John Dopyera, la mente ideatrice la chitarra resofonica
Fu dell’imprenditore slovacco-americano, John Dopyera, la geniale intuizione creatrice la chitarra resofonica, strumento il cui suono — vibrando sui risonatori anziché sulla cassa — esplodente e d’intrepida timbrica metallica s’impose nel jazz, blues, country, blugrass, ammaliando altresì illustri interpreti della sei corde d’altri svariati generi musicali.
Ode alla chitarra. Sottile linea pura di cuore sonoro, sei la chiarezza tagliata al volo: cantando sopravvivi, tutto se ne andrà tranne la tua forma.
Pablo Neruda
Battezzato Jan, John Dopyera s’aprì alla vita il 6 luglio 1893 a Stráže, villaggio slovacco allora parte dell’impero austro-ungarico, da Katerine Lovenfeld e Josef Dopjera, come quarto dei dieci figli Stephanie, Erma, Laura, Rudy, Louis e due coppie di gemelli, Robert e Valeria, Gabriela ed Emil, famiglia numerosa che dimora, posta al numero 213 secondo numerazione dell’epoca, ben presto abbandonò per trasferirsi nella vicina Dolná Krupá, cittadina situata nel distretto di Trnava, capoluogo dell’omonima regione.
Dal padre, mugnaio, oltre che appassionato liutaio e violinista, John apprese la necessaria esperienza che gli concesse di realizzare i suoi primi violini in Slovacchia, nel frattempo nutrendo congenita indole di musicista nel suonare ukulele, chitarra, banjo, mandolino, viola e violino.
Al suo quindicesimo anno d’età sperimentò seconda dislocazione, imposta da necessità economiche, trasferendosi con la famiglia a Los Angeles e con la stessa aprendo i battenti d’un laboratorio di falegnameria, fra le cui mura il ragazzo effettuò le sue prime riparazioni di strumenti a corda, in seguito iniziando a produrne lui stesso e nel tempo manifestando sentito interesse all’amplificazione del suono, partendo dal migliorarlo sul banjo.
Dopo una dozzina d’anni dall’approdo in suolo californiano, nel 1920, in collaborazione coi due dei suoi fratelli, Emil e Rudy, diede vita ad attività indipendente finalizzata alla produzione di chitarre, violini e banjo e, ascoltando pressione sulle meningi della sua innata creatività, creando un violino con un risonatore in metallo, oltre che, su richiesta dell’inventore americano George Delmetia Beauchamp (1899-1941) — il quale nel 1925 si rivolse appunto a John Dopyera pensando ad una chitarra dalla voce tanto amplificata da sovrastare i fiati all’interno di un’orchestra — costruendo una sei corde acustica completamente metallica, con ben tre risonatori, in tale modo ottenendo un suono decisamente più potente.
Tale domanda derivava dal fatto che, durante i primi anni ‘20, le chitarre erano semplici strumenti a corda, non amplificate, che non erano in grado di competere, dal punto di vista del volume, con altri strumenti all’interno dell’orchestra, di conseguenza confinate come mero apporto alla sezione ritmica, con insoddisfazione dei chitarristi stessi, smaniosi di misurarsi “ad armi pari”.
Da quel momento, quello che avrebbe dovuto semplicemente essere un rapporto commerciale fra cliente e fornitore, nel giro di un solo biennio svoltò a connubio societario, difatti i fratelli Dopyera e Beauchamp, nel 1927, fondando la compagnia National Strings Instrument Corporation, con sede a Los Angeles, avviarono fabbricazione e vendita di strumenti a corda, inizialmente proponendo banjo, dopodiché ukulele e mandolini provvisti di risonatori, ma, soprattutto, chitarre resofoniche a corpo metallico e triplo sistema risonatore, detto tricone, immettendo creazioni sul mercato a marchio National.
Ritratto di famiglia, 1926: in primo piano, Josef e Katherine, da sinistra, Erma, Emil, John, Gabriella, Stephanie, Valeria, Rudy, Robert, Laura e Louis
I Dopyera, in cambio d’azioni ordinarie, cedettero marchio alla società i cui membri, oltre a Beauchamp, erano suo cugino Ted Kleinmeyer, ventunenne ereditiero d’un milione di dollari, purtroppo incorreggibile scialaquatore, che finanziariamente sostenne la National con un corposo assegno iniziale, Paul Barth e Murray Ferguson.
