Tomasz Alen Kopera, un viaggio nel subconscio
Nato nel 1976 a Kozuchow, in Polonia, fin da bambino Tomasz Alen Kopera mostra una particolare predisposizione per il disegno e la pittura, passione che continua a coltivare nel tempo sperimentando e scoprendo nuovi percorsi creativi sino a raggiungere quella che è oggi una dimensione contemplativa con la quale, afferma, invita l’osservatore a concedersi, a sentire la necessità di un momento di “silenziosa riflessione”.
Nei suoi dipinti Kopera mette in scena le relazioni e le contraddizioni del rapporto uomo-natura-universo, i mondi si scontrano e si incontrano fondendosi l’uno con l’altro e se un momento le figure sembrano esplodere in impeti di gioia, liberazione, improvvise illuminazioni dell’essere, un istante dopo s’inabissano come scivolando nelle profondità dell’inconscio, dove risiedono i dolori, i pensieri più oscuri, gli incubi.
Un vortice emotivo che propone un immaginario favolistico, surreale, ma affatto istintivo quanto piuttosto meditativo e volto a scovare l’essenza del tutto, quasi a voler sconfessare le teorie metafisiche cartesiane per immergersi in una visione rigorosamente monistica.
Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria, nel 2005 si trasferisce in Irlanda dove tutt’oggi vive e lavora, entrando nel 2012 a far parte del “Libellule Contemporary Renaissance”, movimento artistico nato nel 2004, per volontà del pittore e figura di spicco del realismo magico francese Lukáš Kandl, che decise di riunire i migliori artisti internazionali per restituire all’arte, intesa come contemporanea, il suo significato e valore, estrapolandola da un contesto visto e considerato decostruttivo, speculativo e di mero individualismo.
Oggi Libellule conta circa trenta artisti provenienti da altrettanti paesi, i quali, con cadenza annuale, eseguono e riuniscono le proprie opere in esposizioni a tema unico, facendo sì che l’osservatore abbia davanti a sé una panoramica che gli dia modo di scoprire le visioni e le peculiarità di culture differenti su specifici argomenti.
Ed è attraverso l’utilizzo dei temi del “surrealismo magico” che si muove Kopera, esplorando però quella dimensione psichica ben più vasta e profonda di quella conscia, in cui fluttuano istinti ed emozioni ignorati, ma spesso alla base dell’agire e in questo, l’artista polacco, a tratti porta alla memoria i viaggi nell’anima del conterraneo Zdzislaw Beksinski, con cui tra l’altro condivide l’abitudine di non dar quasi mai nome alle opere, in qualche modo lasciando libertà d’interpretazione allo spettatore.
Particolarmente attento ai dettagli, ad affascinarlo ed ispirarlo, come egli stesso afferma, sono la “natura umana e i misteri dell’universo” ed altrettanto il fuoco, elemento difatti ricorrente nei dipinti e che l’artista polacco erge a simbolo di creazione e al contempo purificazione, in una continua evoluzione in cui distruzione e resurrezione sono imprescindibilmente legati tra loro.
“Visualizzare l’idea” è secondo Kopera la fase più difficile ed importante dell’intero processo creativo, percorso ch’è per sua natura irrazionale qualora è inconsapevole espressione del subconscio e non è un caso se in fase di realizzazione, l’artista si abbandona all’istinto, o meglio, lascia che le mani si muovano liberamente trascinate e guidate dall’ispirazione; raramente infatti esegue a priori bozze per seguirne poi la traccia, cosa che spesso lo porta a sviluppare un’opera completamente differente dalla visione iniziale.
Dipinti a olio ai quali dedica intere giornate e a scandire il tempo, immancabile e senza limiti di genere che non siano dettati e scelti dal sentire del momento, o in qualche modo richiesti dalla particolarità di un lavoro, è la musica, che Kopera afferma essere “intrinsecamente connessa” alla sua creazione.
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