Lee Scratch Perry, lo Scienziato Pazzo
Cantautore, musicista, fonico, produttore: se c’è un uomo attorno al quale ruota tutta la storia della musica giamaicana, capace di anticipare i tempi apportando innovazioni che andranno ad influenzare anche il panorama pop mondiale, questo è sicuramente Lee “Scratch” Perry.
Con discendenze Yoruba, gruppo etnico con radici prevalentemente in Nigeria e Benin, Rainford Hugh Perry, il padre indiscusso del Dub, nasce il 20 marzo del 1936 a Kendal, Giamaica.
Si avvicina alla musica vendendo dischi per il celebre Studio One, etichetta discografica di proprietà di Clement “Sir Coxone” Dodd, altro mostro sacro della produzione musicale dell’isola caraibica.
Perry, non sa leggere e ne scrivere musica, ma il senso della musica è fuori dal comune. Allo Studio One porterà gruppi come i Maytals di Toots Hibbert, registrerà una trentina di brani e molti altri che non gli saranno attribuiti seppure ne sia l’autore, ma in disarmonia con Dodd, lascia tutto per collaborare con altri produttori come Prince Buster e il leggendario Joe Gibbs, per il quale inciderà la storica “I am the Upsetter“.
Aggettivo ch’è un abito su misura per descrivere il genio e la follia di Lee Perry, tanto che non solo diventerà uno dei suoi tanti soprannomi, ma anche la denominazione di una delle sue più celebri etichette, la Upsetter Records e il nome della band residente.
L’iniziale line up del gruppo, altri non erano che i musicisti dei Gladdy’s All Star, band di Gladstone Anderson, pianista, tastierista e cantante Ska e Rocksteady scomparso nel 2015 all’età di 81 anni e ricordato anche per il successo avuto in Gran Bretagna con il brano “The Liquidator” del 1969.
Erano anni durante i quali Lee Perry con gli Upsetter, ispirandosi ai film western di Sergio Leone e Bruno Corbucci, sfornarono tre album che diverranno pietre miliari: “Eastwood Rides Again“, “The Good, the Bad and the Upsetters” e “Return of Django“.
Quest’ultimo, nel novembre del 69 raggiunge il 5°posto nella top ten britannica, un risultato che varrà loro un tour europeo, diventando la prima band giamaicana ad esibirsi nel Vecchio Continente.
Alla turnée non prendono parte gli elementi dei Gladdy’s All Star, che saranno così sostituiti da Reggie Lewis alla chitarra, Glen Adams alle tastiere e pianoforte e i fratelli Carlton e Aston “Family Man” Barrett; batteria e basso che successivamente formeranno la sezione ritmica dei Wailers, ovvero Peter Tosh, Bunny “Wailer” Livingston e Bob Marley, rimanendo poi con quest’ultimo per il resto della carriera.
Tra il 69 e il 71 infatti, il trio inciderà singoli e album sotto la regia di Lee Perry, lavori nei quali la sua impronta sarà evidente e non solo musicalmente. Nacquero brani come Duppy Conqueror, Small Axe, Soul Rebel, 400 Years, Sun is Shining, canzoni che entreranno a far parte dei grandi classici del repertorio di Marley e Tosh.
Negli anni, saranno molti i personaggi che si alterneranno all’interno degli Upsetter, cantautori e musicisti del calibro di Max Romeo, Robbie Shakespears, Sly Dunbar, Augustus Pablo, Bobby Ellis, Early “Chinna” Smith, ma è il 1973 l’anno in cui Lee Perry andrà a scrivere una delle pagine più importanti della musica giamaicana, fondando il Black Ark Studio.
Il Black Ark Sudio di Scratch Perry
Il Black Ark sarà uno studio registrazione intorno al quale orbiteranno molti fra i più grandi musicisti dell’isola passati poi alla storia, un luogo dove lo spirito creativo di Scratch Perry, esplose in tutta la sua fantastica follia, che certo non si è mai esaurita.
King Tubby, The Heptones, Pablo Moses, Augustus Pablo, Hugh Mundell, Meditation, The Congos, Gregory Isaacs e i già citati Wailers, sono solo alcuni dei nomi approdati al Balck Ark, oltre ovviamente alle registrazioni dello stesso Perry con i suoi Upsetter.
