Il valore della vita ed il peso della libertà
Cos’è la libertà e che relazione ha con il valore della vita?
Un ideale, una situazione sociale, una condizione fisica, mentale, spirituale?
Senza far troppa filosofia direi che “libertà” di per sé non esista, ma che sia un sistema di concetti che insieme ne vanno a costituire l’essenza e a delinearne la natura universale: Indipendenza, comunicazione, rispetto, giustizia per la quale aver diritto di sbagliare ed esser equamente giudicati, è l’ago della bilancia sulla quale pesare vita e morte.
Libertà: Un “ordinato dovere”
Se dovessi quindi riassumere, definirei libertà un ordinato dovere.
Ordinato, semplicemente perché quanto sopra scritto, non può trarre energia dal caos, quanto piuttosto trovar forza nell’armonia.
Un dovere, perché mai può venir meno la brama di possederla, così come l’attenzione per proteggerla e questo, non può che tradursi in una conquista continua.
Se è vero infatti che non riesco a pensare ad un suo reale eccesso, posso però considerare che, quanto più la si dà per scontata, tanto più si alza il rischio di perderla.
Interi popoli rischiano di venir spazzati via e milioni, sono gli esseri umani ai quali è negato ogni diritto, soffocanti da varie forme di oppressione e per questo condannati a una prigionia fisica e mentale.
Ogni epoca è stata segnata da sommosse e rivoluzioni deflagrate al fine di conquistare o riappropriarsi della libertà. Tutto diviene mezzo di riscatto, di rigenerazione. E’ pura essenza dell’arte: poesia, musica, danza, letteratura, sono stati e sono ancora oggi, in tutto il mondo, strumento di protesta, mezzo per mantenere un’identità culturale, forme di lotta e resistenza, per muovere coscienze, richiamare attenzione e partecipazione, l’arte diventa allora informazione.
Il timore dell’informazione
Parlando però d’informazione in senso stretto, alla fine del XVI secolo erano i così detti menanti che si occupavano di raccogliere, scrivere e diffondere quelli che al tempo erano gli “avvisi”, piazzando poi le notizie più scomode al miglior offerente, che ovviamente, tale cercava d’esser il protagonista della vicenda, signorotti e nobili quindi tentavano di acquisire quante più copie per evitar che tutto finisse di pubblico dominio.
Questo finché con una bolla papale, Pio V e Gregorio XIII poi, resero possibile porre veto alla diffusione di notizie e punire il menante anche con la condanna capitale.
L’informazione è garanzia di libertà, significa istruzione, democrazia, diritto e capacità di pensiero, di espressione.
E’ il termometro dello stato di salute di un Paese, o almeno lo dovrebbe essere.
Troppo, anche per il nostro tempo, perché governi e potere non ne siano attratti e in modo subdolo, altrimenti esercitando forza, non tentino di interferire, quando non di imporre blocchi, impadronirsi della parola. Attivisti, letterati, artisti, giornalisti e non solo, rischiano la vita, subiscono condanne, torture e vengono uccisi.
Non sono forse questi i casi, recenti, di Giulio Regeni, Raif Badawi, Mahmoud Abu Zeid, Karwan Haji, Afrah Shawki?
La situazione in Italia
Secondo Reporters Sans Frontieres, nell’annuale rapporto sulla libertà di stampa, l’Italia si trova al 77 posto della classifica mondiale e negli ultimi 10 anni, sono 3026 i giornalisti minacciati secondo la tabella pubblicata da Ossigeno.
La criminalità organizzata ha inferto colpi e provocato ricordi indelebili nella memoria del Paese, basti pensare a Peppino Impastato, Giuseppe Fava, i due magistrati Borsellino e Falcone, Don Puglisi, emblemi della lotta alla mafia e oggi, le cose non cambiano molto. Ad essere sotto protezione sono magistrati come Di Matteo, Nicola Gratteri e lo stesso tocca a giornalisti dai nomi noti come quelli di Lirio Abbate, Federica Angeli, Michele Albanese.
A volte l’omicidio o l’intimidazione assumono aspetti meno espliciti, il mandante e la situazione restano avvolti in una sorta di confusione delle parti e accade che tutto finisca in un limbo, altresì donne e uomini sotto scorta sembrano finire emarginati, quando non dimenticati o attaccati da associazioni antimafia e dalla politica o ancora da comuni cittadini, con accuse di una presunta vita privilegiata e l’aver imboccato la strada per facili guadagni, tralasciando forse che ognuno è libero di finir sotto scorta quando vuole, semplicemente provando.
Vero è, ch’è giusto e legittimo affermare che non tutti coloro che si occupano d’informazione in ogni sua forma, svolgono il lavoro con così alti propositi da farne qualcosa di nobile, ma è proprio questo il motivo per il quale la libera informazione, dev’esser tutelata, custodita e protetta come fondamentale diritto.
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