri sensi che descrivere non so percepivo la sua presenza e cercavo di capire….
mi resi conto che il mio tribolare era facilitato dall’aria
l’aria rarefatta dell’Est che trasporta pensieri leggeri……..
aria che miei antenati avevano respirato insieme all’odore di torba e sterpaglia
schiacciata sotto i piedi e poi polvere
Silenzio e polvere, gelo nel vento…..
L’autista allungò la mano verso il cruscotto,
prese un minuscolo contenitore porta tabacco
e guidando nel traffico e la confusione
si arrotolò un piccolo sigaro profumato
che mi avrebbe offerto
se solo avesse incrociato il suo sguardo con il mio
E invece Vassily continuava a parlare una lingua a me famigliare ma incomprensibile
Io rimasi lì a pensare a tutte le vite possibili quelle passate e quelle future
Tutte le vite possibili su quelle alte pianure desolate a 40 gradi sotto zero,
alla mia casa sul dorso di un dromedario,
al mio cavallo e alla mia aquila
che ancora mi aspetteranno con fiducia persi in un inverno senza fine….