James Monroe Trotter: l’erta strada dell’emancipazione
Figlio della relazione tra una prigioniera e un proprietario di schiavi, spezzate le catene dell’oppressione, James Monroe Trotter, con intraprendenza, umiltà e determinatezza percorse l’aspro sentiero verso l’emancipazione, votandosi alla conoscenza, dando voce alle proprie inclinazioni, in ultimo riuscendo a ricoprire alte cariche militari, ruoli civili preclusi o quasi, agli afroamericani, impieghi tra i quali, nobilmente svolse la professione d’insegnante.
L’alfabetizzazione è il percorso dalla schiavitù alla libertà. Ci sono molti tipi di schiavitù e molti tipi di libertà, ma la lettura è ancora il percorso privilegiato.
Carl Sagan
A metà del diciannovesimo secolo, in America la disparità educativa esistente fra bambini afroamericani e caucasici era ancora d’un terzo su due terzi circa, oltre alla mancanza di una riforma che ne tutelasse il diritto di frequenza della scuola pubblica, il classe sociale d’appartenenza garantendo ai più abbienti di iscriversi in scuole private in cui solitamente il corpo docenti era maggiormente qualificato, meno sovraccarico e le aule non sovraffollate, quindi ai più fortunati aprendosi un percorso di studi meno esasperante e più esauriente, viceversa ai fanciulli più bisognosi e sventurati provvedendo il buon cuore di tutti coloro che si attivarono nella creazione di scuole onnicomprensive, tuttavia l’urgenza di una riforma a livello generale essendo sempre più pressante in relazione all’aumento demografico infantile, fattore surclassante il ceto sociale in quanto anche gli istituti privati non più sufficienti a contenere il crescente numero di fanciulli in età scolare, di conseguenza un primo disegno di legge a riguardo venendo approvato nel 1849, frattanto una fra le scuole promulganti l’istruzione di studenti afroamericani aprendo a Cincinnati e in essa iniziando a coltivare il proprio bagaglio di sapere il giovanissimo James Monroe Trotter, uno degli alunni più notevoli che di quanto appreso tra banchi avrebbe delineato attività lavorativa.
L’ascesa dal profondo Sud
Nato il 7 febbraio — secondo alternative fonti l’8 novembre — dell’anno 1842, James Monroe Trotter vide la luce nella contea di Clairborne, sul suolo dell’ormai città fantasma Grand Gulf, il cui nominativo derivante dal grande vortice provocato dal fiume Mississippi al suo scorrere su un’ampio faraglione roccioso, l’originaria comunità insediandovisi a partire dal 1833 ed in breve tempo rappresentando prediletto punto di partenza per Port Gibson, capoluogo di contea situato nell’entroterra e meta delle copiose spedizioni di cotone in essere all’epoca, motivo per cui in seguito collegato da rete ferroviaria a Grand Gulf, quest’ultima principale rifornitrice di bambagia ed al 1954, contando una popolazione composta da un migliaio d’abitanti, a conferma di una crescente produttività principalmente sostenuta, al di là del torchio atto alla lavorazione della nivea ovatta, da una falegnameria ed un mulino, alla base della vita del centro urbano, naturalmente assieme al municipio, ospedale, ufficio postale, un paio di edifici religiosi, un quotidiano locale ed un teatro ad allietare lo spirito di una comunità malauguratamente spesso colpita da epidemie di febbre gialla, in particolare a causa del prolifico scambio commerciale in atto per l’intero corso del diciannovesimo secolo, ciò nonostante non smarrendo una vivacità, conservata persino durante la Guerra Civile, al termine della quale tuttavia registrando graduale diminuzione demografica prossima al totale abbandono, allorquando — complice lo spostamento fluviale verso ovest ed il derivante isolamento dalle strategiche rotte mercantili — nel 1900, il numero di abitanti non superava le 150 unità; epoca in memoria d’una cittadina — attualmente sede della centrale nucleare a unità singola quinta al mondo per dimensioni e più imponente del Paese — ricordata dalla mostra mauseale Grand Gulf Military State Park.
