Marcel Caram, Surrealismo nell’Arte Digitale
Manifeste du Surréalisme, fu il documento con cui, nel 1924, André Bretone (1896-1966) sancì la nascita del surrealismo, riprendendo termine — concettualizzato in «automatismo psichico» mediante il quale ascendere all’essenza del pensiero ed esprimendone i colori in «assenza della ragione» e «al di là d’ogni preoccupazione estetica e morale» — coniato circa sette anni prima dallo scrittore Guillaume Apollinaire (1880-1918) definendo, «sorte de su-réalisme», il balletto, con musiche di Erik Satie (1866-1925) e testi di Jean Cocteau (1889-1963), Parade.
Tal filosofia fidente «nell’onnipotenza del sogno» per giungere a «soluzione dei principali problemi» dell’esistere, inizialmente riguardante l’universo della letteratura, incontrò medesimo desiderio d’emancipazione dai valori accademici e da qualsiasi fattore limitante la libertà d’estro — anche dalle convenzioni sociali e dunque assumendo per di più dimensione politica — del cinema, della pittura, della fotografia, mondo quest’ultimo che, a merito di personalità come Aubrey Bodine (1906-1970), Melvin Sokolsky (1933) o Jerry Uelsmann (1934-2022) — forse prima d’ogni altra disciplina, intravide le possibilità, concretizzate in radicale trasformazione, dell’Arte Digitale, realtà scaturita nella seconda metà del Novecento, dal progresso tecnologico e conseguente evoluzione di hardware, software, esortando ad inedite prospettive, approcci e sperimentazioni, in Brasile trovando tra i pionieri, Waldemar Cordeiro (1924-1973), nato a Roma e nel 1949 — terminata formazione nelle capitoline Scuola San Giacomo ed Accademia di Belle Arti — trasferitosi nel Paese sudamericano di materna origine, co-fondando — insieme a Anatol Wladyslaw (1913-2004), Lothar Charoux (1912-1987), Geraldo de Barros (1923-1998), Kazmer Féjer (1923-1989), Leopold Haar (1910-1954), Luís Sacilotto (1924-2003) e più tardi coinvolgendo Hermelindo Fiaminghi (1920-2004), Judith Lauand (1922) e Mauricio Nogueira Lima (1939-1999) — il Grupo Ruptura, unione costituita nell’intento di promuovere le avanguardie nazionali, l’astrattismo, Cordeiro presto divenendo fra i principali teorici ed esponenti della Concrete, anche sviluppando, in collaborazione con il fisico Giorgio Mascati, studi grafici in ambito informatico utilizzando un computer IBM System/360 Model 44, trasmutando fotografie in composizioni costituite da simboli in grado di restituire le immagini in virtù dei chiaro-scuri, opere, dal titolo in sequenza numerica, Transformação em Grau, poi esposte nella storica mostra internazionale, Arteônica – O Uso Criativo dos Meios Eletrônicos em Arte, organizzata nel 1971 negli spazi della Fundação Armando Alvares Penteado di São Paulo, dall’anno successivo dirigendo il Centro de Processamento de Imagens do Instituto de Artes, presso l’ateneo del comune di Campinas; egli quindi significativamente partecipando a tracciare sentiero, dove cammino, ovviamente apportando nel proprio sentire, innovamento, intraprese la sua stessa figlia Analívia Cordeiro, creativi quali Otávio Donasci, Rafaël Rozendaal e dall’alba del terzo millennio, Marcel Caram, artista classe 1966 e residente a Belo Horizonte — dal 1897 capitale dello Stato sudorientale di Minas Gerais — che, sin dall’infanzia ammaliato da disegno e pittura, pur non affrontando preparazione accademica, durante l’adolescenza coltivò passione frequentando vari corsi privati, esperienze corroboranti l’innata attrazione verso il surreale, le visioni oniriche di Salvador Dalí (1904-1989), Giorgio De Chirico (1888-1978), René Magritte (1898-1967), maestri per cui nei lavori, affidando ispirazione esclusivamente al digitale, sovente rivolge tributo, evocandone la morbidezza delle tinte, delle forme, altrettanto dettagli e soggetti.
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