L’anno successivo maturarono incomprensioni di vedute fra i soci, motivo per cui i Dopyera abbandonarono la National Strings Instrument Corporation, pur, ad eccezione di John e Rudy, continuando a detenerne parte delle azioni, quindi, nel 1928, un John fervido d’idee e immune al disincanto, facendo richiesta per un nuovo brevetto, temendo rivendicazioni da parte della National decidendo di registrarlo a nome di Rudy, ad una personale concezione di chitarra con cassa in legno e un risonatore invertito, dal suono completamente differente rispetto alle precedenti e, dopo aggiuntiva doppietta di fratelli, Robert e Louis, all’iniziale, il quintetto iniziando a produrre quella che sarebbe passata alla storia come chitarra resofonica, «rezofonickú gitaru», denominando la neonata azienda Dobro Manufacturing Company (nel 1930 variando nome in Dobro Corporation Ltd) e ricavando il marchio Dobro® dall’acronimo di Dopyera Brothers, nome che, nel corso del tempo — e tuttora — venne erroneamente utilizzato per definire, a livello generale, chitarre di medesima tipologia, anche se di etichetta alternativa.
Dobro venne costruita con un corpo in legno, non avendo i Dopyera possibilità economiche sufficienti per l’acquisto di macchinari atti alla realizzazione di chitarre in metallo.
Oltre ad avere un costo di produzione nettamente inferiore rispetto al tricono, fatto di tutta rilevanza durante la Grande Depressione del 1929, dove una spesa ridotta avrebbe potenzialmente ampliato il bacino d’utenza dei musicisti disponibili all’acquisto, il Dobro risultò maggiormente rimbombante e questo grazie all’aver invertito la posizione del singolo risonatore verso l’esterno, scelta che John si trovò a fare in quanto, nel frattempo, la National aveva avanzato richiesta di brevetto per realizzare anch’essa una chitarra ad unico risonatore, sempre e comunque orientato internamente, come nel tritono, di fatto ponendosi le due aziende produttrici a diretta concorrenza, la National seguitando per un certo periodo a vendere entrambi i suoi modelli.
Proiettatosi John in piena attività imprenditoriale, altri brevetti seguirono negli anni, sia per la creazione, a livello mondiale, di un violino elettrico, che per nuovi design di banjo e chitarra, inoltre il liutaio stringendo positiva cooperazione con il chitarrista Art Stimson e con lo stesso realizzando numerose chitarre pickup elettriche a livello industriale.
Dal canto suo, Beauchamp tentò in ogni modo di screditare i Dopyera, avanzando false affermazioni su presunte sottrazioni di brevetto, le parti andando per vie legali e i fratelli vincendo la causa.
Si dà il caso che Ted Kleinmeyer, nel frattempo impoveritosi nell’incosciente sperpero di un immane patrimonio, si vide costretto a vendere le sue quote societarie a Louis Dopyera ed anche Beauchamp venne nel 1934 messo alla porta, la National Strings Instrument Corporation e la Dobro Corporation Ltd attuando fusione nella National Dobro Company, con assortita produzione di mandolini, chitarre elettriche e resofoniche, amplificatori e violini elettrici, poco dopo John cedendo azienda ai fratelli e con un altro di loro, Rudy, lanciandosi nell’avventura di una modesta compagnia musicale a Grants Pass, nell’Oregon, tagliando ennesimo traguardo di brevetto tramite un violino con risonatore.
Dal canto suo, la National Dobro Company venne poi acquistata, nel 1940, dalla Valco, la quale continuò a produrre chitarre Dobro fino al 1942, per sopraggiunta e ovvia difficoltà a reperire materia prima, dato l’utilizzo bellico dei metalli, parallelamente i fratelli Dopyera perpetuando produzione sotto marchio alternativo, nel 1966, vendendo logo al liutaio Semie Moseley (1935-1992) e l’anno successivo Emil e Rudy fondando la Original Musical Instrument Company (OMI), in un primo momento realizzando chitarre resofoniche a marchio Hound Dog, infine, nel 1970, riacquistando l’originaria etichetta, fino all’acquisizione della OMI, nel 1993, da parte della Gibson Guitar Corporation che, ancora oggi, ribattezzata Gibson Brands, Inc. dal 2013, commercializza chitarre resofoniche tramite la sussidaria Epiphone, ad omonima marca.
