Kim e Donald, i bambini dell’asilo stanno facendo casino
Kim Jong-Un e Donald Trump, la scarsa credibilità dei partecipanti all’ennesima partita di Risiko, non lascia spazio neanche al timore, mentre dovremmo averne anche stavolta.
Al 6° test nucleare, il dittatore nord-coreano sembra essere in procinto di effettuare il settimo e saltato il giorno dato per favorito, ossia il 9 settembre per l’anniversario della Repubblica Democratica Popolare di Corea, le previsioni dicono di puntare sul 10 ottobre, giorno della fondazione del Partito dei Lavoratori.
Dopo il test della bomba H, infatti, da Seul arrivano notizie che l’ordigno sarà sistemato su un missile balistico intercontinentale, con una potenza distruttiva mai vista prima.
Si sono inasprite le sanzioni inflitte più dieci anni fa, sono arrivate all’unanimità le condanne di tutta la comunità internazionale e il 7 luglio scorso è stato firmato presso le Nazioni Unite, il trattato che per la prima volta vieta le armi nucleari.
Hanno votato a favore 122 stati su 124, Singapore si è astenuto e l’Olanda si è detta contro.
L’Italia si è astenuta e con lei Cina, Francia, Gran Bretagna, U.S.A e Russia, ovvero quelle nazioni ufficialmente aderenti al Trattato di non Proliferazione del nucleare (TNP) in vigore dal ’70 e con loro, quelle non ufficiali e in possesso di armi nucleari: Corea del Nord, India, Israele, India e Pakistan.
Per quanto si possa pensare che buona parte di mondo continui ad avere nostalgia della guerra, ratificare il trattato è tanto necessario quanto difficile.
Uno scenario come quello attuale, se non fosse per il Senatore Razzi che si è detto pronto ad affrontare l’ennesimo viaggio a Pyongyang per dialogare con l’amico Kim Jong-Un, dovrebbe tenere banco nei telegiornali e occupare le prime pagine dei quotidiani, ma così non è.
Se tutto lo immaginassimo negli anni della “guerra fredda”, quanto appena scritto probabilmente accadrebbe e forse, la responsabilità è dei personaggi, così lo scontro – niente affatto dialettico – fra Donald Trump e Kim Jong-Un, appare una disputa tra Gastone Paperone e il Mr.Evil della saga di Austin Power.
La Cina tra Kim e Donald
Forse imbarazzante immaginarlo tra i due principali attori, ma il dialogo è l’unica strada percorribile, perché Kim Jong-Un non è stupido e se le sue provocazioni possono risultare inutili, ancor più inutile è l’approccio muscolare di Trump.
Con la fine della guerra fredda e la scomparsa dell’Unione Sovietica, la Corea del Nord economicamente è diventata sempre più dipendente dalla Cina e quest’ultima, seppur infastidita dagli atteggiamenti di Kim Jong-Un, per il timore che possano ledere alle mire espansionistiche in campo diplomatico e commerciale, ha i suoi interessi e non è un segreto che ancora oggi, Pechino abbia maggior simpatia per i vicini piuttosto che per Washington.
Negli anni il regime nord-coreano ha continuato a perseguire l’idea di raggiungere un’indipendenza militare, per arrivare ad avere un efficace deterrente che le garantisse la sopravvivenza e oggi, questo si è chiaramente palesato.
Come sempre il problema non spunta in un giorno e se fin ora tutti potevano costruirsi e mantenere il proprio arsenale nucleare anche senza averne diritto, la Corea del Nord non ha fatto altro che partecipare al divertimento.
Gli altri giocatori hanno sottovalutato che la piccola appendice è legata alla Cina, non solo dalla terra, ma rappresenta ancora quello “stato cuscinetto“, utile per tenere lontano gli americani e le loro basi, contro le quali solo pochi giorni fa si sono sollevate le proteste per l’installazione di nuove batterie antimissile in Corea del Sud.
Se la Cina si schierasse apertamente contro Kim Jong-Un, anziché avere il comportamento ambivalente dimostrato fin ora, ci sarebbe il rischio di un crollo dello Stato che potrebbe concludersi con una Corea unificata sotto la filo-americana Seul, un’ipotesi inaccettabile, dato che l’eventualità di una serie di disordini da dover gestire e la possibilità di stanziamenti di truppe statunitensi lungo il confine, sarebbero tutt’altro utopiche supposizioni.
Tutto questo Kim Jong-Un lo sa bene e non gli sfugge neppure il fatto di non aver oppositori a disturbarlo, come del resto, ha piena coscienza del fatto, che data l’economia del paese – basata essenzialmente su estrazioni minerarie e pesca – e una popolazione tanto indottrinata quanto alla fame, per quanto restrittive possano essere, le sanzioni non hanno particolare efficacia e a testimoniarlo, è il paradossale miglioramento registrato negli ultimi anni.
Dunque Kim è un pazzo, ma non uno stupido e con i missili nucleari sventolati come candele pirotecniche, tiene sotto scacco l’intero pianeta, in quanto – a meno di non considerare una probabile e significativa reazione di Pechino e un subitaneo coinvolgimento di altri Stati – gli U.S.A non possono attaccare senza il permesso di una Cina, che di conseguenza si autoproclama non troppo volontariamente, come l’unica in grado di far da mediatrice e tentare di persuadere Kim Jong-Un ad abbassare quanto meno i toni.
Il gioco è sul filo del rasoio e considerando i protagonisti, le mosse non sono così prevedibili, perciò che piaccia oppure no, per la sicurezza mondiale il dialogo è l’unica e necessaria soluzione e dovrebbe essere caldeggiato tanto dagli Stati Uniti e la Cina, quanto dai vari alleati. A meno che davanti agli occhi, non si creda davvero di avere Gastone e Mr.Evil.
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