Jamila Woods, Musica e Poesia Militante

 
 
Jamila Woods, già considerata tra i principali artisti della scena musicale di Chicago, molti la ricorderanno per la splendida voce in “Blessing”, traccia dell’acclamato album “Coloring Book” di Chance the Rapper, uscito nel 2016.
 
Jamila Woods
 

Nello stesso anno, la collaborazione è anche con il duo hip hop americano Macklemore & Lewis, nella canzone “White Privilege II“, sequel dell’omonimo singolo presente in “The Language of My World” del 2005.

Un brano che fa riferimento all’episodio accaduto nel 2014, quando il 18enne Micheal Brown Jr., fu colpito a morte da un proiettile sparato dall’agente Darren Wilson, vicenda che sollevò numerose polemiche e violente proteste a Ferguson, sobborgo di St. Luis nel Missouri.

“White Privilege” è quindi una denuncia diretta alla polizia bianca degli Stati Uniti, accusata di uccidere i neri rimanendo impunita grazie “a uno scudo, una pistola con guanti e mani che danno un alibi, in caso qualcuno muoia per una pallottola”.

Quanto basta per capire lo spirito che anima Jamila Woods e il suo HEAVN, disco d’esordio come solista presentato nel luglio nel 2016, al quale hanno preso parte vari artisti e concittadini come Noname , Saba, Donnie Trumpet, insieme al già citato Chance.
 

 
R&B, hip hop ed elettronica, con la voce graffiata e sensuale di Jamila Woods che – come è facile immaginare – srotola i temi che le stanno a cuore, realizzando un album che sembra non poter avere altro sfondo se non quella Chicago, che tanto ha dato alla musica, all’arte e allo spettacolo.

Solo per citarne alcuni, basti pensare ai chicagoani Hemingway, Disney, Robin Williams, John Belushi, per arrivare a Curtis Mayfield, Patti Smith o Quincy Jones. Chicago raccontata oggi da musicisti come Kanye West o Lupe Fiasco, al secolo Wasalu Jaco, il rapper che inizialmente odia l’hip hop per la discriminazione sulle donne, cresciuto in una famiglia musulmana con la madre cuoca ed il padre ingegnere, appartenente alle Pantere Nere.
 

 
E dall’ingegneria arriva forse l’aggettivo che meglio descrive il disco di Jamila Woods, HEAVN è un album resiliente, perché pur essendo militante, sembra non scontrarsi con i problemi, quanto piuttosto trarne ispirazione e servirsene per fronteggiarli con estrema e lucida serenità.

“Non ti permetterò di criticare la mia città / come la mia pelle / è così bella / se non ti piace lascia perdere”. Sono le parole di “LSD“, mentre nel brano “Black Girl Soldier” Jamila Woods canta di una ragazza “che spaventa il governo”, citando nientemeno che Harriet Tubman, attivista che nella seconda metà dell’800, si batté contro lo schiavismo e per il suffragio femminile.
 

 
Il ruolo marginale delle donne, l’ingiustizia sociale, il razzismo sono le realtà contenute in HEAVN e affrontate in modo tale che l’album – seppur apertamente di protesta – si pone come un opera meditativa, spirituale.

Laureata alla Brown University in Theatre & Performance Studies e in Africana Studies – disciplina che si occupa della cultura dei popoli di origine africana, sia del continente, sia quelli che hanno avuto origine dalla diaspora – Jamila Woods è anche direttore artistico dell’associazione no-profit Young Chicago Authors, collaborando all’organizzazione del Louder Then A Bomb, il più imponente festival di poesia al mondo.
 

 
Alla musica infatti, nella vita artistica di Jamila Woods si unisce la poesia e, versi come quelli contenuti in “The Truth About Dolls” (La verità sulle bambole) del 2012, sono capaci di riportare alla memoria maestri del Dub Poetry come Linton Kwesi Johnson, Benjamin Zephaniah o Mutabaruka.

Sue opere fanno anche parte delle raccolta “The Breakbeat Poets: New American Poetry in the Age of Hip-Hop” del 2015, un’antologia curata da Kevin Coval , Quraysh Ali Lansana e Nate Marshall, con 78 poeti provenienti da mezzo mondo, tra cui Sarah Blake, Denizen Kane, Safia Elhillo, José Olivarez, Enzo Silon Surin, Kristiana Colón.
 
 
 
 

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