Nell’articolata, produttiva e brillante esistenza di John Dopyera non fu solamente la musica a far breccia nel suo cuore, conducendolo sentimento, nel 1927, al matrimonio con Elizabeth Vera Candee (1889-1964), dalla quale divorziò nel 1948, per poi condividere cammino, dal 1955, con Eva Marie Johnson — drammaticamente strappata alla vita da un attacco di cuore nel 1964, all’età di settantacinque anni — inoltre gioie di padre palpitandone emozione per tre volte, nei figli Joseph William Dopyera (1928-1978), John Edward Dopyera (1929-2014) e Anne Dopyera, coniugata in West, al suo novantaquattresimo anno d’età, il 3 gennaio 1988, l’intraprendente liutaio cedendo alla sorte del fine vita, esprimendo volontà che le sue ceneri venissero sparse su Crater Lake, lago d’origine vulcanica situato nell’Oregon, a cui privilegio è stato concesso di custodirne l’eruttante animo.
All’amorevole premura del John Edward Dopyera è affidata l’eredità paterna, specialmente risuonante nei primi e storici strumenti costruiti, che, sotto sua direttiva, gli han reso omaggio in varie mostre, lo stesso figlio presenziando all’inaugurazione di un festival in onore del padre, in attivo dal 1991 ad opera dell’associazione slovacca di musica country, a Trnava, cittadina nella quale, dal 2003, al compianto John Dopyera è stata attribuita cittadinanza onoraria in memoria.
L’ingresso nella storia della resofonica

Agli inizi del ventesimo secolo aumentarono le formazioni d’insieme Jazz, con vari membri del gruppo e molteplicità strumentale e a muovere i passi di Beauchamp verso i fratelli Dopyera fu il desiderio di fornire alternativa ai chitarristi specializzati nel suddetto genere; considerando oltretutto il fatto che le esibizioni avvenivano spesso in zone poco adatte ad un buon ascolto, i musicisti iniziarono a desiderare chitarre il cui effetto acustico non fosse eclissato da ottoni, strumenti a fiato, banjo o mandolini, smania d’amplificazione che John Dopyera riuscì ad appagare ideando un sistema d’amplificazione meccanico definito resonator cone, «cono risonatore», collegando al ponte a tre coni d’alluminio, del diametro di sei pollici, indirizzati verso l’interno e uniti fra loro da una T, anch’essa in alluminio, per modo da amplificare il suono da ponte ai coni e dando vita al primo dei tre modelli resofonici prodotti, quali:
• Tricone: il succitato, con tre risonatori e un corpo in metallo oppure in ottone, dall’acustica armoniosa e un lungo sustain, vocabolo atto a designare il lasso temporale in cui il suono è udibile prima di dissolversi completamente;
• National SingleCone: corpo in acciaio, in ottone oppure in legno e unico cono di nove pollici di diametro, sempre direzionato verso l’interno, come da linea aziendale della National Strings Instrument Corporation, ponte in acero e base in ebano, detta biscuit bridge, posta sulla sommità del risonatore; il sustain è meno durevole di quello del tricono e caratteristica del suono in relazione al materiale della cassa,
• Dobro: corpo in legno, unico cono di dieci pollici e mezzo, a forma di W, invertito rispetto ai due modelli National, quindi orientato all’esterno, sul cui vertice staziona una struttura metallica a forma di ragnatela a 8 braccia, nominato spider bridge, sul quale s’inserisce il ponte, originando l’insieme un suono limpido e deciso nell’attacco.
I primi coni concepiti da John, furono prodotti manualmente tramite tornio, grazie all’estrema sottigliezza dei fogli d’alluminio, ottenendone una forma rotante praticando pressione durante la filatura; inoltre il liutaio, che arrivò a collaudare prototipi di quattro coni, si rese conto di come mettendone tre di minuscole dimensioni, il risultato ottenuto era d’un suono bilanciato e fluente ed anche per quanto riguarda il materiale, egli giunse alla convinzione che l’alluminio avesse la migliore capacità di trasmissione del suono, dopo aver provato con vetro, stagno, fibra pressata, carta e metalli alternativi.
In tutte le tipologie il manico è in legno, con rinforzo interno alla cassa, generalmente in mogano oppure acero, con tastiere in ebano o palissandro; la forma può essere a sezione rettangolare, «squareneck», oppure tradizionalmente stondato, «roundneck», come nei due modelli National.
La chitarra resofonica, ben presto oltrepassò i confini del Jazz, lasciandosi carezzare dalle mani di numerosi bluesman del delta del Mississippi e diffondendosi nella musica Hawaii, quest’ultima comprendente stili tradizional-popolari spazianti dal folk nativo al rock moderno, fino all’Hip hop, con un’influenza sugli Stati Uniti di considerevoli proporzioni; nel blues fu il suonarla con il caratteristico bottleneck slide a rendere un sound unico eparticolare, mentre nelle isole hawaiane, prediligendo manico squarenek, suonandola come Lap steel guitar, vale a dire suonandola con uno slide pieno, mantenendola appoggiata sulle gambe, in posizione orizzontale. Anche i generi Bluesgrass e County, quest’ultimo con significativo apporto musicale hawaiano, ne giovarono e se ne arricchirono.
