Gerhard Haderer, il vignettista disobbediente
Gerhard Haderer, fa parte di quella schiera di vignettisti dalla matita graffiante, irriverente, artisti in grado di cogliere ciò che accade nel mondo e raccontarlo poi attraverso immagini mordaci e dissacranti.
Nato nel 1951 a Leonding, Austria, oggi Gerhard Haderer vive a Linz, dove dal 1965 al 1969 ha frequentato l’istituto di grafica pubblicitaria, per poi trasferirsi a Stoccolma e studiare incisione. Tornato in Austria nel 1971, ha iniziato a lavorare presso agenzie pubblicitarie in qualità di grafico e illustratore, finché nel 1985, complice un tumore fortunatamente sconfitto, decide di lasciarsi tutto alle spalle e dedicarsi completamente alla satira, diventando un caricaturista e vignettista di fama mondiale.
Con le sue illustrazioni, firmate come ‘Hades’, il vignettista austriaco mostra le manie della società, le sue contraddizioni, le ipocrisie e l’indifferenza con l’affliggono, schernisce quella che è ormai diventata una dipendenza dalla tecnologia, prende quindi in esame le storture dell’uomo comune, ma altrettanto affronta i temi centrali del nostro tempo, per cui diritti umani ed animali, l’ambiente, le guerre, arrivando a colpire politica e giochi di potere.
Al di là della tecnica che certo non viene meno, quella di Haderer non può che esser considerata arte nel suo più alto significato, ovvero espressione non fine a stessa, quanto piuttosto in grado di far riflettere, scuotere le coscienze, anche in modo violento, scomodo e sfrontato, peculiarità che non mancano alle sue vignette e che in passato gli hanno provocato anche qualche grattacapo.
Negli anni la sua matita ha preso spesso di mira il Vaticano, ma nel 2002 si abbatterono su di lui le ire della Chiesa greco-ortodossa a causa della pubblicazione de ‘La vita di Gesù’, un libro nato con il solo intento di dare una visione leggera della storia. Gerhard Haderer dipinse un Gesù versione hippy, compagno di bevute di Jimi Hendrix, surfista sul Mare di Galilea e autore di miracoli sotto effetto di marijuana.
La reazione fu violenta, il libro che in vari paesi europei riscuoteva enorme successo – solo in Germania vendette oltre 100mila copie – in Grecia fu messo al bando e il suo autore, accusato di blasfemia, condannato a 6 mesi di reclusione. A difendere la posizione di Haderer e la libertà di espressione arrivarono colleghi, scrittori, poeti, fu anche lanciata una petizione che raccolse oltre mille firme di artisti internazionali e tre mesi dopo, la sentenza fu ribaltata in appello.
La Scuola della Disobbedienza di Gerhard Haderer
La vicenda ovviamente non ebbe effetti sullo spirito libero e disincantato del disegnatore austriaco, che ha continuato a dipingere il mondo con il solito sguardo ribelle, o per meglio dire, disobbediente, perché come lui stesso afferma, «la disobbedienza può essere il motore dello sviluppo».
Un punto di vista nient’affatto originale e più che condivisibile, in fondo infrangere le regole è stato e sempre sarà necessario, ed anche la satira non fa eccezione, non potrebbe funzionare altrimenti o finirebbe col soddisfare banalmente le aspettative. Alla disobbedienza Haderer deve la carriera come racconta: «Sono una persona che è stata educata a obbedire e l’ho fatto fino a 33 anni. Poi mi sono reso conto che se avessi continuato, sarei stato infelice, sarei finito male.»
L’artista fa riferimento ai quindici anni trascorsi a lavorare per le agenzie pubblicitarie, quando gli sforzi erano finalizzati a guadagnare per mantener casa e famiglia, finché quanto sentiva dentro non prese il sopravvento: «Vivevo con mia moglie e i miei figli a Salisburgo , nel posto più bello del mondo, in una bella casa, ma l’uomo in questo bellissimo appartamento era triste, a volte depresso, costantemente insoddisfatto. In me, la sensazione era: fai schifo per soldi. Pubblicità. Pubblicità. Dipingi gli articoli di consumo anche meglio di quanto non siano in realtà, solo per sedurre le persone e spingerle a comprare questa spazzatura!»
Haderer sentiva di vender la propria anima, era tormentato dalla consapevolezza di aver un talento che andava però sprecando: «Penso che se la psiche non sta bene, il tuo corpo alla fine si ribellerà. In me c’era disgusto. Avevo molto successo ed ero estremamente infelice. Ho avuto il cancro. Tre bambini sani. Famiglia felice. Puro idillio. Ma improvvisamente tutto quello che dovevo fare, era aspettare che calasse il sipario.»
Un giorno organizzò una festa con amici, accese un fuoco e bruciò tutti i suoi lavori: «Ho dovuto disobbedire e mettere il mio talento in discussione. Da quel momento in poi, tutto si è sviluppato positivamente. Con stupore osservo come le persone sobbalzino alla parola disobbedienza ed è interessante notare come l’obbedienza distruttiva non infastidisce nessuno.»
Un punto di vista che ricorda in qualche modo il pensiero di Howard Zinn, secondo cui la disobbedienza, praticata attraverso modalità il più possibile non violente, è la violazione deliberata e non indiscriminata della legge, in nome di uno scopo sociale.
La satira non può fare eccezione o finirebbe col soddisfare banalmente le aspettative, ma per Haderer la disobbedienza è qualcosa di più ed è per questo che a Linz, ha pensato di aprire la Scuola di Disobbedienza, un luogo dove non esistono insegnanti, aule o banchi, ma dove c’è comunque un ordine e un tutore scolastico: Gerhard Haderer.
Si tratta di una scuola di pensiero aperta a chiunque, indipendentemente dall’estrazione sociale, dove, non senza divertimento, far convergere idee e progetti anche di pubblica rilevanza, dimostrando come la disobbedienza possa essere positiva. «L’obbedienza cieca – scrive l’artista – ha provocato ogni sorta di assurdità nella storia del mondo. La scuola di disobbedienza mira a rovesciare le carte e modellare la società attraverso una costruttiva disobbedienza.»
“Non puoi imparare l’umorismo, anche se sono fermamente convinto che essere un austriaco sia di grande aiuto”
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