Ruth Shaw, l’educatrice che inventò la Finger Painting
Dipingere con le dita è una pratica ancestrale, tuttavia il concetto di finger painting, fu introdotto e divulgato a partire dagli anni ’40 dall’educatrice americana Ruth Faison Shaw, la quale ebbe l’intuizione dopo un episodio del tutto banale e se da un lato ne comprese la natura terapeutica, probabilmente non si rese conto che la stessa sarebbe poi stata elevata ad arte.
Nacque il 15 ottobre 1889 nella cittadina di Kenansville, in North Carolina ed era la seconda dei cinque figli di Alberta Columbia e del reverendo William Mitchell. La madre era una talentuosa musicista discendente da una famiglia di ugonotti fuggiti dalla Francia nella seconda metà del XVII secolo, mentre il padre era pastore della Grove Presbyterian Church e per molti anni fu anche presidente del James Sprunt Institute, al tempo riservato alle giovani di fede cristiana.
Cresciuta nella fattoria di famiglia, Ruth Shaw s’inventò l’infanzia liberando l’immaginazione tra letture della mitologia classica inglese e i racconti della bambinaia afroamericana Florence Italy Brown. Frequentò le elementari nella contea di Cabarrus e nel 1906, una volta conseguito il diploma studiando nel collegio diretto dal padre, partì per Baltimora per frequentare il conservatorio della Johns Hopkins University. Al termine della formazione, nonostante mancasse di esperienza, le fu affidato il ruolo di maestra in una scuola con 30 allievi, immersa nella natura selvaggia della catena montuosa degli Appalachi. Più tardi avrebbe insegnato anche musica in istituti di Kenansville e Wilmington, città portuale situata a sud del Paese, ma l’avventura tra le foreste fu una tappa fondamentale, in quanto ben presto si rese conto di come tanti alunni, sebbene vivessero in una condizione di isolamento, fossero in possesso di talenti in attesa di essere scoperti e incoraggiati.
Anni prima, il pedagogo britannico George Williams, turbato dalle condizioni in cui riversavano i giovani appartenenti alle classi meno abbiette, di una Londra in piena Rivoluzione industriale, per toglierli dalla strada e allontanarli dalle cattive abitudini, aveva fondato la Young Men’s Christian Association.
Era il 1844 e in breve tempo l’organizzazione trovò terreno fertile in Australia, in Canada e nel ’51 sbarcò negli Stati Uniti d’America con una sezione inaugurata a Boston, Illinois. Nel 1855 ne sorse una seconda a Wilmington nel 1855, quando nella capitale del Regno Unito era già stata istituita la Young Women’s Christian Association. Oggi contano centinaia di sedi dislocate in ogni angolo del Pianeta e già agli inizi del Novecento, gli obiettivi si erano ampliati per contrastare la segregazione razziale, promuovere la pace, la libertà, l’equa distribuzione delle risorse, lo sviluppo sostenibile e l’uguaglianza di genere.
Il 5 settembre 1917, il padre William si spense all’età di 59 anni, ma cinque mesi prima, le forze militari americane avevano fatto il loro ingresso nella Prima Guerra Mondiale per combattere a fianco degli Alleati e come molti connazionali, Ruth Shaw fu pervasa da un forte sentimento patriottico ed ansiosa di offrire il proprio contributo, si rivolse proprio alla YMCA, chiedendo di entrare a far parte del personale femminile.
Fu inviata a Verdun, nella regione del Grand Est, e in quello che poco prima del suo arrivo era stato teatro di una delle più cruente e sanguinose battaglie avvenute sul fronte occidentale, venne impiegata nelle mense militari dove oltre a servire i pasti, confortava il morale delle truppe cantando e suonando il pianoforte. Utilizzò attività creative anche per aiutare singolarmente i tanti soldati che presentavano problematiche a livello psicologico, dovute in particolare al cosiddetto shell shock, termine coniato dai combattenti stessi nel corso della guerra e con il quale era indicato il trauma da granata o da esplosione.
Al termine del conflitto, la passione per l’arte la trattenne in Europa, ma la prematura scomparsa del fratello Harry, il più giovane, la riportò in North Carolina. Vi rimase fino al 1920, anno in cui attraverso i contatti mantenuti con l’YMCA, ottenne un contratto di lavoro della durata di 2 anni all’American Sailor’s Club nell’allora Costantinopoli, luogo di ricevimenti e dove, tra gli altri, si esibiva il compositore di origine ucraina Sergej Bortkevič, giunto nella Città d’Oro nel 1919 per fuggire dall’Armata Rossa.
La permanenza nei territori dell’antica Tracia le permisero di assimilare nuove tecniche pittoriche, approfondire le conoscenze sui colori e quando venne il momento di tornare in patria, amici dei Servizi Consolari, incluso l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, la invitarono a Roma per organizzare una scuola dedicata ad allievi americani e inglesi di età compresa tra 5 e 12 anni. Venne così fondata la Shaw School, un istituto sperimentale dove le attività didattiche erano strutturate secondo il modello di apprendimento esperienziale, processo appunto basato sull’esperienza, sia essa cognitiva, sensoriale od emotiva.
Ruth Shaw, la nascita della Finger Painting
Dipingere come terapia
L’educatrice svolgeva la maggior parte delle lezioni direttamente nei musei, nelle gallerie, nei siti archeologici e nel tempo trascorso nella capitale pubblicò anche diversi libri, fra cui Offerings and Offsprings , The Old Shoe e The Second Old Shoe.
