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Joe Fenton, arte ironica e visionaria tra la vita e la morte

Le opere di Joe Fenton, appaiono come surreali viaggi tra la vita e la morte, in una miscela di culture e visioni ascetiche. (https://terzopianeta.info)Joe Fenton è un illustratore britannico, le cui opere appaiono come un racconto di viaggi nei luoghi profondi dell’inconscio, dove risiedono i sentimenti e i pensieri più reconditi. Complesse elaborazioni pervase da richiami biblici, simbolismi appartenenti a discipline spirituali come il buddhismo, l’induismo, uniti a richiami al barocco europeo e motivi decorativi mediorientali. Una miscela di culture e visioni ascetiche, rappresentate all’interno di universi surreali, dove sul palco ricorrente della morte e delle paure legate ad essa, si muovono occhi, mani, bocche, creature assurde e irridenti.

Penso che la mia attrazione per la morte e il desiderio di comprensione derivino da una certa necessità di avere controllo sulla mia vita. Sono anche dolorosamente consapevole che è un esercizio inutile. Credo che solo quando puoi vedere pienamente la morte, puoi veramente abbracciare tutto ciò che la vita ha da offrire, sono due aspetti inseparabili. Spero di poter trovare pace e capire circa la mia morte lungo il viaggio. Il mio timore è che non lo farò.

Le opere di Joe Fenton, appaiono come surreali viaggi tra la vita e la morte, in una miscela di culture e visioni ascetiche. (https://terzopianeta.info)

Jonathan Simon Bramley Fenton, questo il nome per intero, è nato il 17 dicembre 1971 nel celebre quartiere londinese di Hampstead, sobborgo chiamato a far da teatro a numerosi film, ma conosciuto soprattutto per aver legato la propria storia a quella di intellettuali, scrittori e artisti come Sigmund Freud, Florence Nightingale, Charles Dickens, George Orwell, T. S. Eliot, Sting, Paul Nash, Slash, Leslie ‘Hutch’ Hutchinson, Nick Mason, Bernard Meadows e molti altri.

La passione per il disegno scaturì già durante l’infanzia, ad affascinarlo erano le illustrazioni di Arthur Rackham, Wayne Anderson con libri come Rat’s Magic, The Magic Circus, ma con il sopraggiungere dell’adolescenza l’interesse andò svanendo, finché la fiamma artistica riprese ad ardere verso la fine degli anni ’90, quando attratto dalla scultura Joe Fenton decise di entrare al Wimbledon College of Arts.
Concluso il percorso formativo, cominciò la carriera come concept designer nel mondo cinematografico, lavorò per colossi del calibro di Miramax, Disney, mentre nel 2005 affiancò l’attore e regista americano Terry Gilliam per la realizzazione de I fratelli Grimm e l’incantevole strega, con protagonisti Matt Damon e Monica Bellucci, dopodiché creò il materiale di scena per il lungometraggio d’esordio di Garth Jenning, Guida galattica per autostoppisti.

Dopo tali esperienze, insieme alla moglie Iji Asfaw, lasciò il Regno Unito per trasferirsi negli Stati Uniti, a Brooklyn. Le iniziali difficoltà a trovare un impiego per la mancanza del visto che permette di lavorare legalmente, si trasformarono in fortuna, furono infatti la causa che lo spinse a riprendere un progetto a cui aveva dedicato ritagli di tempo anni prima, tornare al disegno e fare un libro illustrato per bambini. Con il titolo What’s Under the Bed?, raccontò le notti del piccolo Fred preoccupato da cosa poteva nascondersi sotto il suo letto. Venne pubblicato nel 2008 dalla Simon & Schuster e due anni dopo, stampato dalla stessa casa editrice, uscì Boo!, la storia di un fantasma che vorrebbe vincere il concorso per il miglior costume di Halloween, ma a crear problemi è il suo aspetto, nient’affatto terrificante.

La svolta arrivò però nel 2011, quando dopo 10 mesi di lavoro portò a compimento Solitude, un disegno in grafite di circa 2,44 metri di larghezza e 1,64 per altezza. Fenton si era messo alla prova con opere su larga scala, nel 2010 aveva dato alla luce Genesis, 115 x 95 cm, ma stavolta la meraviglia suscitata fu istantanea e toccò livelli planetari, tanto per l’estensione, quanto per la disorientante mole di particolari ognuno dei quali estremamente curato. Seguirono The Joyriders e The Lullaby, entrambi enormi, per essere terminati richiesero rispettivamente 5 e 10 settimane.

Nel 2014 è stato l’anno del gigantesco trittico The Landing, della scultura Pater e lo stesso in cui fu chiamato a decorare la chitarra Paul Reed Smith di Mark Tremonti, musicista e cantante americano tra i fondatori del gruppo rock alternativo Creed e poi degli Alter Bridge, band metal che lo vede ancora militante mentre parallelamente porta aventi progetti come solista.

Quando Mark e io ci siamo incontrati ha avuto alcune idee forti in termini di ciò che voleva. Abbiamo discusso di opere d’arte come Il Giardino delle Delizie, il trittico dipinto dal maestro olandese Hieronymus Bosch, con cui ammonisce gli uomini circa i pericoli delle tentazione della vita, rappresentati da immagini del paradiso e dell’inferno.

A settembre 2015 invece, in ambito della mostra collettiva In Service of Monsters, tributo alla filmografia del regista messicano Guillermo del Toro, espose l’esoterico ed elegante Eternal, trovando ispirazione in Cronos del 1993, il primo film da lui scritto e diretto dopo i cortometraggi Doña Lupe e Geometria.

Joe Fenton, ancora oggi dedito anche alla scultura, è tutti gli effetti un disegnatore autodidatta, opere prevalentemente in bianco e nero, a cui dà vita utilizzando grafite, inchiostro e acrilici su carta, mentre ad influenzarne il processo creativo, oltre ai sopracitati Rackham e Anderson sono stati artisti come Bruegel, MC Escher con le sue funamboliche illusioni ottiche, il surrealismo di Hieronymus Bosch e non meno rilevanti le stampe e le incisioni a partire dal XV secolo, lavori di Albrecht Dürer, del francese Gustave Doré.

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