Nella fugace gemma mercantesca, Trotter spese l’infanzia dibattendosi tra le ombre della segregazione, dacché schiava era la madre ‘Letitia’, giovane afroamericana nata in Virginia all’alba del 1820 ed arrivata a Grand Gulf nel 1837 e — conformemente alla consuetudine seguita nelle aree lungo le rive del Mississippi, di legami illeciti intrattenuti da piantatori con le prigioniere — intrecciante relazione con il facoltoso Richard Washington Trotter, di fatto gli eredi — oltre a James, Fannie e Sally rispettivamente primogenita ed ultima — giovando di una posizione di privilegio rispetto alla maggioranza di coloro in condizione di soggiogamento, al pari dei famigerati quadroon, verosimilmente, presto imparando a leggere, scrivere, suonare il pianoforte, allietandosi con le composizioni dei grandi maestri europei, come difatti lasciavano trasparire il bagaglio culturale, nonché l’amore per Mozart e Hayden, di Trotter, a conseguente dimostrazione del fatto che qualunque sia stata la natura del rapporto tra i genitori, il latifondista, a dispetto dell’ambiguità delle circostanze, doveva essersi occupato dell’educazione dei figli, assicurandogli infine, una più agevole sopravvivenza distante dalla regione, favorendone attorno al 1854, il trasferimento sotto la protezione della madre, a Cincinnati, nelle colline densamente boscose e scarsamente popolate sovrastanti la valle percorsa dall’Ohio, il cosiddetto “Fiume Giordano”, dove per effetto dell’Ordinanza del Nord approvata il 13 luglio 1797, vigeva divieto di schiavitù, al pressoché dodicenne James Trotter paventandosi possibilità di frequentare la Gilmore High School, anche detta Cincinnati High School, istituita nel 1844 dal predicatore Hiram Sandford Gilmore (1819-1849) allo scopo di offrire istruzione secondaria agli allievi afroamericani, dunque alla scuola — situata in Harrison Street — giungendo giovani da ogni parte del Paese e solidale obiettivo della stessa assicurare una degna e completa formazione a bambini e ragazzi con opportunità educative limitate o del tutto inesistenti, per giunta — comprendendo la rosa delle discipline sia materie classiche che artistiche — fornendo loro adeguata preparazione a eventuali percorsi universitari e il preside Gilmore spendendosi in prima persona nel sostentamento economico della struttura al cui interno una cappella, cinque locali e attrezzi sportivi per attività fisica all’aperto, il capillare impegno di studenti e benefattori contribuendo anche all’acquisto di libri o vestiario per gli scolari maggiormente disagiati.
Nelle aule della Gilmore High School, Trotter ebbe la preziosa occasione di sperimentarsi nella musica sotto insegnamento di William F. Colburn, dimostrandosi di coscienziosa maturità nell’affiancare allo studio saltuari impieghi — come fattorino in un hotel locale o addetto di cabina sulle imbarcazioni dirette a New Orleans — con il ricavato dei quali contribuire all’economia famigliare, dopo un biennio a Cincinnati l’intero nucleo trasferendosi ad Hamilton, capoluogo di Butler County ad una trentina di km e — stavolta nella contea di Athens — egli perfezionando erudizione all’Albany Manual Labor Academy, accademia fondata nel 1847 su volere della famiglia Lewis secondo principi liberali invisi alla schiavitù e, nel 1853, dopo statuto riconosciutole dallo Stato dell’Ohio rinominata Albany Manual Labor University, l’ateneo sussistendo in assidua fede all’importanza della correlazione fra teoria e pratica, dalle pagine del periodico Saturday Visitor i suoi fautori asserendo: «Combinando il lavoro manuale con lo studio, intendiamo rimproverare lo spirito avvizzito della casta e, per quanto si estende la nostra influenza, rendere rispettabili tutte le forme di utile industria e fornire alla comunità uomini e donne pratici invece di semplici teorici» e parallelamente impegnandosi all’accoglienza di allievi indipendentemente da etnia o genere d’appartenenza, nel breve quindicennio d’attività spianando strada all’apertura d’ulteriori scuole sulla medesima linea di pensiero.