Successiva popolarità, a livello trasversale, seguì alla pubblicazione di Brothers in Arms, celebre e quinto album del gruppo rock britannico Dire Straits, registrato in studio fra novembre 1984 e marzo 1985, in genere Blues rock, Roots rock e Rock progressivo, il tutto su nove tracce, venduto in circa trenta milioni di copie, la cui copertina riporta l’immagine della chitarra resofonica dello strabiliante chitarrista, cantautore, produttore artistico e compositore di colonne sonore Mark Freuder Knopfler, per la precisione una National Style O del 1937, un modello fra i più riprodotti in assoluto, usata un quinquennio prima dal musicista nell’esecuzione di Romeo and Juliet, noto brano contenute in Making Movies, terzo Lp registrato in studio nel 1980, in genere Roots rock, su sette tracce, con otto milioni di copie vendute ed incredibile scalata in vetta alle classifiche mondiali.
In seconda traccia del lato A, Romeo and Juliet esplode in tutta la sua malinconica dolcezza d’amore non corrisposto, sulle corde dell’argentata resofonica che Knopfler sa far vibrare come un’emozione in piena corsa fra le vene, nell’iniziale arpeggio infinitamente amata, pertanto riproposta ad oltranza nelle esibizioni in live.
Attualmente imbracciata da molteplici artisti di notevole fama, la chitarra resofonica si fece cullare da Bob Brozman, dai due grandi pionieri del Country Blues in tecnica slide quali i cantanti e chitarristi statunitensi Booker T. Washington White ‘Bukka White’ (1906-1977) e l’impareggiabile Eddie James ‘Son’ House Jr (1902-1988), ma, a votarle iniziale popolarità fu il musicista blues americano Hudson Whittaker (1903-1981), battezzato Hudson Woodbridge e conosciuto come Tampa Red, natali a Smithville, Georgia.
Orfano fin dalla tenera età per prematura scomparsa del padre John e della madre Elizabeth, trasferimento in Florida, a Tampa, da cui il famoso epiteto assunto qualche anno più tardi a nome d’arte, si rese necessario allo scopo d’esser cresciuto dalla nonna Annie Whittaker, della quale ereditò appunto cognome, e dalla zia, trascorrendo infanzia con le due donne e, al trascorrere del tempo, ben presto attirando la sua attenzione corde di chitarra, in parte stimolato dalla visione del fratello maggiore Eddie ma, soprattutto, iniziato al blues da un musicista di strada soprannominato Little Pete.
I primi coni concepiti da John, furono prodotti manualmente tramite tornio, grazie all’estrema sottigliezza dei fogli d’alluminio, ottenendone una forma rotante praticando pressione durante la filatura; inoltre il liutaio, che arrivò a collaudare prototipi di quattro coni, si rese conto di come mettendone tre di minuscole dimensioni, il risultato ottenuto era d’un suono bilanciato e fluente ed anche per quanto riguarda il materiale, egli giunse alla convinzione che l’alluminio avesse la migliore capacità di trasmissione del suono, dopo aver provato con vetro, stagno, fibra pressata, carta e metalli alternativi.
Pioniere del Chicago blues e ampiamente emulato da numerosi e importanti musicisti di spessore, quali, sol per citarne alcuni, William Lee ‘Big Bill’ Conley Broonzy (1893-1958), il leggendario McKinley Morganfield ‘Muddy Waters’ (1913-1983), Elmore ‘James’ Brooks (1918-1963) e molti altri, ad effondere eco oltre tempo è la tecnica pulita, avanguardista, consapevole sentita e inequivocabile, di Tampa Red, colui che, attraverso la chitarra resofonica seppe ricollegarsi a se stesso e al mondo nella sua essenza, ora di suonatore fedele alle sue note, ora di uomo in grado di trasmettere l’indole del musicante il cui strumento sia proiezione del proprio animo, amplificato all’ennesima potenza vibrata su un terzetto di coni.
Pensavo… è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.
Fabrizio De André
Gibson Hill; Po’ Boy; Lighthouse Blues; Blues under my pillow
Death Letter Blues; John the Revelator; Preachin’ the Blues; I Wanna Live so God Can Use Me
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