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Antoine de Saint-Exupéry, la soave poetica ed umanità de Il Piccolo Principe

 

Il Piccolo Principe, opera — custode d’indescrivibile poetica ed umana sensibilità — tra le più significative della letteratura d'ogni tempo ed assoluto capolavoro dello scrittore francese, Antoine de Saint-Exupéry • TerzoPianeta.info • https://terzopianeta.info

Christiane Guillaubey, Antoine de Saint-Exupéry e il Piccolo Principe, Lione


 
Poetica indicibilmente sublime prorompe, trasmutando verbo in immagini d’unica soavità, la storia de «Le Petit Prince», Il Piccolo Principe,  esistenzial ed incantevole narrazione elargita dall’ispirata, sensibile penna dell’aviatore, militare, poeta e scrittore francese Antoine ‘Tonio’ Jean Baptiste Marie Roger de Saint Exupéry (1900-1944), all’umano spirito porgendo in dono opera letteraria d’imperitura delicatezza e sensibilità.

Ogni uomo dovrebbe guardare dentro di sé per imparare il significato della vita. Non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si deve modellare.
Antoine de Saint-Exupéry

Nato il 29 giugno 1900 in Lione, al civico 8 di Rue du Peyrat, Antoine de Saint Exupéry fu terzogenito di cinque figli — Marie-Madeleine (1897-1927), detta Mimma o Biche; Simone ‘Monot’ (1898-?); François (1902-1917) e Gabrielle, chiamata Diche o Didi (1903-?) — genitori del nucleo familiare d’antichissimo lignaggio e fidente credo cattolico — essendo il visconte Martin Louis Marie Jean Marc (1863-1904) e la pittrice Marie Louise Andrée Boyer de Fonscolombe (1875-1972), sposata l’8 giugno 1896.

Malauguratamente defraudati di padre in tenerissima età a causa della prematura dipartita del capofamiglia per arresto cardiocircolatorio, Antoine de Saint Exupéry e fratelli giovarono d’infinita amorevolezza da parte della madre, ella — traslocatasi nel 1909 con adorata prole a Le Mans e mantenendosi attraverso pratica pittorica — donando loro tutto l’amore possibile, nel desiderio di crescerli colmandone d’affetto il vuoto interiore scaturito nel restar precocemente orfani d’un genitore e parallelamente abituandoli all’esercizio dell’arte, i piccoli ad esempio improvvisandosi in rappresentazioni teatrali domestiche, messe in atto nelle lunghe giornate trascorse nel Castello di Saint-Maurice-de-Rémens, ov’erano ospiti, da primavera ad autunno, per gentile concessione della settantenne, autoritaria e rispettata Contessa di Tricaud Gabrielle de Lestrange, madrina e prozia di Marie Boyer de Fonscolombe la quale — in condizione di vedovanza da tre lustri e inconsolabilmente affranta dalla morte per difterite dell’unica figlia — scelse d’offrire dimora a pronipote ed eredi, benché dei pargoli non sempre ben sopportando l’espansiva ed esuberante vitalità.
 

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Marie-Madeleine, Gabrielle, François, Antoine e Simone

 
Primo apprendimento scolastico d’Antoine de Saint Exupéry si svolse presso l’istituto collegiale dei padri gesuiti di Notre-Dame de Sainte-Croix, fra le cui aule l’infante si contraddistinse sia per spiccato estro che per sfumature caratteriali alquanto imperiose — che gli valsero, anche in riferimento a riccioluta e bionda capigliatura, l’ironico epiteto di Le Roi Soleil — in lui verosimilmente a tratti riemergendo incontenibile tristezza derivante dal lutto subito, ma l’estate del 1912 regalandogli una meravigliosa esperienza, che ne avrebbe orientato scelte future: durante le vacanze il ragazzino provò infatti l’ebbrezza di salire a bordo del prototipo d’un Berthaud-Wroblewski W3, fortuita occasione capitatagli in quanto solito — insieme alla prediletta sorella Gabrielle o ad un amico — raggiungere in bicicletta l’allora aeroporto di Bellièvre, odierno Club Aéronautique du Bugey, sul cui suolo si provavano monoplani nati dalla progettazione degli innovativi inventori polacchi Pierre e Gabriel Wroblewski, con patrocinio del signor Berthaud, facoltoso industriale di Villeurbanne che contribuì economicamente alla costruzione di un’officina e di un aerodromo, ad essi messo a totale disposizione.

