Marcus Levine, l’artista che realizza sculture composte da chiodi
La visione e la comprensione delle forme di Marcus Levine, sarebbero già di per sé straordinarie, ma a renderle uniche è la capacità di riprodurre in modo del tutto realistico, la struttura curvilinea della natura e della figura umana servendosi di oggetti tutt’altro che elastici, come i chiodi.
Nato il 29 giugno 1965 a Leeds, Marcus Levine ha frequentato il College of Art, ma inizialmente ad affascinarlo era la corrente pittorica dell’astrattismo e solo in secondo momento ha iniziato ad interessarsi alla scultura.
Molte mie sculture sono classici nudi della corrente di Michelangelo e Rodin.
Hanno uno stile storico, con un tocco industriale.
Il suo primo lavoro risale al 2004 e il successo arrivò quando un fotografo del settimanale Hello!, eseguì scatti di alcune opere esposte alla sua prima personale allestita al Gallery 27 di Londra. L’attenzione fu immediata e il suo nome fece il giro del pianeta.
A stupire è anche il fatto che Marcus Levine lavora a mano libera, quindi senza eseguire un disegno guida in anticipo e per portare a termine alcune sculture, si è servito di oltre 200 mila chiodi. Impiegando diverse dimensioni delle ‘teste’, modula le profondità, e crea, per mezzo dei riflessi di luce, aspetti più o meno marcati che conferiscono alle figure, effetti che possono ricordare il tratto leggero di una matita, fino alle sfumature corpose e scure tipiche del carboncino.
Le persone possono far correre le mani sopra e sentire qualcosa che non possono ricevere da altre sculture.
Situata nel Parco Lister, a Bradford, città inglese a pochi chilometri da Leeds, è situata Hung Out to Dry, espressione utilizzata in diverse situazioni, ma che letteralmente significa ‘steso ad asciugare’. Si tratta di un’opera costituita da due chiodi alti 5 metri che sostengono un pannello di acciaio con all’interno un disegno, creato con l’ausilio di 28 mila chiodi. Per la sua realizzazione, l’artista inglese ha impiegato 9 giorni lavorando 14 ore al dì: «Quando ho finito avevo la mano intorpidita e le dita bianche e blu per i lividi».