Mark Jenkins, arte di strada e ironia contro l’indifferenza
Mark Jenkins è un artista di strada capace di trasformare il paesaggio urbano in un surreale e ironico spettacolo teatrale dove protagonisti sono i passanti e non di rado le Forze dell’Ordine, che ignari, si trovano ad interagire con stravaganti ed estemporanee istallazioni.
Mark Jenkins nacque il 7 ottobre del 1970 ad Alexandria, Virginia, mentre il suo primo lavoro risale al 2003, quando servendosi di solo nastro adesivo trasparente, invase le strade di Rio de Janeiro con sculture dall’aspetto simile a spettacolari statue di ghiaccio.
Due anni più tardi, avvalendosi della collaborazione di Sandra Fernandez, utilizzò il medesimo materiale per dar vita allo Storker Project e cartooneschi bambini spuntarono in tutto il Pianeta: da Tokyo a Lisbona, da Roma a San Paolo e ancora a Varsavia, Amsterdam, Betlemme, ovunque.
Sarcastico, paradossale, provocatore, a volte tetro, con istallazioni in grado di riportare alla mente gli assurdi personaggi che andavano a riempire le vignette dell’indimenticabile genio di Jacovitti, Mark Jenkins si pone l’ambizioso obiettivo di risvegliare la società dal torpore dell’indifferenza nella quale è sprofondata, disabituandosi fra timori e nevrosi, alla comunicazione, al contatto umano e con il mondo che la circonda.
E’ evidente come scultori quali George Segal e Juan Munoz abbiano inizialmente influenzato lo stile artistico di Jenkins; lui stesso afferma che la prima scultura con il nastro adesivo — istallata sul marciapiede di fronte al suo appartamento — è nata dopo aver visitato la mostra di Munoz presso il museo Hirshhorn di Washington D.C.
Proprio la capitale statunitense, nel 2008 fece da sfondo per Plight of the Polar Bears, progetto che l’artista ha realizzato al fine di sostenere Greenpeace nella campagna di sensibilizzazione sul cambiamento climatico ponendo particolare attenzione allo scioglimento delle calotte polari.
Le strade di Washington D.C. furono quindi popolate da numerose sculture di senzatetto con la testa di orsi polari e mentre i bambini videro in esse un gioco, la memoria dell’11 settembre scatenò il panico fra le autorità americane, convinte di dover sventare un altro imminente attacco terroristico. Ignare della mano di Jenkins, scambiarono le opere per ordigni esplosivi disseminati ovunque e pronti a gettare gli Stati Uniti in un nuovo epocale dramma, un timore contro il quale vennero impiegate squadre di artificieri e la rimozione degli orsi-senzatetto finì col tenere bloccate per ore intere zone della metropoli, regalando inevitabilmente inaspettata risonanza all’iniziativa.
Ormai figura di spicco della street art, Mark Jenkins ritiene quest’ultima importante ed efficace mezzo per muovere le coscienze, rivolgendo critiche verso coloro che la sfruttano per altri fini, come costruirsi un marchio.
Negli anni Jenkins ha tenuto decine di seminari, anche online, ed oltre alle istallazione pubbliche ha esibito i suoi lavori in numerose mostre collettive e personali. Come accaduto già in passato, le sue opere tornano in Italia e fino al 28 ottobre 2017 sarà possibile ammirarle presso la galleria d’arte contemporanea milanese Wunderkammern, un’esposizione dal titolo Rules of Engagement, che vede la collaborazione dell’artista francese Rero.
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