Helga Novak, una Donna contro il Regime
Struggente, ribelle, intellettuale, Helga Maria Novak arriva al grande pubblico con “Santi di Ghiaccio“, un libro uscito nel ’79 e mai tradotto in italiano. Destino che del resto, accomuna ogni altra sua opera, ad eccezione di “Volava un uccello senza piume” del 1982 e pubblicato in Italia otto anni più tardi.
Pagine dove la scrittrice e poetessa tedesca, si racconta descrivendo la dura realtà che già dall’infanzia fu costretta ad affrontare, abbandonata dalla madre 14 giorni dopo il parto e con un padre mai conosciuto, è affidata ad una coppia residente ad Erkener, che sveleranno essere una donna dispotica e un uomo indolente.
“Nessuna madre mi ha mai nutrito
ne mi ha cambiato una camiciola
colei che mi mise al mondo
sentì solo la propria sofferenza
io per lei non fui mai
libera ero all’età di tre giorni”
Maria Karlsdottir, questo il vero nome, nacque l’8 settembre del 1935 nel distretto Köpenick di Berlino in quella Germania che nel 1949 farà parte della Repubblica Democratica Tedesca, un paese che la Novak abbandonò a causa di uno spirito che le impediva di accettare e sottostare all’indottrinamento e ai soprusi del regime socialista.
Un silenzio squarciato attraverso romanzi e poesie, che già in vita la posero tra gli autori tedeschi più importanti, versi colmi di dolore e di amore mai conosciuto e libri che hanno fatto della Novak, la coscienza critica capace di analizzare le difficoltà nella formazione di quella repubblica socialista, svelandone le contraddizioni e gli inganni sui quali si stava reggendo.
Un dissenso contro il regime, tanto analitico, quanto scomodo e che nel 66, le costò la privazione della cittadinanza, impedendole di tornare nella patria che lei continuerà ad amare e desiderare.
“Sono tedesca dell’est
e non solo per la lingua
sono tedesca dell’est
finché i pali non marciscono
finché diffidenze e spie
insaporiscono le salse fatte in casa
me ne sto seduta al lato spoglio del tavolo
sono tedesca dell’est e trascino
dietro di me un grumo di speranza”
Una speranza che era cominciata a 15 anni, partecipando attivamente alla Libera Gioventù Tedesca (FDJ), l’organizzazione composta da giovani di età compresa fra i 14 e 25 anni ed interna al Partito di Unità Socialista di Germania, proprio il partito egemone della RDT.
Giovani non troppo volontari, che avevano l’obiettivo di incanalare i propri coetanei all’ideologia del marxismo-leninismo, anche svolgendo il ruolo di informatore per la Stasi, il Ministero per la Sicurezza di Stato che si stima ne disponesse oltre 100mila, con il compito di controllare che il pensiero politico dei cittadini fosse in linea con il regime.
Nel 1991, a svolta storica ormai avvenuta, Helga Novak fu tra quei pochi che non ebbe timore ad ammettere di averne fatto parte, ma il divario fra ideali e una realtà coercitiva, ben presto fece sì che il fervore che l’animava andasse a scontrarsi con un sistema di governo autoritario e opprimente.
“Il mio stato mi tappa la bocca
e mi ficca nell’esercito
e fa piani economici
e la politica estera
senza di me”
Dopo aver studiato filosofia e giornalismo all’Università di Lipsia, nel 1961 – anno della costruzione del muro di Berlino – Helga Novak fugge in Islanda dove lavorerà in fabbrica per qualche anno e nel 1965, per casa editrice Luchterhand pubblica la sua prima raccolta di poesie: “Ballade del viaggiatore Anna”
Tornata in patria frequenta il prestigioso Istituto di Letteratura Johannes R. Becher, ma i suoi scritti avevano cominciato a circolare e arrivò quell’espulsione dalla Germania dell’Est, per lei motivo di dolore che non le permise neppure un facile inserimento fuori da quella sua terra, alla quale resterà legata e che in “Supplica per Sarah“, chiede all’amica e poetessa Sarah Kirsch che le sia raccontata.
“Va’ e cerca i miei amici
di’ loro che son viva son morta son viva
scrivetemi una lettera da casa
andate nelle birrerie vecchie e in quelle nuove
raggiungete le città vecchie e quelle nuove
[…]
Scrivetemi una lettera da casa
prendete il treno suburbano per Friedrichshagen per Erkner
a Erkner tastate i muri delle due scuole
scrivetemi una lettera da casa
piazzatevi al cambio dei turni davanti alle fabbriche di Oberschöneweide
guardate bene la fabbrica di cavi e quella di materiali elettronici
[…]
Sarah andate – guardate se ho ancora amici
dite loro che sono viva, sono morta, sono viva
Per l’amor del cielo
scrivetemi una lettera da casa”
Per la Novak saranno anni di continui spostamenti, dapprima tornando in Islanda, poi trasferendosi nella Germania Ovest, Francoforte e poi Berlino, ma i suoi viaggi sono anche legati all’impegno politico, «Sono stata sedotta dal termine “la proprietà del popolo”» dirà molti anni più tardi.
Si reca nella ex-Jugoslavia perché voleva «Sapere cosa c’era dietro l’altro socialismo, dietro l’autogestione dei lavoratori nelle fabbriche».
Sarà in Portogallo per prendere parte alla “rivoluzione dei garofani“, il colpo di stato che pose fine al regime di Antonio Salazar innescando il processo che si concluse due anni dopo con il ritorno alla democrazia.
«Ho viaggiato in tutta l’Europa orientale prima che il muro cadesse»
Il suo girovagare avrà termine solo nel 1987, quando si stabilirà nelle campagne a nord della Polonia, ritrovando quei panorami che le riportavano alla mente «Il paesaggio del brandeburgo dell’infanzia. Ha una vegetazione particolare, alberi particolari, un odore particolare. L’odore del paesaggio riflette quello che cresce lì, cosa succede lì. Anche gli odori del tempo».
“Sono fedele agli alberi come un cane
il salice squassato davanti a casa
su cui anni fa un fulmine è caduto
si innalza di notte nei miei sogni
e da lontano si odono i nostri lamenti
sui nostri due tronchi
sui nostri due corpi
sulle nostre due patrie
io non lo so perché
i miei nervi palpitino ancora
di questo antico incompreso incompiuto
nauseabondo e lungo amore
ovunque il pane viene messo in forno
e ovunque lo si vende a caro prezzo
io fuggo la mia terra e il salice
e faccio ritorno indietro
sono fedele agli alberi come un cane”
Scriverà un totale di 25 opere e scomparsa a 78 anni, il 24 dicembre del 2013 Helga Novak è stata una donna libera, anticonformista e malinconica perché le «Persone che non hanno alcuna malinconia, che non l’hanno mai sperimentata, hanno vissuto solo a metà».
Versi tratti dalla rivista “Poesia” e tradotti da Paola Quadrelli
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