Forte delle nozioni apprese e nell’animo intriso del senso di giustizia respirato strada facendo, James Trotter si dedicò all’insegnamento in varie contee dell’Ohio, ottenendo cattedra nelle scuole riservate a studenti di colore presenti a Pike, Muskingum e Ross, esercitando fin alla chiamata alle armi, periodo in cui soggiornò a Chillicothe, capoluogo di Ross County — all’epoca riferimento primo di sostenitori dell’abolizionismo e schiavi tornati alla libertà — dove infatuazione fece capolino nel suo cuore alla conoscenza della futura moglie Virginia Isaacs, nata dall’unione di Tucker Isaacs (1809-1874) e Ann Elisabeth Fosset (1812-1902), quest’ultima nata in prigionia e venduta all’asta, insieme ai fratelli, nel 1827, il padre Joseph Fosset (1780-1858) — nonno materno di Virginia — massacrandosi di lavoro al fine di sottrarre dal giogo razziale i propri affetti e trovare serena convivenza, un decennio più avanti, traslocando, appunto, a Chillicothe, lì dove il petto della nipote avrebbe sussultato palpitando per Trotter, senso civile e temerarietà d’egli, saldamente manifestandosi poco dopo lo scoppio della Guerra Civile Americana, lasciando l’Ohio per Boston ed entrando a far parte del 55° Reggimento di Fanteria del Massachusetts, dato il Proclama di Emancipazione, o Proclama 95 — datato al 1° gennaio 1863 — attraverso cui il presidente Abraham Lincoln (1809-1865) concesse ad afroamericani liberi, o schiavi appena liberati, di arruolarsi nell’Esercito dell’Unione, invero James già desideroso di partire per il fronte nel 1861, a conflitto appena iniziato, tuttavia ciò non essendogli stato possibile fino alla suddetta proclamazione, inoltre lo Stato dell’Ohio decidendo di non creare alcuna unità militare in partenza e dunque Trotter ed altri afroamericani — fortemente spronati dall’avvocato, educatore, abolizionista, diplomatico, attivista e politico John Mercer Langston (1829-1897) — recandosi in stati attigui a scopo d’arruolamento, ad un anno circa dal quale — nel 1864 — James, soprannominato “militante gentile”, dopo essere stato ferito nella Carolina del Sud, filantropicamente impegnando convalescenza nell’insegnare a scrivere ed a leggere ai compagni commilitoni.
Nell’arco d’un quinquennio dimostrando il proprio valore militare, passando da soldato semplice a Sergente e poi ricoprendo ruolo di Sottotenente, finché nel 1868, Trotter fece ritorno a Chillicothe e con l’amata, scambiati i voti nuziali, elesse dimora coniugale la capitale del Massachusetts, Boston, all’epoca fra le predilette mete di afroamericani, essa offrendo un rassicurante clima di tolleranza e sotto il suoi cieli, nel mentre sperimentando il miracolo della genitorialità, spirito d’iniziativa lo portò a cimentarsi in svariate occupazioni, arricchendo conoscenza e così rendendosi sempre più avulso alla bieca condizione della schiavitù.
La cultura rende un uomo incapace di essere uno schiavo.
Frederick Douglass
James Monroe Trotter, alle radici della libertà
Dopo essere stato il secondo afroamericano a divenire Sottotenente, Trotter fu il primo ad essere assunto dall’United States Post Office Department (USPOD), dipartimento precedente il servizio postale statunitense — attivo dal 1872 al 1971 — e presso cui James prestò servizio per diciotto mesi fintantoché, venendo a conoscenza d’iniquo e irriconoscente trattamento la cui disparità rispetto ai colleghi esclusivamente attribuibile a questioni d’etnia, il Trotter perennemente devoto a principi d’uguaglianza licenziandosi in segno di risoluto dissenso, di gran lunga preferendo chiudere un capitolo anziché accettarne l’errato assunto di base.
