Sonia Soberats: non vedente, dipinge fotografie con la luce
La storia di Sonia Soberats, è quella di donna la cui vita è stata segnata da eventi drammatici, dolori immensi tuttavia affrontati con straordinario coraggio, pertinacia, capacità di cogliere il valore più profondo dell’essere; virtù che le hanno permesso di sopravvivere e di svelare al mondo, come a se stessa, il proprio talento artistico.
Sonia Soberats: dipingere, fotografie, con la luce
Nata a Caracas nel 1940, lasciò la capitale venezuelana per trasferirsi nel quartiere newyorkese del Queens e d’improvviso, quella che fino ad allora era stata la vita serena, seppur di sacrificio, di una madre amorevole impegnata a crescere da sola due figli, si sgretolò inesorabilmente.
Nell’88, il secondogenito Leonardo, appena laureatosi in Scienze Informatiche venne colpito dal morbo di Hodgkin, un particolare linfoma contro il quale fu costretto ad arrendersi nel 1991, all’età di 26 anni, mentre la sorella, a causa di un tumore diagnosticatole nell’86, si spense trentaquattrenne nel 1994.
A tale eterno patimento del cuore, un destino non pago d’accanimento, aggiunse all’esistenza di Sonia Soberats ulteriore afflizione e difficoltà: i suoi occhi, già tormentati dal glaucoma, cominciarono a spegnersi a seguito di una sopraggiunta infiammazione a carico dell’uvea, il rivestimento vascolare. Rapidamente l’infezione si estese alla retina e in appena sei mesi, la privò totalmente della vista.
Nonostante tutto non si lasciò abbattere e con rara volontà, cercò di ricostruirsi imparando il diffuso codice di lettura e scrittura ideato dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX secolo, poi si affidò ad un cane e ad un bastone, dopodiché prese a riempire le giornate frequentando corsi d’ogni genere, finché nel 2001, arrivò la svolta, ovvero quando decise di iscriversi alla Vision School di Manhattan, partecipando a una serie di workshop fotografici rivolti a non vedenti ed in breve tempo, quella che doveva essere una terapia, si trasformò in arte.
Attraverso le mani Sonia Soberats mise all’esame la propria sensibilità e uscire dall’oscurità, avere la visione dei soggetti, creare l’ambientazione, dare forma a ciò che già sentiva materializzato nella mente e così eseguire fotografie tramite la tecnica del light painting, «dipingere con la luce».
Scatti realizzati per mezzo di lunghe esposizioni durante le quali, davanti all’obiettivo, si muovono una o più sorgenti di luci e nell’intervallo di tempo in cui l’otturatore rimane aperto, il sensore cattura e registra andando a restituire un effetto che, nel particolare caso, sembra descrivere l’universo di emozioni vissute e provate.
La venezuelana non è l’unica né la prima non vedente a cimentarsi nella fotografia, basti ricordare artisti come Kurt Weston, Rosita McKenzie, Ralph Baker e ancora il compianto pianista jazz e blues, Henry Butler, scomparso nel 2018 e molti altri, come la stessa Soberats, fanno parte del Seeing With Photography Collective. Tuttavia, in ambito della tecnica, le sue opere presentano un aspetto originale, da esse scaturisce intreccio di consapevolezza e subconscio, mente e immaginazione, realtà e onirismo. Ad aiutarla durante il processo di creazione è l’assistente, il quale, seguendone le istruzioni, guida l’otturatore e descrivendo sin al minimo dettaglio gli scatti ‘dipinti’, in modo tale da offrirle certezza che il risultato raggiunto sia esattamente quello desiderato.
La fotografia è stata un rifugio, una terapia, qualcosa che mi aiuta a sviluppare la mente, è come rivivere bei ricordi
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