Con strumenti all’inizio tutt’altro che all’avanguardia e l’utilizzo di suoni della natura, pianti di bambini, nastri mandati al contrario, microfoni seppelliti alle radici di alberi, vetri rotti, fino a muggiti e persino soffiando il fumo della ganja sui nastri, Lee Perry sviluppò e affinò il Reggae, diede vita al Dub e creò quello che 20 anni dopo, sarebbe stato il “campionamento”.
Negli anni compresi fra il 73 e il 77, prima con gli Upsetter poi come solista, Perry firmerà una serie di album memorabili:”Cloack and Dagger“,”Double Seven“,”Kung Fu Meets the Dragon“,”Super Ape“,”Roast Fish Collie Weed & Corn Bread” sono solo alcuni su un totale di 12 che l’artista giamaicano registrerà in soli quattro anni.
Ancora nel 77, produce “Punky Reggae Party“, un singolo di Bob Marley con il quale il cantante traccia una linea parallela tra il movimento Punk degli anni Settanta e quello Rasta, affini nel contrapporsi al sistema, anche se con mezzi e spinta differenti.
Ciò che porta il giamaicano a scrivere il brano, è la volontà di rendere omaggio al gruppo di Joe Strummer – indimenticato leader dei Clash – per la traccia n°12 del loro album d’esordio, “Police and Thief” versione dell’originale registrata nel maggio del ’76 al Black Ark, a firma di Junior Murvin e Lee Perry.
Per quella cover, la band inglese sarà l’unico gruppo “bianco” a comparire tra le foto appese nelle pareti dello studio di registrazione di Perry, che per i Clash fu anche produttore del singolo “Complete Control” uscito nel settembre del 1977.
Storia vuole, che durante il periodo di collaborazione con i Wailers, Perry abbia mancato di chieder loro autorizzazione prima di venderne le opere, motivo per cui iniziò a circolare per mezzo mondo materiale non ufficiale e per il quale, agli autori ovviamente non arrivano i diritti. Molti anni più tardi Bunny Wailer, racconterà che quando appresero quanto stava accadendo, l’avrebbero voluto ammazzare.
Ma Lee Perry non lo si può odiare.
Neppure quando nel 1979, dopo essersi svegliato da un riposo pomeridiano, ricordando il sogno appena fatto, riempie i muri del Black Ark Studio con scritte fatte a pennarello per poi appiccare un incendio, distruggendo centinaia di registrazioni di valore storico…oltre che economico.
The Secret Lab
Una fine che di certo non riguarda la carriera di Perry, poiché avvalendosi anche della collaborazione di personaggi come i Beastie Boys, Dub Syndacate o del produttore e ingegnere audio Neil Fraser, meglio noto come Mad Professor, continuerà a suonare pubblicando anche tre album all’anno e molti degni di nota.
History Mystery Prophesy, Mystic Warrior, From The Secret Laboratory, Spiritual Healing, Jamaican ET, vincitore del Grammy nel 2003 come miglior album Reggae, fino ad arrivare a The Super Ape Strikes Again, messo in commercio il 27 novembre del 2015.
Da molti definito il “Salvador Dalí della musica“, negli anni 90 si trasferisce in Svizzera dove vive tutt’ora con la seconda moglie Mirielle e i due figli, e proprio pochi giorni dopo quella sua ultima fatica, a dicembre 2015 appare un suo post su Facebook: «Hello my fans, something very very sad happend».
Perry spiegherà di aver dimenticato di mettere fuori una candela e come il vecchio Black Ark, anche il Secret Lab Studio finisce tra le fiamme e con lui – scrive ancora sul social – «L’intera collezione di una vita, l’arte, i miei cappelli magici, i miei stivali magici, tutte le mie attrezzature, i costumi per gli spettacoli, libri, musica, cd, tutto andato!».
E’ la storia che si ripete e proprio come in passato, appena il tempo di spegnere il fuoco e Scratch era già in tour, esattamente come adesso.
In turnée da primavera, altre date lo attendono a ottobre in Canada e Stati Uniti, alla veneranda età di 81 anni.
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