Dopo aver superato prova di licenza per piloti e aver ottenuto il brevetto numero 891, Gabriel Wroblewski volò con il proprio monoplano insieme a un entusiasta e fibrillante Antoine de Saint Exupéry, in lui siglando indelebile memoria.

Nostalgico malessere, mai sopitosi davvero, nel futuro romanziere accrebbe allo scoppio del primo conflitto mondiale in conseguenza alla dovuta partenza di Marie Boyer de Fonscolombe — impiegatasi come capoinfermiera nel nosocomio d’Ambérieu-en-Bugey — e con malinconico smarrimento in petto enfatizzato dalla lontananza della madre, Antoine de Saint Exupéry sostò — insieme a François, al qual era estremamente  legato e difatti eletto intimo confidente — dapprima nel Collegio di Montgré, a Villefranche-sur-Saône, poi nell’elitaria e privata Scuola Internazionale Villa St. Jean, di congregazione marista, a Friburgo, in Svizzera — egli apprezzandone oltremodo la linea educativa estremamente liberale — rientrando in patria nel 1917, dopo sopraggiunta patologia reumatica del fratello minore e che, stretto fra le braccia, a cagion di problematica vide spirare: «Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero».

Improvvisa e sofferta scomparsa sconquassò ulteriormente il già bistrattato assetto emotivo della famiglia, per la quale Antoine de Saint Exupéry rimase l’unica figura maschile di riferimento, mai mancando di proteggere e confortare madre e sorelle, seppur in sé incessantemente serbando logorante tormento per l’aggiuntiva privazione impostagli da infausto e recidivo destino.

Percorso di studi d’Antoine de Saint Exupéry proseguì a livello liceale, nel comune di Bosset e poi nel parigino Lycée Saint-Louis, in seguito l’ormai giovanotto tentando invano di passare selezioni per poter frequentare l’Accademia Navale, una volta incassato negativo esito d’esame virando nella frequentazione, per una quindicina di mesi, dell’École des Beaux Arts e infine — forse in ricordo della prima volta in cui solcò cieli spensierato — nel 1921 maturando decisione d’arruolarsi nel 2° Reggimento dell’Aviazione di Strasburgo, meritatamente guadagnando brevetto di pilota civile e militare, nel periodo successivo soggiornando a Parigi, in terra francese esordendo come scrittore con il racconto L’aviatore — apparso nel 1926 sull’influente rivista letteraria Le Navire d’Argent — e primi sussulti amorosi coinvolgendone battiti nei confronti della sceneggiatrice, poetessa e scrittrice, Louise Lévêque de Vilmorin (1902-1969), i due intrecciando relazione.
 

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Antoine de Saint-Exupéry, 1922

 
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Louise Lévêque de Vilmorin

 
In medesima annata Antoine de Saint Exupéry trovò impiego nella Compagnie Générale d’Enterprises Aéronatiques, linea transatlantica di servizio postale da Tolosa a Dakar — nel 1927 ribattezzata Aéropostale — nella quale operò con massimo impegno, esperienza accumulata anche in altri luoghi permettendogli, un triennio più avanti, d’egregiamente ricoprire incarico dirigenziale nell’Aeroposta Argentina sulla tratta per la Francia e in Buenos Aires l’uomo invaghendosi della pittrice, artista e autrice salvadoregna-francese, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez (1901-1979), colei che ne sarebbe divenuta l’eterna compagna, minuta donna dallo spirito bohémien condotta all’altare nel 1931, fra la coppia instaurandosi un rapporto sentitamente profondo, sebben non di rado tumultuoso e costellato delle di lui lunghe assenze.
 
