Taquen, l’umano essere e Madre Natura nella street art
Taquen, al secolo Gonzalo Martin, distraendosi dal lignaggio le cui radici affondano nella spagnola Burgos — capoluogo dell’omonima provincia della comunità autonoma di Castiglia e León — nacque nel 1992 ad A Coruña, città portuale appartenente alla confinante e dal 1981, con omologo statuto, Galizia, regione estesa nell’estremità nordoccidentale della Penisola Iberica e che, sublimata da arte, cultura, tradizioni e meraviglie elargite da mari e millenarie foreste, intorno al 1998 salutò, seguendo la famiglia a Madrid, capitale del Paese dove all’alba dell’adolescenza, s’affacciò sul mondo dell’arte di strada, in principio, parimenti a numerosi esponenti della corrente, cimentandosi con il lontanamente simile graffitismo e dunque taggando le mura della Villa y Corte, inizialmente utilizzando Take, poi, parallelamente all’evolvere del proprio stile — coadiuvato dallo studio di Belle Arti all’Università Complutense, accademia tra le più antiche e prestigiose di Spagna — mutandolo sin a trasformarlo nello pseudonimo col quale Taquen nel panorama internazionale della street art s’è imposto; orizzonte raggiunto lasciando all’intimo sentir al cuore sussurrar e così offrendo, poetica visione dell’Essere in armonia con Madre Natura genitrice, sicché in contatto con il sé profondo ed espressa attraverso opere — realizzate mediante unione di molteplici tecniche — minimaliste, tra passato e presente dialoganti coll’ambiente circostante e a livello concettuale, oltreché silente scrigno della contemplativa quiete emergente dalle danze di luci coreografate da lievi sfumature, da sinuose trame di linee altresì complici del movimento, prospettico e in animo di Taquen altrettanto inteso, serbato ed elevato a imprescindibile e costante flusso, essenza del cambiamento: concetti e volontà raffigurati da elementi, protagonisti di flora e regno animale, sovente in icastica narrazione degli umani sentieri, sia rilevandone l’interrelazione, l’interdipendenza, sia degli ultimi evocandone illuminate personalità, come nel 2019, rispondendo a Memorie Urbane e al collaterale progetto 25 Novembre, decorando l’Italia — specificatamente angoli di Castelforte, Fondi e Terracina — in tributo al contrasto dell’abbietta e mai abbastanza avversata violenza sulle donne, del ricordo dei volti e dello spirito di Sibilla Aleramo (1876-1960), Margherita Hack (1922-2013), Luisa Levi (1898-1983) e Maria Montessori (1870-1952). Sentire e sensibilità al trascorrer degli anni esternato ed impresso a sostituzione dell’indifferente mutismo di viali ed edifici, Gonzalo Taquen Martin partecipando a manifestazioni dagli accenti spagnoli — Museo Inacabado de Arte Urbano, Parees Fest, Vertical District, Age’s Town Hall, rispettivamente organizzati a Fanzara, Oviedo, Valladolid e nella cittadina di Agés, nel 2021 eletta tela di De Paso y Pausa, aironi in volo a simbolaggiar l’emigrazioni — quanto europei, presenziando — sol alcuni citandone — all’olandese Straat Museum, all’Art Walk Festival di Patras, Grecia, all’irlandese Waterford Walls, al belga Wallin Mural Project, ai francesi LaBel Valette di Pressigny-les-Pins, Eternelles Crapules Festival di Briançon, all’Artist Residence for Point de Vue Festival di Saint Palais, nel mentre rendendosi co-fondatore di Hemper S.L. e collaborando a programmi per il sociale, impegno concentrando, in particolare, sull’infanzia.
Considero l’arte urbana, strumento di positiva trasformazione e coesione
Talvolta viaggiamo per scelta e altre poiché obbligati. Talora conoscendo la destinazione ed altre no. Gli aironi, volando in gruppo, attraversano l’Europa da Sud a Nord, affrontando il cambio climatico, solo perché alla ricerca di territori meno ostili in cui vivere. Burgos e le regioni castigliane diventano così aree di passaggio, di sosta, dove ristorarsi e poi proseguire. Zone di condivisione quindi, tra coloro che restano e i viandanti, tra residenti e pellegrini, tra architettura e pittura.
Il mio lavoro si basa su esperienze personali e sul rapporto con la natura, dove trascorro la maggior parte del tempo. Considero l’essere umano elemento della natura — ne uso gli elementi per parlare delle nostre problematiche, relazioni, dei nostri sentimenti ed istinti — e non comprendo come una società possa vedersi distante o separata da essa.
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