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Disabili: La popolazione invisibile dei senza diritti

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All’indomani del Fand Day 2017, appuntamento che vede riunire le maggiori associazioni a sostegno della disabilità per affrontare le tematiche più urgenti e sensibilizzare Istituzioni e opinione pubblica, arriva la denuncia del presidente dell’Anmic.

«Purtroppo in questo momento la politica italiana ha altre priorità, ma esiste una frattura tra le leggi e la realtà. Non vediamo ancora i benefici che vorremmo per impattare sulla società»

Queste le parole di Nazaro Pagano, che durante la conferenza tenutasi a Roma il 25 ottobre, ha fatto luce su una realtà che vede i disabili ancora costretti a confrontarsi con discriminazione, inadeguata assistenza, barriere architettoniche e il «diritto negato al collocamento».

Nata nel 1956, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili, vanta oggi 104 sedi nazionali, ed è voce di 4,1 milione di disabili, (cifra, secondo Censis destinata a salire a 6,7 entro il 2040) che si ritengono esclusi dall’agenda di governo, dalla manovra finanziaria e altrettanto dal dibattito pubblico, una condizione quindi, che non vede la disabilità venir fuori dal cono d’ombra dell’indifferenza.

Il problema è che nonostante la ratifica di varie leggi in materia, come l’introduzione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), l’approvazione del “Dopo di Noi” del 2016 o la Riforma del Terzo Settore, sembra che tutto sia rimasto privo d’azione concreta, «leggi-manifesto – le definisce il presidente dell’Anmic – risorse-tampone trovate sempre all’ultimo e da definire anno per anno».

Nazaro Pagano, lancia quindi un appello affinché vengano applicate le leggi esistenti e al contempo trovate «risorse certe ed adeguate» per i disabili, in quanto a preoccupare, è anche la mancanza di una riforma che preveda un rafforzamento dell’assistenza pubblica, altrimenti destinata al collasso. L’Anmic, rileva come in Italia siano 3 milioni le persone impegnate ad assistere i propri cari, disabili o anziani e più in generale, 9 milioni sono coloro che si prestano per andare sopperire alla carenza di operatori domiciliari e all’inadeguatezza dei servizio assistenziale nel suo complesso.

Un’opinione avallata anche da quanto emerso dalla ricerca “Il mercato delle prestazioni infermieristiche private e l’intermediazione tra domanda e offerta” condotta ancora da Censis e presentata l’11 maggio a Roma.

Solo nell’ultimo anno sono stati 12,6 milioni gli italiani ad aver pagato privatamente per aver prestazioni a domicilio, con una spesa totale di oltre 6 miliardi di euro, evidenziando come il 48% degli italiani si sia avvalso dell’aiuto di parenti, conoscenti e badanti, facendo inoltre notare come per il 58% dei casi, a rivolgersi a personale non qualificato siano le famiglie con persone non auto sufficienti, dimostrando quindi la concreta difficoltà del sistema, nel riuscire a gestire le richieste in continua crescita.

Problematica che si affianca all’annosa questione della legge n.68 del 23 marzo 1999, regolante le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” e motivo di sdegno, è la possibilità data a datori di lavoro privati ed enti pubblici, di esonerarsi dall’obbligo di assunzione di disabili, semplicemente inviando domanda e pagando un contributo. Un legge discriminatoria che venendo meno al diritto di lavoro, richiede una revisione che si è fatta ormai improcrastinabile, anche in virtù di numeri, che come riporta Alberto Mutti, vicepresidente di Anmic, su 680mila disabili aventi diritto, vedono solo 18mila collocamenti.

Alberto Mutti che non manca di notare come i dati risalgano al 2013, in quanto quelli riguardanti il 2014 e il 2015 non sono ancora stati forniti, sebbene l’obbligo di governo era quello di presentarli entro il 30 giugno dell’anno passato.

Il lavoro come una chimera, è quanto però confermano i dati ISTAT riferiti al 2015, quando l’occupazione riguardava il 3,5% delle persone disabili, laddove solo uno 0.9% si mostrava attivo nella ricerca di un impiego, dunque palesando la totale sfiducia verso un mondo impreparato a risolvere le necessità di una fetta di popolazione ancora costretta nell’invisibilità.

Molti sono quindi i temi da affrontare, situazioni anche mutuate dall’inconsapevolezza e dal pregiudizio di un’intera società, ancora spassionata verso problematiche di assoluta urgenza, che oltre a quanto fin qui esposto, includono le persistenti barriere architettoniche per arrivare a quelle mentali, quest’ultime protagoniste di continui e quanto mai indegni episodi di violenza verbale e fisica perpetuati nei confronti di persone disabili, dimostrando come il lavoro da compiere, riguardi tanto le Istituzioni quanto l’intera collettività.

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