La verità sul “Pollo 100% italiano”
Ad agosto 2017, sono stati gli investigatori della Compassion in World Farming a documentare le orribili sofferenze alle quali sono sottoposti gli animali, nei lunghi viaggi a bordo dei camion che dall’Europa raggiungono paesi del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale. Estenuanti traversate per le quali bovini e ovini, vengono ammassati su mezzi sovraffollati, tenuti in condizioni igieniche pressoché assenti e lasciati anche per giorni senza acqua e cibo, per poi venir macellati con metodi spesso violenti.
Sulla scia di quanto fatto dall’Eurogroup for Animals che a metà settembre ha consegnato 1 milione di firme al commissario europeo per la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, al fine di regolare l’attuale sistema, la Compassion in World Farming ha lanciato una nuova petizione e questa volta, per fermare le esportazioni di animali vivi fuori dall’Europa. Ogni anno, sono infatti oltre 2 milioni, i capi di bestiame che lasciano il Vecchio Continente, per un giro d’affari che secondo l’Eurostat, si aggira sui 4 miliardi.
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A tutto quanto, si aggiunge lo shoccante video frutto dell’inchiesta che Animal Equality, ha condotto negli allevamenti e macelli che forniscono la carne di pollo ai maggiori produttori italiani.
Fondata nel 2006, Animal Equality è una delle principali organizzazioni per la protezione di animali da allevamento e già a inizio anno, aveva portato la testimonianza video di alcuni stabilimenti da cui provengono gran parte delle uova italiane, mostrando come la direttiva dell’Unione Europea che dal 2012 ha obbligato gli allevatori di galline ovaiole, a sostituire le gabbie convenzionali con le cosiddette “arricchite”, non abbia in alcun modo migliorato le condizioni degli animali.
In Italia come in altri paesi dell’Europa, negli allevamenti intensivi dove tra l’altro l’unica fonte di luce è quella artificiale, senza ausilio di anestesia alle galline viene amputato il becco e questo, perché portate a oltrepassare i limiti di sopportazione, diventano aggressive.
Costrette infatti in spazi comunque ridotti e inadatti, le galline non riescono neanche ad aprile le ali, sono obbligate a camminare su pavimenti costituiti da grate, che oltre a provocare ferite alle zampe, impedisce loro di trovare equilibrio soprattutto nei momenti di riposo, e tenute in condizioni igieniche oltre i limiti dell’indecenza, molte di loro si ammalano e si lascia che muoiano doloranti all’interno delle gabbie.
Un abominio che si ripete nella gran parte degli allevamenti intensivi, animali sottoposti a vere e proprie torture prima di andare incontro alla morte e questa, è anche la sorte del “pollo 100% italiano” documentato da Animal Equality.
Secondo i sondaggi l’87% degli italiani crede che i polli crescano più velocemente di un tempo a causa di ormoni ed estrogeni. Le leggi vigenti sia in Italia e che in Europa ne vietano l’uso e gli allevatori, aggiungono che per il breve ciclo di vita di questi animali, somministrar loro tali sostanze non porterebbe alcun vantaggio economico, in quanto gli effetti sulla crescita sarebbero nulli.
«Per soddisfare la crescente domanda di carni bianche a prezzi sempre più bassi i polli sono sottoposti a un’intensa selezione genetica, per far sì che crescano a velocità innaturali»
E’ quanto affermano quelli di Animal Equality, che per fermare la violenza degli allevamenti intensivi, come Compassion in World Farming hanno intrapreso una raccolta firme che ha già trovato oltre 13mila adesioni.
Una selezione in grado di provocare una crescita di circa 90g al giorno, cosicché i polli raggiungono il momento della macellazione in meno di 7 settimane, ma le conseguenze sulla salute ed il benessere dell’animale sono devastanti.
I polli sono colpiti da improvvisi e mortali collassi, si stima che a livello mondiale, il 4,7% sia affetto da asciti, ovvero un doloroso rigonfiamento dell’addome, dovuto a depositi di liquido, mentre circa il 60%, presenti discondroplasie tibiali, una patologia della struttura scheletrica delle zampe.
La rapida crescita non dà modo all’animale di sviluppare il callo osseo e causa deformazioni agli arti inferiori, che pertanto non sono in grado di sopportare il peso ed i polli, sono quindi indotti all’inattività, quando non costretti, perciò restando costantemente a contatto con il terreno dove la mancanza di igiene – ormai marchio di fabbrica degli allevamenti intensivi – provoca loro gravi infezioni cutanee.
In condizioni del genere, i polli chiaramente non riescono neppure a raggiungere il cibo e l’acqua, necessari per sopravvivere e come le galline, muoiono agonizzanti fra malattie e fame, un destino evitato solo dagli esemplari più forti, quelli cioè che troveranno la morte una volta giunti nei macelli, quando saranno brutalmente appesi ai ganci del nastro trasportatore, per finire sgozzati.
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