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Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez

 
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Antoine de Saint-Exupéry e Consuelo Suncín-Sandoval

 
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L’anno seguente il matrimonio, all’apprender la probabile e imminente confluenza dell’Aéropostale in una nuova società — la neonata Air France di fatto assorbendola nel 1933 — Antoine de Saint Exupéry rimpatriò dedicandosi in toto a giornalismo e narrativa, parallelamente saggiandosi in attività creative, brevettando più dispositivi per aeromobili ed al tramontar d’esistenza, dibattendosi fra pubblicazioni, avventurosi voli solitari, competizioni e — all’indomani d’arruolamento, nel 1939, nelle file della forza armata Armée de l’Air (ALA) — partecipando ad azioni belliche, ma — in fuga dall’invasione tedesca della Francia — a distanza di dodici mesi circa, riparando in Nord America, dove il disagio provocatogli dall’esser sovente appellato, Mr. Exupéry, lo convinse a munir il proprio cognome d’un trattino divisorio.

Trascorso in territorio statunitense quasi un quadriennio, Antoine de Saint-Exupéry si riunì ai combattenti, temerariamente contribuendo a svariate missioni ricognitive, peraltro collezionando molteplici e dolorosi incidenti, l’ultimo fra i quali — dopo essere decollato dall’aeroporto corso di Bastia Poretta — il 31 luglio 1944 disgraziatamente lo precipitò negli abissi marini al largo dell’isole di Riou, a sud di Marsiglia, a bordo di un Lockheed P-38 Lightning, ritrovato solamente un sessantennio più avanti, misteri sulle alle dinamiche della tragedia permanendo in rimbalzo fra differenti versioni.
 

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Antoine de Saint-Exupéry in volo su un Lockheed F-5B-1-LO Lightning nei pressi di Alghero, Sardegna, 1944

 
Per la maggior parte dei romanzi scritti, Antoine de Saint-Exupéry s’ispirò ai vissuti di pilotaggio, nell’elegiaca prosa de Il Piccolo Principe, a ciò s’aggiungendosi una magistrale esplorazione dei sentimenti, scrutati nella miriade delle sfaccettature ad essi intrinseca e indirettamente delineati in fine bellezza interpretativa, tramite l’incontro di bizzarri personaggi le cui peculiarità dispensano impagabili insegnamenti del protagonista indiscusso, l’amabile e regal fanciullo — proveniente dall’asteroide B 612 — la peculiar cortesia percorre e vivifica l’intero romanzo, fuoriuscendo dall’ammaliante ed empatica interazione venutasi a creare con un pilota caduto nel deserto del Sahara, episodio plausibilmente in riaggancio all’evento realmente accaduto all’autore il 30 dicembre 1935 allorquando — dopo quasi venti ore di volo nell’auspicio di battere il record di velocità nella gara Parigi-Saigon — alle 2:45 il suo aereo precipitò fra le sabbiose dune libiche di Wadi El-Natrun, egli e il suo meccanico André Prevort ritrovandosi, miracolosamente illesi, spersi in capo al mondo e poi salvati in extremis il quarto giorno — spossati fra idratazione e miraggi — da un beduino di propizio passaggio.
 
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Antoine de Saint-Exupéry accanto al Simoun C630 Caudron, a bordo del quale si schiantò nel deserto libico il 30 dicembre 1935:
«Pour l’ami Hirsch. En souvenir de journées mélancoliques… Mirage d’un bar»

 
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Accudita con devota e misericordiosa grazia dal Piccolo Principe sul Pianeta abitato è una minuscola e narcisa rosa alla qual’egli — narra al pilota — si dedica in maniera scrupolosa ed affabile, da lei — seppur con patimenti d’animo dovuti a saltuarie incomprensioni sulle quali avrà peraltro modo di riflettere girovagando per il globo terrestre — bramando di ritornare al più presto e nel mentre, passo dopo passo in un viaggio assai curioso, i due amici acuiscono reciproca conoscenza, vicendevolmente arricchendosi delle rispettive esperienze e visioni, in una sorta di straordinaria educazione sentimentale che sopravviverà in entrambi, anche a seguito del loro separarsi.
 
