Little Walter, l’uomo che rivoluzionò l’armonica
Erano gli anni ’50 quando il volto graffiato di Little Walter divenne quello dell’uomo che rivoluzionò la secolare storia dell’armonica; compositore sofisticato e di estrema sensibilità musicale, le donò voce, respiro, anima, esaltandola in assoli, improvvisazioni e accompagnamenti d’impronta jazzistica, a cui intrecciava delicate melodie a suoni aspri, oscuri e profondi, intonando i canti della disperazione.
Inquieto, rissoso, amante di alcol e donne, Marion Walter Jacobs cominciò tumultuoso viaggio da Marksville, piccolo centro della Louisiana situato nell’area dove, a seguito della Grande Espulsione avvenuta nella seconda metà del XVIII secolo, giunsero i coloni canadesi francofoni partiti dall’Acadia. I loro discendenti formarono il gruppo etnico Cajun, dal francese cadiens, vivendo per intere generazioni a fianco dei creoli, unione d’Europei, Indio e schiavi Africani, molti dei quali provenienti dalle Indie Occidentali.
Little Walter era di ascendenza creola, mentre dei Cajun parlava il tipico francese e non poté che essere influenzato anche dalla loro musica, che insieme a fisarmonica, violino, chitarra, banjo, mandolino e basso, vede l’armonica tra gli strumenti della tradizione. Come per ogni altro bluesman dell’epoca, una fitta trama di mistero e folklore avvolgono gran parte della vita precedente la fama, neanche la sua data di nascita è così certa, in alcuni documenti risulta essere il 1° maggio 1923, la maggior parte delle biografie la posticipano al 1930 e lui stesso in varie occasioni fornì anni differenti pur sempre mantenendo inalterati giorno e mese.
Il periodo dell’infanzia lo passò in una fattoria nei pressi di Alexandria, a circa 50 km a nord da Marksville, dove con l’armonica si esercitava ascoltando le registrazioni di John Lee ‘Sonny Boy’ Williamson, finché verso i 12 anni decise chee era giunto il momento di far esperienza altrove. Partì alla volta di New Orleans esibendosi nelle strade, nei locali, dove saltuariamente si cimentava anche alla chitarra e continuò quando lasciata la Louisiana se andò a Memphis, Tennessee, poi nel Missouri toccando St. Louis ed infine nell’Illinois, arrivando a Chicago nel 1945.
Little Walter, il padre dell’armonica elettrificata
Suonava nel luogo dove il blues chicagoano trovò i natali, la storica Maxwell Street, ben presto attirando una sempre maggior attenzione dei musicisti locali, chitarristi come Big Bill Broonzy, Johnny Young e soprattutto Jimmy Rogers il quale lo presentò a McKinley Morganfield, Mr. Muddy Waters.
Entrò a far parte della sua band nel ’48, dove oltre a Rogers, militavano Big Crawford e Baby Face Leroy, rispettivamente al basso e batteria. E’ più o meno in questo periodo che Little Walter ebbe l’intuizione, che insieme all’innato talento lo avrebbe regalato alla storia. Stanco di sentire la propria musica soffocata dal livello sonoro degli altri strumenti, prese un microfono e dopo averlo collegato ad un amplificatore, lo chiuse fra le mani insieme al suo adorato strumento. Era nata l’armonica elettrificata del Chicago Blues. Questo gli consentì avere la stesso volume sonoro delle chitarre, ma soprattutto, gli permise di sviluppare timbri, effetti e distorsioni fin ad allora sconosciuti.
Per la Chess Records, etichetta che tra gli altri vantava artisti come Etta James, Bo Diddley, Chuck Berry, Howlin’ Wolf, nell’ottobre del 1950 incisero la canzone Louisiana Blues e l’anno successivo, con il brano Country Boy di Waters, Little Walter portò per la prima volta in sala di registrazione la sua creatura.
Sin ad allora Jacobs sempre s’era speso in ruolo di sideman, ma durante la sessione del 12 maggio 1952, conquistò la scena interpretando Can’t Hold on Much Longer, ispirata a Crazy About You Baby di Sonny Boy Williamson II e Juke, brano strumentale che a poche settimane dalla pubblicazione scalò la classifica R&B di Billboard guadagnando la 1° posizione stazionandovi otto consecutive settimane e così elevandosi a pietra miliare, dacché armonica ed altrettanto nessun artista della Chess, mai aveva aveva osato provar simile vertigini.
Little Walter decise di abbandonare la band di Muddy Waters per formarne una propria. Arruolò il batterista Freddie Below e i chitarristi Dave e Louis Myers, fino a quel momento conosciuti come The Aces, uno dei primi e più influenti gruppi electric blues di Chicago e con il chiaro intento di sfruttare al massimo la forza trainante della canzone, si unirono sotto il nome di The Jukes.
Negli anni che seguirono Jacobs inanellò un successo dietro l’altro, centrando la Top 10 con una serie di pezzi fra i quali Off the Wall, Roller Coaster, Sad Hours ed ancora Mean Old World, You’re So Fine, Oh, Baby, Last Night, Blues With a Feeling e My Babe, arrangiamento del classico spiritual This Train, di cui si rese autore Willie Dixon.
