Jason D’Aquino: disegnare in vecchie scatole di fiammiferi
Jason D’Aquino è un tatuatore e un appassionato ricercatore di pagine, quaderni, vecchie stampe, così come testi, pergamene o libri antichi, tanto che nel 2000, si è reso autore del ritrovamento di un manoscritto russo, il cui valore ha fatto sì che l’abbia venduto nientemeno che alla Christie’s Auction House di New York.
L’attrazione per simili oggetti, è però dovuta al disegno.
Solitario ed introverso, D’Aquino nasce nel 1974 a Long Island ed è conosciuto in tutto il mondo, soprattutto per le Matchbook Miniatures, disegni a grafite eseguiti all’interno di scatole per fiammiferi, mantenendo una maniacale cura dei particolari.
Con una laurea in Arti visive conseguita alla Purchase College di Westchester, che si tratti di una miniatura o di un lavoro su più larga scala, D’Aquino non ama utilizzare tele o normali fogli di carta, quanto piuttosto superfici rigorosamente invecchiate dal tempo e dunque, per assecondare la propria ispirazione, viaggia assiduamente per mercati dell’antiquariato, s’intrufola in edifici abbandonati, presenzia a vendite d’immobili e aste.
Adoro la scatola di fiammiferi perché è un piccolo souvenir nostalgico. Mi piace prendere una superficie così inutile e trasformarla in un’ambita opera d’arte
Ad attrarlo sono i contesti macabri e inquietanti descritti da autori come Edward Gorey, Howard Lovecraft, ma principalmente il mondo dell’assurdo, il surrealismo di Salvador Dalí, André Breton, Yves Tanguy, così come la fotografia di Hans Bellmer.
L’intuizione dei microdisegni arrivò nel 2002, quando, residente a Kingston, NY, andò a far visita ad un amico che lavorava in una gioielleria e lo trovò impegnato nel difficile e antico compito di tagliare le pietre dure, provvisto degli speciali occhiali dotati di lenti d’ingrandimento e all’istante, gli venne in mente che avrebbe potuto usarli per far disegni altrimenti impossibili ad occhio nudo.
Da allora, motociclette, donne, diavoli, scheletri, alieni, volti come quelli di Edgar Allan Poe, Hitchcock, degli indimenticabili Marty Feldman e Gene Wilder nei panni di Igor e Frederick Frankenstein, protagonisti del capolavoro cinematografico di Mel Brooks, sono finiti in piccole scatole di fiammiferi.
Un tema dominante nel mio lavoro è la caducità di tutte le cose e data la dimensione, gran parte del contenuto spetta all’osservatore scegliere se scoprirlo o ignorarlo
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