Nel 1926 successe l’accadimento dal quale tutto ebbe inizio: uno dei suoi studenti si procurò una lieve taglio a un dito e da Shaw, venne prontamente mandato in bagno affinché disinfettasse la ferita con la tintura di iodio, ma non vedendolo più tornare, facendosi seguire dagli altri alunni corse a cercarlo e lo beccò mentre divertito spalmava l’antisettico sulle piastrelle del locale. Nel vederlo, Ruth Shaw rimase colpita dalla beatitudine emanata dal bambino e come questa si riflettesse sul resto degli scolari che lo osservavano estasiati. Quelle reazioni, la portarono a credere che far loro dipingere usando le mani, sarebbe potuto essere un metodo per aiutarli a sviluppare la propria forza espressiva incentivandone l’estro.
Tutto è iniziato, nel modo più naturale del mondo, con un ragazzino della scuola che ha cosparso il muro del bagno con lo iodio. Tutti i bambini amavano “imbrattare” – farlo con le mani è un impulso primordiale, un modo di divertirsi e di imparare. Così mi sono messa a pensare ad un mezzo adatto con il quale potevano imbrattare i loro cuori senza conseguenze negative.
Dopo anni trascorsi in tentativi per realizzare una vernice che fosse atossica, idrosolubile e quindi lavabile, nel 1931 Ruth Shaw poté finalmente mettere a disposizione dei propri allievi la finger painting. All’ombra del Colosseo rimase fino al 1932 e nello stesso anno presentò la tecnica alla 6° congresso della Ligue Internationale Pour l’Éducation Nouvelle svoltosi a Nizza; convegno dove tra gli altri intervennero Roger Cousinet, Robert Dottrens, Célestin Freinet, Paul Langevin e non ultima Maria Montessori.
Immediatamente venne invitata a tenere conferenze e dimostrazioni in tutta Europa e poi volò negli Stati Uniti, a New York, trasmettendo l’idea alla Dalton School e in una piccola fabbrica sull’East River, aprì lo studio Shaw Finger Paint. L’interesse generale fu istantaneo, di lei parlavano i grandi quotidiani locali e al Rockefeller Center fu organizzata una mostra con dipinti eseguiti dai suoi studenti. La popolarità crebbe a tal punto che nel 1935, i cugini Edwin Binney e Harold Smith, creatori dei pastelli Crayola, iniziarono la produzione in serie di vernici per la pittura con le dita.
Nella Grande Mela Ruth Shaw continuò a pubblicare altri volumi: Finger Painting, Finger Painting And How I Do It, Finger Painting: A Perfect Method of Self-Expression e agli inizi degli anni ’40, cominciò a utilizzare la tecnica rivolgendosi anche a un pubblico adulto. Nel frattempo era stata nominata docente al Teachers College della Columbia University, il più antico e importante ateneo di scienze dell’educazione degli Stati Uniti e cinque anni dopo, le fu data la cattedra alla prestigiosa Menninger School of Education di Topeka, Kansas, istituto che aveva visto convalidare i propri metodi adottati su bambini e adolescenti da studiosi di tutto il mondo, incrementando il prestigio quando nel 1946, al suo interno costituì anche la scuola di psichiatria.
Shaw intraprese collaborazioni con medici, psicologi, si confrontò con detenuti, anziani, raccogliendo un sempre maggior numero di consensi e attestati di stima. La popolarità raggiunse un livello tale da essere invitata nelle sale del Radio City Music Hall di New York, negli studi del Tonight Show del compositore, comico e scrittore Steve Allen; personaggi come l’attore e conduttore televisivo Jack Benny volle prendere lezioni di finger painting e come lui fu conquistato dall’educatrice anche il genio di Walt Disney, il quale espresse la sua ammirazione facendole dono di bozze originali tratte dall’eterno racconto di Biancaneve.
Nel 1956, Ruth Shaw si stabilì nella città di Chapel Hill, nella Contea di Orange, dove lavorò come consulente presso il Dipartimento di Psichiatria fino al 1968, anni in cui cooperò anche con il Murdoch Developmental Center, clinica di Butner che offre assistenza residenziale e ricoveri a breve termine per persone con disabilità intellettiva o che dimostrano forme comportamentali estreme e pericolose. Fra il 1961 e il 1963, fu anche impegnata a condurre 17 episodi di Finger Painting for Family Pleasure, trasmissione televisiva ideata per lei dall’emittente pubblica UNC-TV.
Ruth Faison Shaw non si sposò mai e all’età di 80 anni, il 3 dicembre 1969, si spense in una camera del Policlinico Cape Fear Valley Medical Center di Fayetteville; non prima di aver donato gran parte dei dipinti in suo possesso all’Università del North Carolina, molti dei quali sono poi stati devoluti al Chapel Hill Museum dove si trovano attualmente esposti.
Le mani sono strettamente collegate con la parte di più profonda e quindi autentica dell’essere umano, colorare e dipingere tramite di esse è infatti un atto istintivo, emozionale e lasciare che danzino libere su di una superficie, è ormai accertato essere un’attività in grado di migliorare le capacità sensoriali, la creatività, le abilità di concentrazione e persino di coordinazione, oltre a favorire e potenziare l’espressività dando voce ai sentimenti, scivolando nelle profondità dell’inconscio per liberare il mondo interiore. Peculiarità che sono proprie anche dell’arte e la finger painting, invero annovera numerosi esponenti fra cui:
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