“Alla più grande delle frescure”, di Francesco Luca Santo

 

Alla più grande delle frescure

di Francesco Luca Santo

 

Alla più grande delle frescure si legano le labbra
sbriciolate dai lamenti più duri
rischiati e rischiosi
che hanno fatto fumo d’argento
in colonne dai piedi di gomma
è come morire adesso che la morte toglie il mantello
lo depone su di noi e ci innalza
fin dove si ode il canto degli schiavi
così anche tu mi dicesti che era giunto il tempo
di dare in pasto i nostri corpi a una luna argentea
scolpimmo tutti i desideri sui gomiti
eravamo canaglie imprendibili
facemmo della nostra casa un lutto perfetto
sembrava la notte ma era il paradiso
che aveva nascosto le piante agli occhi dei purganti
non piangemmo né ci dolemmo
del gusto vizioso che ci strisciava sui corpi
colpimmo più volte le nuvole prese dalla pioggia
fummo puniti e purificati lì
dove la morte aveva riso di noi
e nulla poté dare il sonno a due fiori di marzo fra i denti
e a un albatro ai nostri piedi.

 
 
 
 

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