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Antoine de Saint-Exupéry e André Prévot, ca. 1938

 
Le sinuosità dei sentieri dell’amore, il valore dell’amicizia, il senso complessivo della vita, sgorgano dal libro e metaforicamente rappresentati da ogni persona nella quale pilota e principe s’imbattono, questi ogni volta manifestando stupore nei confronti della stranezza “degli adulti”, sensazione perennemente presente in Antoine de Saint-Exupéry, eterno bimbo affranto dall’idea di crescere e in parte lasciar indietro — senza mai dimenticarlo — il mondo infantile fatto di giochi, letture, esperimenti meccanici, albeggianti poesie gelosamente preservate in scrigno di velluto e lenzuola profumate, che tanto sapevano d’amore materno, bene puro e primordiale al cui grembo spesso s’affidava quando scosso da tempeste d’animo, in supplicante ricerca di pace, prontamente accolta.

Presenza femminile altrettanto significativa e musa ispiratrice di Antoine de Saint-Exupéry fu la moglie, da taluni ipotizzata esser l’alter ego della rosa, dacché al pari del fiore vanitosa e petulante, ma anche tanto fragile in quanto asmatica e bisognosa di cure, comunque sia il libro effondendo copiosi simbolismi da cogliere come fossero petali di saggezza.
 

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Antoine de Saint-Exupéry e Consuelo Suncín-Sandoval

 
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…lei ho innaffiato, lei ho posto sotto una campana di vetro, lei ho protetto con un paravento, lei ho liberato dai bruchi (tranne due o tre perché diventassero farfalle), lei ho ascoltato mentre si lamentava o vantava e persino quando taceva…Perché lei è la mia rosa.

 
Il Piccolo Principe, sin da stampa d’esordio del 6 aprile 1943 — edita da Reynal & Hitchcock d’acchito in inglese, con traduzione di Katherine Woods, e nell’arco di due settimane in original idioma, libro giungendo all’ombra della Torre Eiffel, proposto da Éditions Gallimard nel 1945, mentre in Italia, un triennio più tardi a merito di Vincenzo Bompiani — raccolse immediato ed inimmaginabile consenso ed ovunque — complici le illustrazioni a decoro e dall’autore personalmente concepite — travalicando limiti d’età, estrazione sociale, cultura, innamorando da Ernesto Che Guevara a Juan Gelman, infine di tempo, varcando soglia del pantheon da cui illuminano le somme espressioni della letteratura d’ogni epoca, il capolavoro magnificamente intriso di raffinata sensibilità e da ciascuna parola, frase, pausa scandita d’accurata punteggiatura, commovente tocco di gentilezza esplodendo dal principio, ossia allorché un’amorevole e memore Antoine de Saint-Exupéry, rivolge le proprie scuse ai più giovani lettori, per aver offerto dedica ad un adulto — ovvero all’amico, scrittore e critico d’arte, Léon Werth (1878-1955) — dipoi con sublime ed attento riguardo, porgendo omaggio, carezza, all’immaginosa, fragile e sconfinata realtà del bambino.
 

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Il Piccolo Principe
1° Edizione
Reynal & Hitchcock, 1943

 
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Il Piccolo Principe
1° Edizione in francese
Reynal & Hitchcock, 1943

 
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Il Piccolo Principe
1° Edizione Italiana
Bompiani, 1949

 

A Leone Werth,

Domando perdono ai bambini, per aver dedicato questo libro a un adulto. Ho un buon motivo: questa persona adulta è il miglior amico che abbia mai avuto. Ho un’altra ragione: questa persona adulta può capire tutto, anche i libri per bambini. Ho una terza giustificazione: questa persona adulta vive in Francia, dove soffre fame e freddo. Ha profonda necessità d’essere confortato. Se queste scuse non valgono abbastanza, dedicherò il libro al bambino che questa persona adulta è stato. Ogni adulto è stato prima bambino (tuttavia pochi lo ricordano). Quindi correggo la mia dedica:

A Leone Werth,
quando era bambino.

 

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Antoine de Saint-Exupéry
Manoscritto de Il Piccolo Principe, 1942

 
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Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe mentre sorvola il Pianeta
Studio per l’opera, ca. 1942

 
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Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe e la Volpe
Studio per l’opera, ca. 1942

 
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Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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Il Piccolo Principe, studio per l’opera, ca. 1942

 
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L’essenziale è invisibile agli occhi.

 
 
 
 

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