Nella sua autobiografia ricordò la reticenza dell’armonicista: «Sentivo che Little Walter aveva il giusto feeling per My Babe […] Ho dovuto combattere per due lunghi anni, non l’avrei offerta a nessuno se non a lui ed appena l’ha suonata, boom! E’ schizzata in cima alle classifiche»
Era il 1954, Louis Myers aveva abbandonato e a sostituirlo arrivò Robert Junior Lockwood, apportando un potente stile jazz particolarmente evidente in canzoni come Blue Lights, Thunderbird, Shake Dancer. In realtà, anche grazie alle preghiere di Leonard Chess, proprietario dell’omonima etichetta, la collaborazione con Muddy Waters non si era conclusa, l’opera di Little Walters è infatti presente in molte sue celebri canzoni, tra cui le indimenticabili I’m Your Hoochie Coochie Man e Trouble No More.
Il declino di un re
Altrettanto, in quel periodo la sua armonica accompagnò la musica di una folta schiera di musicisti blues, John Brim, Rocky Fuller, Floyd Jones, Bo Diddley, Otis Rush, Memphis Minnie, ma il vento avrebbe presto cambiato direzione. Il pubblico stava allontanandosi dal blues guardando con favore l’alba di nuovi generi e dopo tanti anni durante i quali attorno a lui si era formata un’aura di leggenda, arrivarono le prime battute d’arresto e un brusco calo di vendite, eventi ai quali rispose con rabbia e autodistruzione. Il tempo non ebbe grazia ed anche se il genio non si appannò un solo istante, gli alcolici divennero sempre più oasi dove trovare rifugio e bere, insieme ad un temperamento eternamente irascibile, non faceva altro che renderlo aggressivo e le cicatrici sul volto andavano moltiplicandosi.
Aveva appena concluso il secondo tour europeo e la sera del 14 febbraio 1968, era impegnato in una serata al Theresa’s Lounge, locale dove si esibivano frequentemente molti grandi nomi del blues, a partire da Buddy Guy e l’amico Junior Wells, che a suo tempo andò a colmare la sua assenza nella band di Waters. Durante un momento di pausa, Jacobs approfittò per uscire in strada insieme ad altri e immancabilmente scoppiò una rissa.
Non è chiaro cosa accadde, sembra tuttavia che stessero giocando a dadi e quando arrivò il turno dell’uomo con cui stava giocando, questi li lanciò malamente, dapprima centrando in volto Little Walter, dopodiché da volontà del fato, beccando combinazione vincente. L’armonicista ebbe subito a contestare ritenendo il tiro non valido e nel mentre litigavano si accorse del tentativo del rivale di sottrargli il denaro, sicché tentò di anticiparlo, venendo però colpito alla testa.
Big Guitar Red, presente al momento dell’accaduto, disse che lo colpì con un’armonica, mentre Junior Wells, anch’egli testimone dei fatti, fece riferimento a un martello ed aggiunse però che Little Walter non cadde, non barcollò, dando quindi l’impressione di aver ben incassato la botta, precisando però che Jacobs non tornò dentro a suonare, ma salì in macchina e si allontanò.
Da alcuni anni viveva con una donna di nome Katherine, l’aveva conosciuta tramite Armilee Thompson, ex compagna e madre dell’unica sua figlia Marion Jacobs Diaz Reacco. Giunse a casa sua verso le 23:30 e le raccontò quanto gli era capitato specificando che era stato ferito con un tubo metallico e avvertiva un forte mal di testa. Il batterista Sam Lay, affermò che Little Walter quella notte lo chiamò per dirgli che era stato ferito durante un diverbio col fratello di Katherine e tutto era nato perché Jacobs le aveva preso l’orologio per saldare un debito di gioco. Gli chiese se lo avesse potuto raggiungere, ma Lay non poté accontentarlo perché non aveva un mezzo a disposizione.
La serata si concluse con quella telefonata, la coppia andò a dormire, ma intorno alle 3:00 del mattino, la donna si accorse che il cuore di Little Walter aveva per sempre smesso di battere. Si era spento nel sonno, all’età di 38 anni.
Giunta sul posto la polizia non evidenziò alcuna lesione esterna che potesse far pensare ad un omicidio ed il certificato medico redatto dal Dr. William Monabola, attribuì le cause del decesso a un trombosi coronarica, confermando l’assenza di segni sul corpo.
Nonostante le testimonianze di coloro che al Theresa’s Lounge erano presenti al momento della rissa, non fu condotta alcuna indagine, tantomeno ordinata l’autopsia; d’altra parte non pochi attribuirono quella morte a un lento deterioramento dovuto ad un’esistenza vissuta all’estremo, lo stesso Muddy Waters affermò che l’amico «era morto dieci anni prima di morire». Le spoglie furono adagiate al St. Mary’s Cemetery, di Evergreen Park, Illinois. Nel 2008, il suo nome è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, mentre l’anno successivo, The Complete Chess Masters: 1950-1967, fu premiato con il Grammy Award come Miglior Album Storico.
Little Walter ha lasciato un’eredità senza precedenti nella storia del Chicago Blues e non solo, spinse l’armonica oltre ogni orizzonte e con le sue canzoni, entrate a far parte dei grandi classici, ha influenzato intere generazioni di musicisti, una luce che una vita dissoluta per un’anima fragile e dannata, non ha indebolito.
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