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La Subumana Violenza sulle Donne

In tutto il mondo il 35% delle donne ha subìto una forma di violenza ed il 30% delle volte a commetterla è il compagno, percentuale che sale fino al 38% nei casi omicidio.
Questi i dati riportati dall’OMS circa i femminicidi, tanto conosciuti quanto impressionanti.
Segni di depressione, suicidi, alcolismo, gravidanze indesiderate e aborti, sono alcune delle intollerabili conseguenze.

Secondo i dati forniti dall’ISTAT – riferiti al 2014 e pubblicati a giugno 2015 – in Italia sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subìto aggressioni nella loro vita, mentre le violenze carnali sono 652 mila e di queste, il 10,6% riguarda bambine al di sotto dei 16 anni.

Rispetto al precedente quinquennio queste percentuali segnano un “miglioramento”, ma considerarlo degradante è usar un eufemismo, l’unica nota lieta – se così può esser definita – è che le vittime si rivolgono più che in passato alle forze dell’ordine, ai centri specializzati, dimostrando di avere la forza necessaria per scardinare i meccanismi di un pensiero radicato e discriminatorio che vede la donna come un essere inferiore.
Una tortura continua e globale, che non solo impedisce all’uomo di comprendere, ma priva la donna di consapevolezza di se stessa, precludendo una reazione psicologica che rompa il silenzio di un’intera società.

La “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne” viene istituita dalle Nazioni Unite nel 1999 e celebrata ogni 25 novembre, quindi l’ultimo “compleanno” è appena passato, quando solo nella prima settimana di gennaio 2017 i casi di violenza al nord sono 4, altri 3 al centro-sud e chissà quanti rimaste urla soffocate.

E’ evidente che la subumana abitudine è dura da limare e con il trascorrere del tempo, l’impressione è che aumenti la ferocia con la quale viene messa in atto la violenza, oltrepassando ogni limite con una semplicità disarmante.

violenza sulle donne

Per ignoranza sarebbe per me pretenzioso e superbo addentrarmi in quei risvolti della psiche in cerca di cause e risposte, ma all’ignoranza si aggiunge una sincera mancanza di volontà, che m’imponga di provare la necessaria comprensione ed inserire la violenza su donne o bambini, tra i limiti dell’umana imperfezione.
E’ semplice reiezione chimica e se persino nelle carceri – e con ragione – c’è una mal sopportazione per certi crimini, qualcosa deve pur significare.

L’uomo non vede una madre, una sorella, una figlia, una compagna, forse neppure un essere umano “compiuto” con un diritto di parola, con il dovere di gridare la propria libertà, indipendenza, di mostrare talento o compiere i errori senza esser giudicata in quanto donna.

Se è vero come dicono, che la carenza culturale gioca un ruolo rilevante, altrettanto lo è l’ipocrisia che celebra il “no alla violenza”, quando basta poi scender in strada e ogni sera che segue il giorno, veder migliaia di donne stuprate – i pochi euro in cambio non mutano la sostanza dell’atto, la costrizione resta.

Basta entrar in un qualunque luogo di lavoro per assistere ad abusi e insulti più o meno diretti, a volta basta seguir un dibattito politico, legger la notizia di un giornale o aprir la pagina di un social, perché la “tara” attraversa la società senza badare a portafoglio, rango o etnia.

La realtà è molto più vicina di quanto si creda ed è errato voltarsi, quanto pensare che non ci riguardi, perché è solo tramite una presa di coscienza collettiva che certe forme di prevaricazione possono regredire, un cambiamento che parta dall’educazione delle nuove generazioni, così che un giorno possano provare quel sentimento di rispetto, che le generazioni fin qui arrivate non hanno avuto, continuando a compiere abusi, violenze fisiche e psicologiche, senza comprendere che questi, dovrebbero essere condannati come reati contro l’umanità.

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