Estro, determinazione ed intraprendenza innati, lo condussero — complice il giovanile apprendere nozioni musicali con il professor Colburn — a racchiudere indubbie doti scrittorie in Music and Some Highly Musical People, libro storico-narrativo della musica afroamericana — in prima pubblicazione nel 1878 e due ristampe, l’ultima nel 1981 — rappresentante primaria e impareggiabile analisi ancora considerata pietra miliare da tutti coloro che abbiano interesse a sondare gli albori della musica statunitense, su più generi racchiusa fra le pagine di un unico e prezioso testo insieme alle biografie d’una quarantina di musicisti e gruppi itineranti, grido fra inchiostro elevandosi al cielo in ardente difesa del proprio gruppo etnico, dello stesso mostrando qualità e traguardi raggiunti nell’auspicio d’un risveglio delle coscienze che portasse a considerare l’individuo oltrepassando il colore della pelle nella convinzione che ogni animo debba mostrarsi nell’essenza e non nella gradazione dell’epidermide che lo custodisce, nel James studente, insegnante, soldato, impiegato postale e scrittore un fervente filo rosso in lui annodando una lodevole e spassionata dignità, indissolubilmente legata alle proprie origini, ogni volta che gli venivano chieste informazioni a riguardo, egli, senza titubanza alcuna esaudiva domande presentando generalità, a dispetto della comune realtà della moltitudine d’anime giunte al mondo e, prive di documenti ufficiali, cresciute languendo al giogo d’inumane ideologie e nel momento in cui l’attivista, oratore, abolizionista, scrittore e statista Frederick Douglass (1818-1895) ascese a simbolo di liberazione e riscatto, Trotter non permise a segregazione patita di strappargli l’identità, come le brutalità subite in Maryland erano invece riuscite nei confronti del riformatore, il quale, a segregazione rispose abbandonando battesimale nome, Frederick Augustus Washington Bailey, della turpe e umiliante morsa della schiavitù ai posteri lasciando in generosa eredità tre autobiografie: Narrative of the Life of Frederick Douglass, an American Slave; My Bondage and My Freedom; Life and Times of Frederick Douglass; verace e sofferta testimonianza della facoltà intellettuale che gli schiavisti ritenevano inesistente negli schiavi.
Con medesima fermezza e fiero orgoglio, Trotter mai negò d’esser frutto dell’unione fra la prigioniera Letitia e il rispettivo proprietario Richard S. Trotter, tuttavia, quando si trattava di fornire maggiori dettagli sul passato precedente al trasferimento a Boston, concedendo solo vaghe informazioni e peraltro evitando di menzionare i fratelli per nome, così, allorché nel 1886 dall’amministrazione del presidente Stephen Grover Cleveland (1837-1908) venne nominato responsabile dell’ufficio governativo di cancelleria di Washington, D.C. — massima carica a cui poteva aspirare un afroamericano — ebbe a scontrarsi con parte dell’intellighenzia nera della Capitale, critica verso la decisione a motivo di una discutibile integrità etnica, per di più sarcasticamente evidenziando il marcato accento del Sud di Trotter, mentre detrattori euro-americani, negandogli a priori comune titolo di birthright New Englanders, lo denigravano a lui riferendosi con l’atavico epiteto gettato su qualsiasi persona di colore nella zona di Boston, bean eating nigger.
Di contrastante parere all’investitura di James Trotter fu anche l’abrasivo curatore del settimanale Washington Bee, allineato al partito repubblicano, l’avvocato ed editore William Calvin Chase (1854-1921), titolando articolo Another Fight Between The President And Senate, nel ruolo — condividendo opinione espressa dal Cleveland Gazette — avrebbe preferito il latinista e preside dell’Università di Howard, James Gregory (1849-1915), anziché «un uomo di capacità», ma non «conosciuto per essere un rappresentante di colore», dunque sollevando perplessità sulle origini: «Si suppone che abbia un’eccellente istruzione, però non lo sapremo mai, considerando i pochi dettagli circa il suo passato».
