Maṇḍala, arte e natura geometrica dell’Universo
Maṇḍala, dal sanscrito मण्डल, significa cerchio e nella tradizione buddista e induista, è la rappresentazione simbolica del cosmo. Trovano infatti origine in India nel 1500 a.C., realizzati durante le cerimonie Buddiste e in seguito vennero elaborati dal buddismo tantrico tibetano. Sono stati importanti anche in Cina, Giappone, Nepal e Bhutan. Interessante fu l’evoluzione dei maṇḍala posta in essere dalla cultura celtica del Nord Europa.
Nel quarto secolo a.C. per la prima volta, all’interno della struttura geometrica, venivano inseriti elementi curvilinei ed elementi intrecciati.
Per la guarigione o meditazione, i Maṇḍala utilizzano la geometria sacra chiamata Merkabah, di origine egiziana, in cui ogni forma sottostante esprime un proprio concetto.
Sono realizzati attraverso la composizione al suo interno di altre figure geometriche come quadrati, triangoli, circonferenze poste al suo interno, e tale simbologia, generalmente rappresentata su tela, stoffa, carta, sotto forma di affreschi murali e con sabbia, è possibile ritrovarla in gran parte degli edifici sacri sparsi per il pianeta ed appartiene indistintamente a molteplici culture e popoli: celtici, arabi, sufi, indù, indios.
Creati per un unico scopo, ossia la guarigione dell’uomo attraverso la meditazione, ogni disegno è una porta sull’infinità eterna, tesoro che serve a stimolare l’abbondanza, l’armonia e la salute in ogni persona che si accinga alla loro contemplazione.
I tradizionali maṇḍala buddisti venivano dipinti su rotoli di stoffa (thangka) creati con sabbia o farina colorata, formando disegni molto complessi quali palazzi o intere città. Nel 1989 il Dalai Lama descrisse il maṇḍala come un veicolo per ottenere un mondo di pace.
I significato dei colori nei maṇḍala
Ogni tinta per gli studiosi rappresenta una forma di luce e suono.
Mescolando i tre colori primari, rosso, azzurro e giallo, ne derivano i secondari, arancio, verde e viola, i quali a loro volta daranno vita ai terziari turchese (azzurro/giallo/verde), salmone (pesca/rosso/giallo) e lilla (azzurro/rosso/viola).
Insieme al verde, i primari rappresentavano tutte le sfaccettature del visibile e dell’invisibile, le quattro sostanze che generano la vita: la terra (il verde) l’acqua (l’azzurro) il fuoco (il rosso) e il l’aria (il giallo), per cui scegliere la sfumatura da usare per il maṇḍala equivale a scegliere la propria essenza.
Per gli antichi ogni colore aveva la propria direzione. Il grande dispensatore di vita e colore era il sole; all’alba, attraverso il raggio rosso, iniziava la giornata, si creava la vita. Al contempo è sinonimo del fuoco che cambia tutto ciò che tocca come la luce del sole. Il colore rosso rappresenta il tangibile, la materia di cui siamo fatti. Un maṇḍala realizzato facendone largo uso, vuol dire possedere vitalità. È consigliato quindi nella meditazione, a coloro i quali sono di indole pigra e tendenti all’indolenza. Un rimedio per orientare la propria vita verso obbiettivi precedentemente definiti, ma per inedia eternamente rimandati. La figura geometrica rappresentativa di questo colore è il quadrato. Colorare i maṇḍala di rosso significa “respirare”, cercare un divenire in cambiamento, voler maggiore dinamicità nella propria vita. Consigliato a coloro che necessitano di coraggio nella vita quotidiana.
Il colore nero è l’Ovest, dove tramonta il sole. Un maṇḍala in cui viene utilizzato molto nero implica un soggetto che necessita di riflessione, di una sosta per ricaricare tutto ciò di cui si è sovraccaricato. Il nero dominante in un maṇḍala è sintomatico di una persona molto pignola, non appagata dalla propria vita, che necessita di una pausa e il suo animo è pervaso da fantasmi e paure irrazionali. Non bisogna imporsi di non usare tale colore in quanto “solo nella notte buia vediamo le stelle” ma si necessita di introdurre il colore contrapposto, ossia il bianco, per equilibrare lo Yin e lo Yang. Non bisogna preoccuparsi invece se questo colore è utilizzato in modo equilibrato, in quanto annuncia che dopo la notte arriverà il giorno e che si ha una luce nel proprio animo, basta solo trovarlo. Per combattere l’eccesso di questo colore è consigliato l’utilizzo dell’arancione o del giallo con motivi triangolari, perché aiuterà il soggetto ad entrare in contatto con i fantasmi dell’animo prendendo così confidenza con essi e iniziare la guarigione.
Il bianco rappresenta il Nord, l’elemento intuitivo, ed è associato all’aria, l’invisibile in quanto nella pratica bisogna lasciare l’area priva di colore. Coloro che lasciano spazi bianchi denotano la volontà di raggiungere gradi di comprensione elevata e la spiritualità, un contatto con il divino. In genere viene usato da coloro che hanno subito un cambiamento nella propria vita e sentono di aver bisogno di un nuovo inizio.
