The Dave Brubeck Quartet
A 5 anni dalla sua scomparsa, Dave Brubeck è considerato ancora oggi tra i più grandi musicisti nella storia del jazz.
Nato in California il 6 dicembre del 1920, inizia a prendere le prime lezioni di musica all’età di 4 anni dalla madre, pianista di formazione classica che farà da insegnante anche agli altri due figli, diventati a loro volta professionisti.
Dave non ama particolarmente il genere classico e mostra renitenza ad imparare a leggere le note. Avversione che riusciva a mascherare grazie al naturale talento che gli permetteva di comporre, cogliere la musica “ad orecchio” e riportarla sui tasti.
Durante l’adolescenza si esibisce con band locali, ma la sua ambizione è quella di diventare veterinario. Inizia così gli studi al College of the Pacific di Stockton e per contribuire alle spese, Brubeck suona nei locali notturni.
Tanta era la passione, che proprio l’insegnante di zoologia gli consiglierà di lasciare medicina per dedicarsi alla musica.
Brubeck seguirà il consiglio e prenderà la laurea nel 1942, senza ancora saper leggere uno spartito.
Chiamato alle armi sotto gli ordini del Generale Patton, sembra destinato a combattere nella battaglia delle Ardenne, quando salvarlo arrivo l’invito a suonare per le truppe in uno spettacolo organizzato dalla Croce Rossa.
Congedato nel 1946, si iscrive al Mills College di Oakland, per approfondire gli studi classici con Darius Milhaud, compositore francese che apprezzava particolarmente il jazz, tanto che Brubeck unirà molte sue idee nei propri brani.
The Dave Brubeck Quartet
Nel 1951, dopo un grave incidente procuratosi in acqua che lo costrinse all’immobilità per alcuni mesi, Dave formerà il gruppo che negli anni ’50 e ’60 sarà tra i più influenti e popolari nel panorama jazz, The Dave Brubeck Quartet.
Il leggendario quartetto che vedeva Paul Desmond al sassofono contralto e alla sezione ritmica, oltre a Brubeck al pianoforte, Joe Dodge e Bob Bates, batteria e contrabbasso che nel ’56 e nel ’58, saranno affidati rispettivamente a Joe Morello e Eugene Wright.
Desmond, ricordando il suo primo incontro con Brubeck, di lui dirà: «Aveva i capelli arruffati e picchiava sui tasti del pianoforte come un sioux inferocito».
Rapidamente il gruppo è una presenza fissa nei locali, tenta così di uscire dal giro abituale anche per ampliare il raggio di pubblico. Decidono così di esibirsi nei campus universitari, rivolgendosi quindi ad una platea più giovane rispetto a quella che abitualmente frequentava i jazz club.
Allora come oggi, a pochi chilometri dall’abitazione di Brubeck, sorgeva la storica compagnia elettrica Amplex, che in quegli anni aveva da poco sviluppato il suo primo “magnetofono” a nastro.
Il pianista pensa bene di approfittarne e procuratosi il registratore, incide ogni serata che li vedeva protagonisti nei college. Ne verrano fuori due live, “Jazz at Oberlin” e “Jazz at College of the Pacific“, entrambi pubblicati nel 1953.
In breve tempo la loro fama oltrepassa i confini della California, tanto che la Columbia Records offre loro un contratto discografico e solo un anno dopo, il Dave Brubeck Quartet finisce nella copertina del Time Magazine, traguardo che solo Luis Armstrong aveva tagliato prima di loro nel mondo jazz.
Solo nel ’54, per la Columbia usciranno due live e il primo album in studio, “Brubeck Time“.
Il disco riscuote un immediato successo, i numeri delle vendite sono quelli destinati alla musica pop.
Time Out
Nel 1958, l’ensemble registra un nuovo album, alcuni brani sono in 5/4, 9/8 e 7/4, tempi dispari che alla Columbia non vedono di buon occhio per il “mainstream”.
Dopo una prima ritrosia, esce “Time Out“, autentica perla che contiene singoli come “Blue Rondo à la Turk” e “Take Five“, brani che diventeranno tra i più celebri classici del genere.
E’ l’apoteosi, le vendite superano il milione di copie, mai accaduto prima nella storia del jazz.
Il secondo brano è ispirato da un ritmo sentito nelle strade di Istanbul, e sarà lo stesso Brubeck a raccontarne l’origine:
«Mi sono avvicinato, c’era un musicista turco. Ricordo il suo nome, si chiamava 8giugno. Era nato l’8 giugno. Così ho chiesto: “8giugno cos’è questo ritmo?” e lui mi rispose “Questo è per noi, quello che è per voi il blues”. Mi sono detto devo utilizzare questo ritmo, e lo chiamerò ‘Blu Rondo à la Turk’, ma avrei dovuto chiamarlo semplicemente ‘Blu Rondo’, perché così com’è confonde le persone».
Nel 1960, esce “The Real Ambassador“, un musical jazz sviluppato da Brubeck e la moglie Iola con la collaborazione di Louis Armstrong. Il progetto è ambizioso. Attraverso la natura di Dio, si rivolge al movimento dei diritti civili, portando avanti una denuncia contro l’imperante razzismo nell’America del tempo.
Nel 1962, sarà portato al pubblico durante il Jazz Festival di Monterey con la partecipazione di Carmen McRae, i Lambert, Hendricks & Ross e dello stesso Armstrong.
Sul finire degli anni ’60, l’attenzione delle nuove generazioni va indirizzandosi verso la nascente musica “progressive” e nel 1967, Dave Brubeck decide di sciogliere il gruppo per dedicarsi alla composizione.
Nasceranno “A Light in the Wilderness” e “The Gates of Justice” nel ’69, quest’ultima improntata sul tema della fratellanza degli uomini, affrontata attraverso l’intreccio di brani del Vecchio Testamento e parole di Martin Luther King, assassinato appena un anno prima.
Negli anni 70 Brubeck si esibirà in tour con i figli, Chris al basso e trombone, Dan alla batteria e Dario alle tastiere, mentre nel 76 il tour è per la reunion del quartetto, interrotto un anno più tardi per la scomparsa di Paul Desmond.
Dave Brubeck rimane probabilmente uno dei musicisti jazz più stimati della sua epoca.
Negli anni gli sono state conferite lauree honoris causa e onorificenze come la National Medal of the Arts nel 94, il Grammy alla Carriera nel 96 e il Premio Kennedy nel 2009.
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