A soli cinque anni di distanza dalla presidenziale designazione, nel 1892 sopraggiunta tubercolosi troncò palpito nel petto d’un Trotter che in mezzo secolo d’esistenza fu in grado di rinascere dalle sopraffazioni, spendendo l’intera esistenza in profonda devozione alla libertà, fiamma originante magnanimità in eredità raccolta dagli eredi Maude Augusta (1874-1954), Virginia Elizabeth ‘Bessie’ (1883-?) e soprattutto, dal primogenito William Monroe Trotter (1872-1934), egli fin da ragazzo seguendo esempio e parole dei genitori «andando ovunque andasse il resto del mondo…sempre tentando di eccellere tra i bianchi, in quanto un dovere abbattere la barriera raffigurata del colore della pelle ed in qualità di missionario e combattente contro pregiudizio e disprezzo, su cui più tardi basò la sua carriera» e fondando su tali princìpi la propria visione, dopo vari tentativi di affermarsi in ambito immobiliare non andati a buon fine — poiché ostacolati dalla discriminazione, ignorante gli eccellenti traguardi accademici raggiunti che gli erano valsi laurea cum laude ad Harvard e, tempo prima, riconoscimenti al merito da parte della Phi Beta Kappa, ovvero la più antica e prestigiosa honor society statunitense — William Trotter si consacrò alla lotta per l’emancipazione, ardentemente asserendo: «Mi resi conto che la democrazia di cui avevo goduto alla cara vecchia Harvard non era sicura per gli afroamericani, a causa della loro pelle. Cresceva in me la convinzione che il perseguimento di affari, denaro, posizione civica o letteraria, fosse un castello di sabbia. Se il pregiudizio, la persecuzione e la segregazione razziale, dal Sud si fossero diffusi, avrebbero potuto determinare una casta. Conseguentemente, ogni americano di colore, per quanto nativo, sarebbe stato un emarginato, un estraneo alla vita pubblica. Quindi mi sono gettato nella lotta al fine d’ottenere l’uguaglianza a livello governativo, politico, civile e giudiziario». Il 27 giugno 1899, in comunione d’animo e idee, portò all’altare Geraldine ‘Deenie’ Louise Pindell (1872- 1918) e nel 1901 partecipò alla costituzione della Boston Literary ed Historical Association — dallo storico Stephen Fox, definita «a forum for militant race opinion» — offrendo inoltre il proprio contributo alla Massachusetts Racial Protective Association e nel medesimo anno — durante il quale peraltro, tenne il primo importante discorso di protesta, esplicitamente rivolgendo accusa di «servilismo» i vertici di Washington — contando sulla collaborazione del giornalista ed avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili, George W. Forbes (1864-1927), co-fondò il giornale The Guardian, dalle cui pagine esprimendo l’indignazione provata e raramente manifestata, dalla popolazione di colore, nel mentre veniva spogliata del diritto di voto, sufficiente istruzione ed estromessa dalle cariche pubbliche, Trotter in tal modo assurgendo a paladino del dissenso nero ed il quotidiano diretto, voce del malcontento popolare e di giustizia sociale, negazione dalle persone di colore – sosteneva — consapevolmente vissuta e dunque, derubata d’umanità, non avrebbe sopito ardore d’affrancamento da simil soprusi fin al «pieno riconoscimento dello status di cittadino» ed in fede al padre riecheggiandone parole e pensiero con la potenza dell’azione.
La libertà è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini.
Miguel de Cervantes
Alcune immagini inserite negli articoli pubblicati su TerzoPianeta.info, sono tratte dalla rete ed impiegate al solo fine informativo. Nel rispetto della proprietà intellettuale, sempre, prima di valutarle di pubblico dominio, vengono effettuate approfondite ricerche del detentore dei diritti d’autore, con l’obiettivo di ottenere autorizzazione all’utilizzo, pertanto, laddove richiesta non fosse avvenuta, seppur metodicamente tentata, si prega comprensione ed invito a domandare immediata rimozione, od inserimento delle credenziali, mediante il modulo presente nella pagina Contatti.