Il colore giallo è legato al Sud e raffigura l’intelletto. Indica intelligenza, un carattere sereno, lungimiranza. Ma un eccesso di tale colore denota un momento di confusione.
L’azzurro è invece l’elemento spirituale o il sublime, tratteggia la coerenza delle persone che posseggono un animo conforme alle proprie azioni. È un colore da consigliare a coloro i quali sono nervosi e cercano un moto non rivoluzionario nella propria vita. Un eccesso di azzurro porta a osservare sé stessi, mentre la carenza denota superbia e poca sensibilità.
Il verde, come detto in precedenza, esprime la terra, un animo aperto, una sana crescita di ciò che è germoglio; indica la necessità di uno spazio personale. L’eccesso di tale colore denota una mancanza della funzione sensoriale, una mancanza fisica, non inteso nel campo della sessualità ma in senso lato.
L’arancione indica calore e soddisfazione. A differenza del rosso è un fuoco che non brucia, è il colore delle rinunce mondane per obbiettivi più spirituali. Simboleggia il potere della terza età e della saggezza.
Il viola indica il ludico. In genere è associato a figure equilateri, indica animi sensibili e intuitivi. Se associato alle figure triangolari indica ambizione. Se associato a nero e blu scuro, in tal caso il soggetto ha bisogno di una cura specialistica medica (non è sufficiente la meditazione dei maṇḍala).
Il colore lavanda è la massima espressione della prudenza e della beatitudine. Usato nel centro dei maṇḍala indica un risveglio spirituale. Un eccesso di lavanda indica una mancanza di contatto con la realtà. È usato spesso da coloro che fanno uso di sostanze psicotrope o droghe.
Il rosa è il colore del corporeo, indica un’immaturità in campo amoroso. Un maṇḍala con rosa predominante implica un desiderio di piacere sensuale con l’altro sesso. Esprime problematiche interiori relative alla sfera personale intima psicologica, denota una persona che chiama amore una relazione in realtà prettamente carnale.
Il fucsia è il colore dell’inquietudine, permette di vedere l’orientamento sessuale denotando libertà senza dissolutezza. Inoltre evidenzia una certa predisposizione allo studio del profondo e a osservare l’interiorità. In genere la domanda da porsi, se si usa troppo questo colore, è “perché mi lego troppo alle persone?”, oppure, “perché questa solitudine mi opprime”.
Il colore marrone corrisponde ai ricordi, altrimenti alle terre pronte per una nuova semina. Simboleggia la vita che apre nuovi solchi. È un colore che invita a vivere di più il presente, l’eterno “qui e ora”.
Le forme per creare un maṇḍala
Quadrato: colorare questa figura suggerisce il risultato di uno sforzo.
Contenere la figura all’interno di un cerchio indica la necessità di compiere un viaggio eroico, di uscire dalla routine della propria vita, di lavorare per uscire dalla confort zone.
Il triangolo indica l’equilibrio, l’insieme dei tre centri intellettuali: viscerale, emotivo e razionale. Usare i triangoli nei maṇḍala indica la necessità di lavorare su uno o più di questi aspetti. Esempio: i triangoli scaleni indicano la necessità di proteggersi da una sensazione o da un non sapere. Sono utilizzati da tutti i soggetti che devono lavorare su sé stessi.
Il cerchio è il simbolo di vita e crescita; è usato moltissimo nei maṇḍala dalle persone che amano costruire e impegnarsi in tutti gli ambiti di vita. Di solito sono persone socievoli ed estroverse. I cerchi nei maṇḍala indicano l’unione con il divino che è in noi, l’eternità dentro di noi. Un cerchio con all’interno un altro cerchio indica finestre dell’animo rivolte all”esterno che liberano l’ego. Questo tipo di maṇḍala è indicato per coloro che cercano di organizzare tutto ciò che è all’interno del proprio io.
La guarigione attraverso i maṇḍala
Innanzitutto bisogna capire quale situazione dell’anima si intende migliorare ed effettuare un maṇḍala alla volta analizzando alla fine se proviamo una sensazione di cambiamento interiore. Concluso il maṇḍala, occorre analizzarlo e vedere quale e quanto colore è stato usato, di quale invece vi sia totale carenza.
Fare questo lavoro presuppone l’intenzione di migliorare sé stessi ed ottenere un’evoluzione. Dopo alcuni mesi di meditazione con l’aiuto dei maṇḍala, certamente non si ottengono guarigioni psicologiche profonde, per le quali è necessario rivolgersi a uno specialista, tuttavia, è utile a realizzare la cattedrale della nostra anima, formata da solide basi ed elementi mutevoli secondo le nostre esigenze.
I maṇḍala inoltre, essendo costituiti da movimenti ripetitivi, sono capaci di portare a un benessere psico-fisico e per questo sono utilizzati nell’Art-Therapy. Il gesto di colorare riconduce al periodo dell’infanzia. Se posto in essere nel silenzio, dove l’unico suono è dato dal temperino che appuntisce la matita colorata o lo scorrere del pennarello sulla carta, la mente si rilassa e scioglie le tensioni. Molti studiosi ritengono che i maṇḍala, costituiti anche da intrecci floreali, siano in grado di abbassare i livelli di stress dedicando loro anche soli venti minuti al giorno.
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